Tra queste poesie vorrei partire da quella intitolata “Morte antologica permanente” per passare alle altre come se fossero pianeti tutt’intorno ad un nucleo centrale o sole.
Chi di noi non ha osservato, con occhio apparentemente arido e senza speranze, la caduta dei propri sogni migliori?
Qualunque sia il motivo, tocca a tutti gli esseri umani tranne a quelli che muoiono precocemente, senza avere maturato il pensiero.
La poesia moderna, che tanto proclama e difende la propria libertà, ha dei canoni ben precisi, che comunque io non vedo come limiti, ma binari perché il treno della parola possa correre: esige una semplicità addensata sintetica, talora anche scarnificata, ma mai semplicistica, che nella poesia di Pietro Pancamo esiste in pienezza. Deve sembrare che il testo sia un pensiero naturale lì gettato senza travaglio, non in una singola poesia, ma in tutta la poesia dell’autore. Insomma la “scuola” poetica moderna deve essere come d’aria nell’aria, e qui ci siamo. Poesie d’aria, pensieri divenuti parola, sentimento non sentimentale, eliminazione dei luoghi comuni e, soprattutto, originalità anch’essa naturale, mai forzata.
Il tormento umano assume parole forti che, dal particolare, come sempre avviene nella buona poesia, assurgono all’universale storico” E adesso è soltanto / stanchezza rabbiosa / resistere ogni giorno / al ripetersi ingombrante del respiro / e della luce”.
Lo stesso concetto è ripetuto in Frammento, ma con un tocco di speranza in più: “amore e incertezza, incertezza e amore”.
Anche in Confronto (fra lui e gli altri ) c’è un quadro fosco: le tigri che si spulciano gli occhi, egli che si inerpica fra le pietre e sembra un fantasma nero. Però la cosa cambia in Rebound, dove il poeta vorrebbe baciare una “sventola, con la timidezza del tramonto”: qui predominano le ragioni della vita, c’è anche entusiasmo, ironia e persiste quella semplicità espressiva pregnante che lo contraddistingue. Non bisogna stupirsi che i poeti cambino opinioni e stati d’animo, non è forse questa la vita? Nessuno si sveglia tutte le mattine in preda al pessimismo cosmico e osservando i propri sogni “imbalsamati”, può darsi che invece gli venga in mente la “sventola” e la voglia di baciarla, umanissima anch’essa.
E la filosofia dei poeti non è uguale a quella dei veri e propri filosofi, è piuttosto un ondeggiamento filosofico del pensiero espresso in versi. Come nella sua “Filosofia”, che esprime molto bene quanto per il poeta la parola sia aguzza e “Le mani s’infrangono / contro un gesto incompiuto” perché “Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio / che smette, ogni tanto, / di pronunciare il vuoto”.
Ecco le poesie: intercalari del silenzio.
Sprazzi, frammenti, scintille, gocce. Battiti fotografati in un tentativo di eternità. A ricordo del nostro passaggio su questa terra dura e bella.
Il cielo non è raggiungibile, per quanto viviamo immersi nel cielo: “Se tento / di raggiungere il cielo / la distanza rimane invariata. /m’avvicino / soltanto alle nubi” ( Aeroplano ).
.
Aeroplano
Se tento
di raggiungere il cielo
la distanza rimane invariata.
M’avvicino
soltanto alle nubi
.
Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.
Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)
.
Morte antologica permanente
Siccome la vita
ci rovina la vita
(sempre!),
a giugno ho visitato
(un po’ turista, un po’ becchino
e un po’ parente sconsolato)
l’interessante morte
antologica permanente
delle mie speranze
migliori:
quanti sogni falliti
imbalsamati in bella mostra!
Li guardavo e piangevo
desolato nero,
dannandomi frenetico
la salute.
E adesso è soltanto
stanchezza rabbiosa
resistere ogni giorno
al ripetersi ingombrante del respiro
e della luce.
.
Frammento
A tratti nel buio
la filigrana di stelle
configura
la mia rabbia pensosa:
amore o incertezza, incertezza e amore.
Rebound
Mi son beccato
l’amore rebound
del post-incontro;
e adesso
vorrei baciarti, sventola,
con la timidezza del tramonto.
Confronto
S’alza al mattino
un fumo di tigri
dalle iridi aperte,
in campagna;
un’espressione grinzosa
rimbocca la faccia
dei contadini.
E mentre il fiume
s’accalca ai loro piedi,
si spulciano gli occhi
scrupolosamente
trovandovi affogate
zampette di ragno.
Io invece,
montanaro del cuore che batte,
m’inerpico per un letto castano
di mie pietruzze in salita.
Poi, di sera,
– tornando a zonzo verso casa –
sembro un fantasma nero che,
appuntito come un ago,
viaggi sui trampoli del buio.
