Antonino Caponnetto

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Nella poesia di Antonino Caponnetto c’è sostanza interiore che ben si sposa alla necessaria tecnica, così lieve da non notare mai alcuna impalcatura o puntello.
Prendiamo Chanson facile I, i giorni dell’immobile paese, sempre uguali e sempre diversi, sanno di fiori, caffè e pochi altri alimenti di fortuna mentre una nave aspetta al largo, e può essere concreta, che parte oppure (e magari contemporaneamente) il sogno, l’illusione e la speranza. La parola è denudata e quindi tocca espressività incidendo. Ma la storia dei giorni e delle poche cose necessarie continua nella Chanson facile II: Il poeta non può salpare sulla nave che attende, il suo posto è nella Patria, a lettera maiuscola. Qui bisogna “scegliersi il vivere e il morire” perché il poeta è colui che tiene vivo il fuoco scacciando di notte gli spettri e le belve (L’uomo del fuoco) per difendere gli inermi.
An american Dream? pone una domanda inquietante al “cugino” Ahmed: “È vero che tieni tua figlia fra gli oranghi?” solo perché, bella com’è, non si è piegata alle leggi assurde? Egli era venuto a “giustiziarla”, ma si è innamorato, eppure “quel che va fatto, sì, lo dovrò fare…”.
E la morte che avviene nelle strade, quella dei cronisti, è ben diversa dalla finzione cinematografica del grande schermo, ed è falsa la morte, ma anche falsa la vita nella quale ci aggiriamo inventando “speranze assurde com’è stato fatto da quanti prima son vissuti e morti”.
Nel Canto finale è compendiato il malessere del poeta di fronte alla realtà, che ha un accenno apocalittico: “stelle piovono giù, piovono stelle”.
E voglio concludere con la domanda che l’autore si pone: “Se il cuore non è pieno, a che ti serve essere poeta? Sogno notturno e incubo sono una cosa sola”.
Soltanto la poesia dalla pienezza del cuore potrebbe lenire questo deserto esteriore, ma quanto più dell’anima.

Domenica Luise

                 

Chanson facile I

Nel linguaggio di questo
immobile paese
sempre due giorni son davvero uguali,

ma nuovi come un tempo, inaspettati
sono i tormenti piccoli,
come parenti poveri e lontani,

e nuove son le rose,
i gigli e il rosso
intenso color sangue,
e nuovi i crisantemi ed i pensieri,

e tu,che puoi guardarmi ed ascoltare.
Perché davvero è facile,
per oggi almeno, avere un buon caffè
e pochi altri alimenti di fortuna,

e una nave che, al largo, sta in attesa.

27 giugno 2012

Chanson facile II

Il posto è qui,
comunque stia la cosa,
oh noi non lasceremo
queste terre

che sono Patria che sono Paese.

Non salperemo noi
con la gran nave,
e vedremo se un modo
per lottare

sarà concesso a noi su questo suolo.

Perché,
sia detto e ripetuto ancora,
a ciascuno va data
la sua aurora,

il suo statuto umano, la sua ira.

Per quanto il cuore
bruci come pira,
nessuno può impedirsi
di soffrire,

ma può scegliersi il vivere e il morire.

27 giugno 2012

Fragmentum VI— L’uomo del fuoco

Sono l’uomo che tiene
vivo il fuoco
tutt’intorno agli anfratti
e le caverne
dove la mia tribù trova riparo
E sono l’uomo che dovrà
scacciare
col fuoco a notte gli spettri
e le belve

Il grande fuoco
sacro a molti dèi
dovrò tener più vivo
questa notte
E non potrò dormire né fuggire
o le belve e le anime dei morti
ogni sogno a chi dorme
prenderanno

E il senno
a quanti, incauti,
scapperanno.

FragmentumVII — An American Dream?

I
Cugino Ahmed,
tua figlia
ha morbida la pelle

mille promesse schiude il suo sorriso

Ma quei pettegolezzi come un vento
malevolo ne avvolgono il vitino
mostrando ciò che va contro ogni legge.

