Essere stanziali su uno scoglio
Le poesie della Riommi si caratterizzano per una forte contrattura sull’ossimoro: il titolo di queste poche riflessioni è un verso che ha in sé la solitudine e l’errabondo stare dello scoglio con la fissità che rassicura abbarbicati su di esso, sicurezza che trasmuta in fissità, immobilismo, quando la vita è sempre movimento, spostamento, ricollocazione.
La natura umana è erratica, ondivaga, contraddittoria e, contemporaneamente necessitata alla stasi, al riposo, al nido, alla sicurezza. Tale duplicità ossimorica della natura umana (e della poetessa) è anche nel riconoscersi “anfibia”, di aria e di acqua e extracomunitaria, straniera in cerca di un’altra comunità ma conscia dei rischio, dei dolori, degli abbandoni: vuole giungere al porto che rassicura e quindi toglie gli ostacoli alla chiglia della barca che la trasmigra. E lo stupore ospita la consapevolezza insana che mettiamo fra le persone tanta distanza, tanto mare. E siamo della stessa terra, abbiamo ombre che sono somiglianti: “ … parlavo di terra ferma : /in rotta di deriva”
Dunque l’andare procede senza meta, ha come scopo e meta il suo stesso viaggio così come è spesso, forse sempre; e tuttavia sentire le distanze crea malessere e disagio, solidifica solitudini.
La poetessa censisce altre forme di straniamento, meglio, di estraneità: l’extracomunitaria non diversa dall’homeless, anch’egli senza casa, senza un porto:
“ coagulo precario/ tra pareti di tempo e falle di memoria.”,
“passo attraverso i muri come niente,/insostanziale / irrilevante”
Descrive l’homeless la Riommi ed usa la prima persona in una identificazione che prima che fisica è psichica; e non le appartiene, anzi ci chiama tutti in complici partecipanti attivi.
L’elenco dei fallimenti o delle fallacità è lungo ancora, così sia balbuzienti, incapaci di un discorso che tutti ci comprenda e muta (avevo già parlato di ossimori?), per noi è
assistere l’affanno della muta
mentre è sospeso il tempo
che non ha figura
prima che voli via un pensiero
Presagire, dunque, rimanere, non prendere distanze, lasciare che il pensiero sosti sulla linea borderline fra chi sa e chi nulla dice.
Usa l’altro (l’extracomunitaria – la muta – l’homeless -…) per dirci di sé non per pietosa vicinanza ma per condivisione di destino.
Non si risparmia né ci risparmia la Riommi: con nude – concrete verità sollevate con l’asta della metafora costruisce la sua poesia, diretta, dolente e dura, protesa ai nostri occhi con un dettato
non ricercato, piano, quasi quotidiano e non privo di armonia anche se è bandita ogni traccia di gioco retorico. Niente e nessuno ci può sollevare da questa triste condizione: se traslochiamo ci portiamo dietro i pesi e nuovamente siamo incapaci di figurarci l’insieme, la totale armonia:
“dolore fondo:
nel disumano estraneo d’altro mondo”
Credo che questi versi, che chiudono la breve silloge, siano più esplicativi di quanto io potessi dirne.
.
Al confine d’acqua
al confine d’acqua: anfibia
e prua avventata
al ritmo degli scalmi
su rotte perdute di quartiere
e già mi manca l’aria
extra-comunitaria
io che non porto scarpe
sotto i piedi
provo a scansare
ostacoli alla chiglia
e le falesie
di cemento a picco
popolate da eserciti in congedo
senza commiato
dall’inutilità :
essere stanziali su uno scoglio
.
terra ferma
d’altro canto
non saprei come inoltrare
la risposta
a lettera di anonimo
spedita da oltremare :
chiede ragione
di così tanta acqua tra le sponde
mentre riversa oceani di stupore
sull’incredulità
parlavo di terra ferma :
in rotta di deriva
.
homeless
passo attraverso i muri come niente,
insostanziale
irrilevante
coagulo precario
tra pareti di tempo e falle di memoria
incondonabile l’abuso
di sbriciolare tracce segni cose
lineamenti
dove specchiarsi
e poter dire : sembra la mia storia
.