Componimento di Pietro Pancamo tratto dalla silloge «Manto di vita» (LietoColle, Faloppio, 2005), della quale – a questo indirizzo internet: www.lietocolle.info/it/g_lucini_su_pancamo.html – è possibile consultare una recensione a firma del critico Gianmario Lucini.
Pietro Pancamo (1972) coordina il portale «L(’)abile traccia» (citato in un volume della Zanichelli); oltre che redattore del blog collettivo «Viadellebelledonne», fra i più seguiti in Italia, è direttore editoriale e conduttore di «Poesia, l(’)abile traccia dell’universo», podcast culturale in onda ogni giovedì sull’emittente digitale di Milano “Pulsante Radio Web”.
È autore di «Manto di vita» (LietoColle, Faloppio, 2005), una silloge di versi che ha suscitato l’interesse di Giancarlo Pontiggia. Compare nelle antologie «Poetando. L’uomo della notte» (Aliberti editore, Roma-Reggio Emilia, 2009) e «Mentre un’altra pagina si volta» (Giulio Perrone Editore, Roma, 2010) curate rispettivamente da Maurizio Costanzo e Walter Mauro.
Nel 2012, la Rete Uno della radio nazionale della Svizzera italiana gli ha dedicato una puntata del programma «Poemondo».
È da poco disponibile on-line il suo primo e-book di racconti: «Sia fatta la tua comicità. Paradise strips» (Cletus Production, Roma, 2012).
Fra le riviste da cui è stato recensito – o su cui ha pubblicato (talora in inglese) poesie, articoli o racconti – figurano «La poesia e lo spirito», «Tuttolibri» (inserto de «La Stampa»), «Poesia» (Crocetti Editore), «Poesia» (blog del canale televisivo Rai News), «Scriptamanent» (Rubbettino Editore), «Poeti e poetastri» (portale gestito dall’Agenzia letteraria “Perroni & Morli Studio”), «Gradiva», «Atelier», «La Mosca di Milano», «Stilos», «El Ghibli», «Corpo12», «Lettera.com», «Subway Letteratura», «Sagarana», «IF. Insolito & Fantastico», «Il Paradiso degli Orchi», «BooksBrothers», «TerraNullius», «Oubliette Magazine», «Progetto Babele», «Tangram», «InFonòpoli», «Books and other sorrows», «Filling Station» (quadrimestrale canadese) e «Snow Monkey» (periodico statunitense).
Recensioni a sua firma sono uscite sia nel sito della rivista «L’Indice dei libri del mese», che in quello dell’edizione fiorentina del «Corriere della Sera».
4 giugno 2012 alle 10:09 |
Sebbene vi abbia già ringraziati per e-mail, tengo a ribadire anche qui la gioia che ho provato nel leggere le “postille”, così perspicaci e pertinenti, di cui mi avete onorato.
Grazie di nuovo, cari amici!
Pietro
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28 Maggio 2012 alle 18:06 |
vengo ad immergermi in questi versi di Pietro partendo già con animo leggero,egli è una persona squisitamente sensibile ed estremamente corretta in tutto ciò che fa… ho avuto modo di correlarmi con lui nella stesura delle antologie dedicate alla Merini e alla Rosselli, di cui sono presenti gli ebook sul suo portale L(‘)abiletraccia….
e quindi leggo felice di leggere e felice che proprio Pietro mi abbia chiesto questa condivisione di lettura,cosa che mi onora.
mi pare di avvertire, come filo, conduttore, un senso di incompiutezza, un bisogno di rincorrere qualcosa che appare e che scompare, la necessità di ergersi sopra ill senso comune delle cose per trovarne un’altro più grande e soddisfacente, così anche i sentimenti più intimi sfuggono in una dimensione dove l’irreale sembra trastullarsi in questo gioco infinito.
in Filosofia (che è anche la mia preferita) questo senso dell’incompiutezza appare più marcato e visibile.
Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.
in questi tre versi si racchiude un misticismo plastico, una capacità di catturare il senso di inutilità che perseguita l’uomo e il senso di inadeguatezza che assale il poeta quando tenta di inchiodare l’emozione alle parole.
Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
è il guizzo del fuoco sacro dell’arte che si accende, magico e fatuo, e che sembra, per un attimo, consegnare alla propria ricerca, al ritrovo della pietra filosofale che balugina tra le parole trasformate.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)
ma nell’attimo della presa, nell’attimo in cui sembra di potersi impadronire del senso ultimo e vero delle cose…. le mani si infrangono,il gesto resta muto, cade nel grembo e perpetua l’afflato di inutilità che pervade ogni raziocinante ricerca.
trovo davvero bellissima questa poesia, per capacità di sintesi, messaggio e trasposizione di concetti molto legati al pensiero ma che si stemperano nell’emozione e nella resa poetica.
un abbraccio PIetro 🙂
complimenti anche alla disamina composta e mirata di
Domenica Luise e alla sua perspicace chiave di lettura.