È vero, Ahmed,
che tieni
tua figlia fra gli oranghi?

Dici di sì? Fraternamente allora
il mio nome segreto
ti svelerò: io sono
Abd al-Sadr e mi chiamano
il braccio del Profeta

Ero quaggiù per giustiziarla,
poi
ho incrociato i suoi passi e più e più volte
il suo sguardo m’ha messo alla catena,

È vero, Ahmed, lo giuro!
Però, vedi,
quel che va fatto, sì, lo dovrò fare…

II
… Nizza è la mia città, da quando uccido.
E squilla il mio telefono
assai di rado ormai.
Ma tu insisti, tu chiami, tu mi chiedi
di cercare per te,
qui, nei deserti della città vecchia.

È inutile: non c’è nave alla fonda
né via di fuga in mare in cielo in terra
né gentilesche tane. No, non c’è
nessuna Oasi, qui. Che posso dirti?

Questo posto è mutevole, d’accordo,
cugino, e senza limiti precisi.
però è soltanto uno fra i moltissimi
deserti dell’Europa. Ed in qualunque
maniera lo si voglia riguardare,

no, non è proprio Atlanta o Chattanooga.

Fragmentum VIII — La poltrona

Perquisitemi pure, non ho addosso
pistole né coltelli né pasticche
di cianuro per poveri suicidi

Armato? No: con me porto soltanto
un taccuino un po’ stinto ed una stilo
però non prendo appunti né mai scrivo

Tuttavia c’è chi dice che un poeta
in me viva e i suoi gesti siano miei
Allora se volete proprio farlo
nel mio cuore scrutate e nel pensiero

Quanto vi serve è un catodo e una placca
applicateli pure alle mie tempie
alla fronte, alla nuca e sul torace
e non scordate le caviglie e i polsi

Legatemi ben stretto alla poltrona
non si sa mai, potrei voler fuggire
in questo modo invece starò buono
aspetterò la scarica, e vedremo

16 agosto 2012

Fragmentum IX

Il sangue è sparso sulla terra molle
e scorre lungo l’umido selciato
e lungo i canalicoli le strade
i lunghi viali di Parigi o Londra

Ma il ventre nostro il cuore
son fatti per resistere ben bene
più di quanto non serva ad animali
del nostro rango e della nostra specie

Ed i cuccioli nostri vanno soli
fino al centro geometrico ma buio
di questo buio folle spaziotempo
che ci è dato abitare o lasciar vuoto

Quelli che proprio là stanno in attesa
domani forse dallo stesso punto
riprenderanno a vivere inventare
speranze assurde com’è stato fatto
da quanti prima son vissuti e morti.

E la rossa retorica del sangue
la mente invade con i suoi giornali
con le voci agitate dei cronisti

Misero è l’uomo che sul grande schermo
agita il cuore come una bandiera
e povera è la donna e la sua prole

Ma falsa è morte che ci vien mostrata
come falsa è la vita ingrata infetta
d’un gran male invisibile taciuto
che non è lo scorbuto non è il tifo

È collina che scivola veloce
sulle proprie miserrime pendici
terra che frana sotto i temporali
acqua fangosa che con sé trascina
ogni cosa che giace o che cammina.

29 Settembre 2012

Fragmentum X — Canto

La faccia infreddolita, i piedi ghiacci —
Quando di notte soffia, è impressionante
il vento, se conduce notizie come tuoni
o il gran vocio discorde delle donne.

Se il cuore non è pieno,
a che ti serve essere poeta?
Sogno notturno e incubo sono una cosa sola.

Quando una mano preme
sul pulsante dell’anima o su antiche
diatribe, al momento preciso del risveglio
e forte alle narici già s’addensa
l’aroma metafisico d’un gran caffè alla turca,
stelle piovono giù, piovono stelle.

Arbusti ondeggiano al soffiar del vento,
palme ingemmate oscillano, e non hanno
bacio crivello e fiore, come chi
sopra il deserto veglia
mentre si leva il giorno.