.
balbuziente
appesa a una gruccia nell’armadio
sgualcita cantilena mette punti
per ricucire trame
di un impensato originario ordito
come esercizio di logopedia:
è balbuziente l’anima smarrita
.
la muta
eppure ci sarà dove restare
– se mai desiderio di una sosta –
e rintanarsi ad aspettare
quando verrà premura
né rotta né deriva
né scia di correnti calcolate:
l’attesa che un riflesso
cambi pelle
assistere l’affanno della muta
mentre è sospeso il tempo
che non ha figura
prima che voli via un pensiero
.
ho traslocato
ho traslocato l’anima in esilio
e i sassi
che mi porto dietro:
da ripetuti danni
macerie
già destinate alla disattenzione
come per ricomporre:
l’inventario
mette in cornice pezzi di memoria
strappi nella trama
ed autoinganni.
disadattata più di quanto basta
lucida a specchio
sembianze d’irrealtà
dolore fondo:
nel disumano estraneo d’altro mondo
.
Luciana Riommi è nata nel 1945 a Roma, dove risiede.
È psicologa e psicoterapeuta di formazione junghiana, è membro del «Laboratorio Analitico delle Immagini» che studia l’applicazione clinica del «Gioco della Sabbia» con adulti e bambini.
Per diversi anni ha fatto parte del Comitato di Redazione della Rivista di Psicologia Analitica.
Dal 1978 traduce dall’inglese e dal francese opere psicoanalitiche per diverse case editrici (Astrolabio, Boringhieri, Bruno Mondadori, Clueb, Liguori).
Appassionata da sempre di letteratura, musica e arti visive, in anni recenti ha approfondito il suo interesse per la poesia.
Ha pubblicato:
«Analisi e tempo», in Rivista di Psicologia Analitica, n. 40/1989.
«La tecnica junghiana», con Marcello Pignatelli, in Trattato di Psicologia Analitica, vol. 2, UTET, 1992.
«Joseph Roth e l’anima che muore», con Giovanni Baldaccini, in Rivista di Psicologia Analitica, nuova serie n. 7/1999.
«Un’ombra» (racconto breve), in AA.VV., Quel giorno in un attimo, Giulio Perrone Editore, 2011.
«Il deserto dei libri», in Rivista Fermenti, n. 238/2012.
19 gennaio 2018 alle 06:50 |
[…] https://giardinodeipoeti.wordpress.com/2012/12/07/luciana-riommi/ […]
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12 dicembre 2017 alle 16:57 |
Le poesie di Luciana sono un invito , una mano sulla spalla .
Gliene siamo grati .
leopoldo attolico –
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11 dicembre 2017 alle 06:14 |
L’ha ribloggato su lementelettrichee ha commentato:
Lallaerre (Luciana Riommi) – ho visto solo adesso questa silloge – e mi piace moltissimo.
Lo scoglio, l’anfibio, l’acqua… moltissimi pensieri così bene scritti i quali, persino io, nella mia incapacità poetica ho abbozzato.
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16 dicembre 2013 alle 00:09 |
Sento di dover ringraziare ancora Cristina che in occasione del mio compleanno (quest’anno un po’ triste) ha dato visibilità a questa pagina che già era stata un dono graditissimo nel 2012, e insieme desidero esprimere la mia gratitudine a Romeo Raja e a Meth Sambiase per averla letta e aver lasciato i loro lusinghieri commenti.
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11 dicembre 2013 alle 10:49 |
La necessità di un inventario del quotidiano vivere è un peso che ti serra il cuore. Come le poesia di Luciana. Grazie al Giardino per avercele donate. Bravissima Luciana Riommi.
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8 dicembre 2013 alle 11:05 |
Sono molto belle tutte, come una fermata che capita in un viaggio e prende il posto del viaggio stesso nella memoria.
Molto bella questa scheda con la quale ho conosciuto questo Autore. Grazie
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15 dicembre 2012 alle 10:44 |
Versi profondi, delicati.Vera poesia.
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13 dicembre 2012 alle 02:09 |
Luciana ci ha fatto un graditissimo dono con i suoi versi intensi e coinvolgenti.
La nota di Narda evidenzia il contrasto, peraltro solo apparente, della struttura sintetica che, in maniera del tutto naturale, amplifica ancor più la ricchezza di significati di questa voce poetica.
Alta e chiara, benché si avverta quasi il pudore della poetessa a comunicare il suo sentire, appassionato e delicato nello stesso tempo.
Grazie, e un caro saluto da parte mia e di tutti gli Autori del giardino.
Cristina
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13 dicembre 2012 alle 00:22 |
Desidero ringraziare coloro che hanno visitato questa pagina e hanno lasciato un augurio e un commento: insieme a Narda Fattori, che ha presentato i miei testi, e a Cristina, che mi ha ospitata nel suo “giardino”, mi avete davvero regalato il conforto di una sosta tra amici.