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23 Maggio 2012 alle 17:28 |
magari la sparo grossa. A tratti riecheggia il miglior Carver, si, quello che scriveva poesie, senza i tagli feroci del signor Lish.
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23 Maggio 2012 alle 12:32 |
Conosco Pietro sopratutto come recensore e la bravura dei suoi versi non mi sorprende anzi è felice conferma di un talento mai gridato ma vissuto con dignità. Ci sono dei versi molto belli, di grande fascino e liricità decisamente mi colpisce “Morte antologica permanente” si sente quasi vissuta sulla pelle dell’autore!!!! Bravo Pietro!!!
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23 Maggio 2012 alle 08:56 |
Ringrazio le persone che hanno letto le poesie e la mia presentazione e mando tanti saluti all’autore.
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4 giugno 2012 alle 09:56 |
Cara Domenica,
la ringrazio dell’ottima introduzione critica.
Con stima,
Pietro Pancamo
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22 Maggio 2012 alle 13:00 |
Pietro mi ha richiesto un commento alle sue poesie. Vorrei partire proprio da questo espresso desiderio di condivisione che non può essere inteso né come mera volontà di rispecchiamento, né, tantomeno, come un atto narcisistico. Tutt’altro. Piuttosto come naturale e forte esigenza di dialogo. Un atto intimamente connesso, direi connaturale alla stessa creazione poetica. E’ vero: la poesia nasce in solitudine, in assoluta solitudine. Ma più la solitudine è radicale più forti si fanno la spinta e la necessità del dialogo: “Parole e frasi sono intercalari del silenzio / che smette, ogni tanto, / di pronunciare il vuoto”. Anche il commento critico può essere quindi un intercalare che riempie il vuoto e vivifica il silenzio. Già Heidegger nella sua -L’essenza della filosofia – aveva scritto: “La parola è il cenno e il suono del silenzio”. E Pancamo dimostra di aver interiorizzato fino in fondo questa lezione che, pur con le sue plurime varianti, è il canone con il quale i moderni aprono gli occhi sul mondo. Ne è una testimonianza emblematica – bellissima nella sua scheletrica e frenetica asciuttezza – quella Morte antologica permanente giustamente commentata come un “sole” attorno al quale ruota lo scarnificato poetare di Pietro Pancamo. E non può essere un caso che proprio quella poesia si chiuda con la più misteriosa, leggera, impalpabile e semplice delle parole: “luce”.
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22 Maggio 2012 alle 05:22 |
Ho conosciuto Pietro Pancamo e la sua poesia anni fa, sul portale “L’abile traccia” da lui coordinato, e per la mia partecipazione all’antologia “La ricognizione del dolore”. In quella occasione ebbi a percepire la passione del suo spirito per la Poesia, in netta contrapposizione alla critica ufficiale che non tiene conto di talenti altri che non siano quelli già affermati.
So con certezza che la sua poetica è testimonianza della sua idea di universalità della poesia.
I testi che mi ha affidato, presentati con competenza analitica da Domenica Luise, ci danno la misura della sua onestà intellettuale, della chiarezza che ne permea il verso, e che nell’apparente, solo apparente, semplicità, ne veicola l’anima, forte e delicata a un tempo.
Un grazie speciale a Pietro e Domenica.
Un caro saluto a entrambi
cb
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21 Maggio 2012 alle 23:58 |
In “Filosofia” Pancamo registra lo scarto tra la tensione creatrice del nuovo e il silenzio dell’Assoluto dando voce all’umilità conscia del poeta
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21 Maggio 2012 alle 23:06 |
Pietro,
sei un animo gentile e sensibile!
Complimenti ! Hai prodotto un materiale di grande qualità e stile proprio. Mi ha fatto molto piacere di aver potuto condividere un pò del tuo lavoro e di essere presente pur stando cosí lontani.
Continua sempre a produrre e spargere i tuoi bei pensieri per il mondo.
Baci da San Paolo del Brasile
Alice
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21 Maggio 2012 alle 21:38 |
Pietro Pancamo si scusa di non aver potuto seguire il post per cause di forza maggiore, derivanti soprattutto dai suoi molteplici impegni.
Ringrazia Domenica Luise della bella presentazione e Anna Maria Curci del gradito commento.
Cristina
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17 Maggio 2012 alle 16:10 |
Apprezzo molto la musicalità essenziale e il nitore concettuale della poesia di Pietro Pancamo, del quale medito da qualche tempo di ‘leggere’ in tedesco – dopo “Spiegazione di un giorno” dalla raccolta “Manto di vita” – “Filosofia”, che Domenica Luise ben definisce, qui “parola aguzza”
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