30 ottobre 2012

Antonino Caponnetto è nato a Catania, dove ha vissuto, salvo una breve pausa romana, fino al 1980. Dal 1981 vive a Mantova. Per l’Editore Campanotto ha pubblicato i due libri di poesie “Forme del mutamento” (1998) e “La colpa del re” (2002). Per le Edizioni Kolibris ha pubblicato la raccolta di versi “Miti per l’uomo solo” (2009). Suoi testi poetici sono stati radiotrasmessi e altri sono apparsi su rivista. Presso le Edizioni del Trito&Ritrito sono inoltre apparse (in limitato numero di copie destinate agli amici), quattro plaquettes: “A che serve?” (2001), “Le chiare strade” (2002), “Contromovenze” (2003) e “Petits cahiers pour la douleur du pauvre” (2005). Per la rivista “Zeta News”, dal 2002 al 2006, ha curato insieme a G. Sammito l’inserto “Atti Barbari”. Sia con altri che in proprio ha inoltre promosso e curato iniziative sulla poesia e, in particolare, sulla scrittura poetica.
È presente in rete dal marzo 2012 col blog Caponnetto-Poesiaperta: (http://caponnetto-poesiaperta.blogspot.it/).
Un suo intervento sulla poesia è reperibile su Rainstars: (http://www.rainstars.net/canale/letteratura_poesia/elegiastella/2012/agosto2012.html in un’intervista fattagli da Michela Zanarella può leggersi sia su clicknews: (http://clicknews.altervista.org/antonino-caponnetto-la-poesia-come-linguaggio-dellanima/)
sia su Roma Capitale Magazine:  (http://www.romacapitalemagazine.it/index.php?option=com_content&view=article&id=553%3Aantonino-caponnetto-la-poesia-come-linguaggio-dell-anima&catid=73%3Acomics-3&Itemid=257&fb_source=message).

27 Risposte to “Antonino Caponnetto”

  1. Antonino Caponnetto | il giardino dei poeti Says:

    […] atre qui […]

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  2. Nabil mada Says:

    E sono l’uomo che dovrà/ scacciare/ col fuoco a notte gli spettri e le belve…” Parto da questi versi che delineano l’identità della poesia di Antonio Caponnetto, una poesia che cerca di svelare la vera essenza dell’oscuro, del nascosto, oserei dire, dell’invisibile. Questa è anche fuzione della poesia e del poeta modero, ovvero quella di svelare i segreti del suo “mileu” sociale e culturale per dinunciarne le scorrettezze, le ingustizie e i segreti. La poesia di Antonio mette in luce “col fuoco” che è una parte della natura, gli spettri e gli invisibili che sono antinatura visto che non sono percepibili, svelarli è compito della poesia impegnata e assai ricercata come quella del nostro amico Antonio.

    Nabil Mada

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    • Antonino Caponnetto Says:

      Grazie, Nabil, sono lieto e onorato della tua visita qui – e delle tue parole. Mi auguro di poterti leggere presto a mia volta.
      Buonissime cose e buon lavoro a te, mio giovane amico, sia come poeta e studioso, sia come docente che come consapevole cittadino di questo non facile mondo.

      Antonino

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  3. Antonio Ciminiera Says:

    Leggo con immenso piacere queste splendide Liriche dell’amico Antonino Caponnetto, una Poesia che “respira”, molto particolare, in continuo movimento, estremamente descrittiva, orientativa, armoniosa, nella quale non è difficile cogliere una certa vocazione narrativa:
    //Questo posto è mutevole, d’accordo/ cugino, e senza limiti precisi/ però è soltanto uno fra i moltissimi/ deserti dell’Europa. Ed in qualunque/ maniera lo si voglia riguardare/ no, non è proprio Atlanta o Chattanooga// da: “FragmentumVII — An American Dream?” e dicasi lo stesso per “Fragmentum IX” e ancora oltre.
    Per quanto riguarda i temi trattati, ho già letto alcuni autorevoli commenti che condivido senza riserva alcuna, ma non amo scavare molto in profondità nelle intenzioni dell’autore, preferisco piuttosto godere di ciò che la poesia mi trasmette senza fare alcun confronto e queste straordinarie liriche, appagano ampiamente, il mio desiderio di poesia.
    Un vero piacere leggerti, Antonino. Grazie.