Un caro saluto a tutti.
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11 dicembre 2012 alle 07:54 |
Narda Fattori ha evidenziato, con estrema cura e sensibilità, alcuni dei tratti salienti della poetica di Luciana. Amo molto le sue poesie proprio perchè, nella rappresentazione del sè, esprime un’empatia tale da collocarla ben lontana da certi strabordanti ego poetici che, pur se dotati di competenze formali magistrali, non riescono a suscitare in me, lettrice affamata di umanità, quelle emozioni, quel senso di appartenenza (pur riconoscendomi meticcia e dispersa) che Luciana, offrendosi, mi offre. I suoi scritti sono stati per me, assai spesso, uno stretto varco verso un’alterità che ha confortato le mie solitudini, un’immagine “restituita” da uno specchio veritiero ma pietoso, la certezza che il mio sentire trovasse una sorta di “grembo affine” in cui poter far crescere le domande e la ricerca.
Sono stata, quindi, felice di trovarla in questo giardino, ancora una volta coraggiosamente vicina all’albero della conoscenza/coscienza.
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10 dicembre 2012 alle 21:08 |
Una poeta che amo. Con la sua ironia pungente, il suo respiro sciamanico, i suoi versi potenti.
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10 dicembre 2012 alle 11:37 |
E cos’altro siamo tutti noi, uno per uno, se non senza tetto e senza patria sempre in cammino per trovare un nido dove fermarci. La linea che separa gli estremi è il nostro sentiero insicuro sempre traballante alla ricerca di qualcosa che intuiamo senza conoscenza e senza, quasi, parole che possano dirci. Bella davvero la presentazione di Narda per queste poesie tremanti di incertezza, apparentemente semplici, ma di una semplicità addensata e forte per la coscienza di essere “stanziali su uno scoglio”: questa terra che ruota, gira e schizza nell’universo in modo matematico e misterioso.
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8 dicembre 2012 alle 09:06 |
tempo e poesia sono lo stesso concetto, davvero sono la contemporaneità, l’esistenza. Qual’è il verbo esatto per definire lo scrivere poesia?! Giovani fonemi , “sembianze d ‘irrealtà” condivisione & ricerca. Mia figlia sillabava ” ni-ni-ni”, quando neonata , nella notte, la sua poppata richiedeva. Grazie Luciana.
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7 dicembre 2012 alle 22:44 |
Nel giorno del tuo compleanno, il regalo più bello. Infiniti auguri.
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7 dicembre 2012 alle 15:31 |
Le “reti” e le tele virtuali, non impediscono d’attingere il viaggio: quando il sapore aspro estraneo d’un dolore, diviene rotta di stupore, riscoperta di sé con l’altro, tessitura di riflessi, tra esili e fioriture. Grazie, Maria Rosa Irrera
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7 dicembre 2012 alle 14:25 |
Dire l’appiglio “in rotta di deriva”, snidare e non tacere gli opposti, cogliere nel verso breve la complessità della coesistenza di stati e condizioni: trovo anche questo nell’ossimoro ‘camminante’ di Luciana Riommi, alla quale formulo i miei auguri di buon compleanno. Sono felice di aver letto qui i suoi versi insieme all’introduzione di Narda Fattori che bene ne illustra caratteristiche e coraggio. Ancora un bel regalo a chi sosta volentieri in questo giardino, Cristina. Grazie
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7 dicembre 2012 alle 12:21 |
Mi associo anch’io agli auguri a Luciana e ai complimenti per i testi e la nota di Narda.
un saluto
mm
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7 dicembre 2012 alle 09:27 |
Auguroni anche da parte mia a Luciana e grazie a Narda e Cristina per aver proposto queste poesie scolpite/raccolte navicelle in continuo movimento – tutti migranti a chiederci di un dove tra un trasloco e l’altro dell’anima.
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7 dicembre 2012 alle 09:06 |
Poetessa intensa, sobria, con una parola tagliente nel senso dell’autenticità. Un caro saluto e un augurio esteso alla sua vita.
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7 dicembre 2012 alle 01:02 |
Ringrazio sentitamente Narda Fattori per questa presentazione, così sensibile e curata, nella quale mi rispecchio e mi riconosco.
E ringrazio, naturalmente, Cristina che ha voluto ospitarmi nel suo “giardino” nel giorno del mio compleanno: un regalo bellissimo, che mi commuove profondamente!
Un abbraccio a entrambe.
Luciana
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