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    • Antonino Caponnetto Says:

      Ti ringrazio davvero tanto per le tue parole, Antonio. La tua presenza qui, per il tuo modo di vivere e di fare poesia, mi onora e mi fa un enorme piacere. Ma credo che tutti noi non possiamo non essere grati della la splendida ospitalità che questo vivido e vivificante Giardino concede costantemente alla poesia e ai poeti.
      È accaduto che per lunghi periodi io mi sia sottratto a ogni tipo di ospitalità artistica, poetica, letteraria. Ma ciò non vuol dire che non ne conosca il valore e il calore; credo anzi di essere perfettamente in grado di riconoscere queste due qualità in tutta la loro evidenza proprio là dove esse si mostrano. Ed è il caso di questo accogliente, florido Giardino dei Poeti.

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  4. domenica luise Says:

    È per me gioia leggere e commentare i poeti che fioriscono in giardino, affinché le nostre parole, insieme, divengano coro. Benvenuti a tutti accanto a Cristina, che così affettuosamente ci riunisce.

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  5. meth sambiase (intheblog) Says:

    Associo Antonino alla poesia, alla sua diffusione, alla sua traduzione, al tutto. E deve aver fatto ben fatica Cristina a tirarlo fuori dalla sua modestia, tra l’altro.
    Lo saluto con i suoi versi:
    Se il cuore non è pieno,
    a che ti serve essere poeta?

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  6. Antonino Caponnetto Says:

    Un grazie anche un po’ commosso, Aurora. La tua lettura è, come sempre, capace di estrema lucidità e di grande sensibilità umana, pervasa dal sentimento eppure nient’affatto sentimentale. Grazie ancora una volta.

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  7. Aurora Lissandrello Says:

    Davvero un pregevole documento poetico, modulato su un tono basso, coerente con la necessità riflessiva,ma di notevole incisività espressiva. Il poeta evoca il proprio destino individuale intrecciato a volti e nomi richiamati come aerchetipi del teatro umano che costituisce tutti i mondi, figure del visibile e vincoli alla terra; eventi vissuti sia dall’ interno sia da un punto di osservazione “altro” che li colloca nell’ orizzonte dell’ esperienza umana generale, in un momento assai difficile della nostra storia, dove si gioca la propria partita nella necessità di riscattare la solitudine e la finitezza nella coralità dell’ esserci. “Sono l’ uomo che tiene/ vivo il fuoco…/ e non potrò dormire né fuggire…/ Perchè questo è il compito di un poeta : dar voce al dolore del mondo e tener viva la fiaccola della speranza. “Se il cuore non è pieno/ a che ti serve essere poeta?”. E credo che il tuo cuore, Antonino, sia colmo di una grande capacità di comprensione e d’ amore, oltre che di tristezza per questi giorni bui del nostro vivere oggi.

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  8. Giancarlo Serafino Says:

    leggo da tempo Nino e credo di conoscere un poco della sua poetica: la sua è una poesia che corre sempre lungo il corso di un crinale incerto con saliscendi e burroni ai bordi, per questo credo che l suoi versi mantengano un sofferto equilibrio che tengono sospeso l’animo di chi legge, la stessa atmosfera di uno spettatore alla visione di uno spettacolo di trapezisti: la sua sostanza non sta nel narrare, ma nel non narrare improbabili scenari di ” buio folle spaziotempo” e rimanda il lettore ad una sua “rilettura” interiore sempre mutante e cangiante nelle immagini proposte. A questo va aggiunta una buona dose di ironia-autoironia che smorza o secca il sorriso o lo evapora in una cruda riflessione. Lo stile volutamente “frantumato” rimanda ad una discontinuità della vita e del tempo in cui affannosa è la ricerca di un intreccio di continuità.

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    • Antonino Caponnetto Says:

      Grazie di cuore, Giancarlo, le tue considerazioni rispecchiano fortemente il mio far poesia: proprio il fatto che tu la conosca e la “legga” così chiaramente è per me una fortuna e un onore. Ma è anche quella spinta in più, quell’ulteriore impulso a lavorare sodo, e consapevolmente, che solo un confronto vero, leale e costante è capace di generare.

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  9. paolosantarone2012 Says:

    Ciao Nino, vedo che la tua fama s’espande, che altre persone incontrano la squisitezza del tuo stile e l’intensità della tua anima. Le ho rilette (o lette) anch’io con grande piacere.
    Sei davvero bravo!
    E grazie per l’immeritato credit a Versante Ripido

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  10. fattorina Says:

    La sincerità del dettato di Caponnetto ci consente di trarre materia di nota critica con così pochi versi: pur metaforizzando con grazia il poeta prende per mano il lettorte e lo aiuta , alzando l’indice a individuare questo o quell’elemento, questa o quella visione. E’ una poesia che parla al mondo, si solleva dalla miseria del sinfgolo per mostrarci un destino in gramagòlie, luttuoso e dolente, perfino sanguigno . Il dettato, cosi di frequente franto, riflette l nostro esistere che corre su binari con i sensi deragliati-
    E ‘ poesia civile nella sua più alta espressione, lirica quanto basta per condividere un destino creaturale . Ci bastino questi versi per sentircelo complice e sodale:
    ” Quelli che proprio là stanno in attesa
    domani forse dallo stesso punto
    riprenderanno a vivere inventare
    speranze assurde com’è stato fatto
    da quanti prima son vissuti e morti….”

    Narda

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    • Antonino Caponnetto Says:

      Grazie, Narda, e davvero tanto, di aver guardato in profondità e visto, di aver così limpidamente rischiarato le inevitabili zone d’ombra, di aver letto nel cuore di questi pochi versi, di averli resi, facendoli tuoi, ora assai più condivisibili.

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  11. annalisa Says:

    è un gran bel leggere e caderci dentro, grazie Antonino

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  12. sonialambertini Says:

    Concordo con l’amico Romeo Raja, splendide letture.

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  13. Romeo Raja Says:

    positivamente colpito dalla poesia di Antonino, maestro a mio avviso del tono, che gestisce con assoluta naturalezza al pari delle parole che non sono mai, nota acuta e sola, ma sempre armonico susseguirsi corale. Esempio stupendo ” chanson facile I ” dove l’analisi è del più bravo cronista che guardi con sincera libertà di parola, detto nel tono, non arreso ma consapevolmente spietato di un protagonista della scena,
    dice Antonino : Sogno notturno e incubo sono una cosa sola”.
    rispondo per la mia miseria : ai margini degli incubi vi sono realtà che vi s’addentrano.
    Bravissimo, splendide letture.

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    • Antonino Caponnetto Says:

      Grazie, Romeo, solo grazie. Ma aggiungo che quella che definisci la tua miseria è invece una frase degna del primo Adorno… tale è il modo che ha di presentarci una velenosissima realtà. Pensare la tua frase come un doppio verso, anche questo mi riesce naturale. Ma ciò che è tuo è in realtà mio e nostro. Perciò basta così.

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  14. cristina bove Says:

    Grazie a te, Antonino, e benvenuto.
    Ho corretto l’etichetta.

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  15. Antonino Caponnetto Says:

    Ringrazio di tutto cuore Cristina Bove, che alcuni mesi or sono chiese la mia eventuale disponibilità a veder pubblicati qui i miei versi.

    Ma non posso non ringraziare, insieme a tutta la redazione de “Il giardino dei poeti”, Domenica Luise, per la sua attenta, assai puntuale, delicata lettura di questi versi.

    Aggiungo, doverosamente, che la sopra citata intervista fattami da Michela Zanarella è apparsa, nel dicembre scorso, anche sul numero zero di Versante Ripido: http://versanteripido.wordpress.com/2012/12/01/intervista-di-michela-zanarella-a-antonino-caponnetto/

    Segnalo che nell’etichetta usata per questo post manca la “i” di “Antonino”.
    Ancora grazie.

    Antonino

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