Il tocco abarico del dubbio
€ 10,00 pp. 96 (Il filo dei versi 6)
ISBN 978 97441 62 5
Poesia: ponte tra vita interiore e realtà
Nelle cinque sezioni in cui si scandisce la silloge, ognuna delle quali preceduta da una breve prosa poetica, vengono trattati i nuclei tematici che costituiscono il paradigma del diagramma esistenziale. Nella disposizione dei testi sulle pagine l’autrice non segue un filo conduttore, ma lascia che la Parola si componga da sé “in un tempo senza binari”, ovvero senza linee-guida, senza tragitti prestabiliti.
All’inizio della raccolta ci troviamo di fronte ad un testo che ci racconta del rapporto madre-figlia nel momento del distacco definitivo: “Nell’ultima stesura del racconto / la tua penna scrive a tratti (…) sarai altro / altrove / nell’incavo di mani più grandi (…) chi reggerà fino a lì il tuo passo?” Impotenti di fronte alla meta ultima, inermi davanti all’ineluttabile, non resta che affidarsi alla speranza di una Bontà Superiore che saprà guidare i passi verso l’ultimo tragitto, in questo stanno la pena e il conforto, quando ad altro non si è più in grado di provvedere. Ed il dolore è senza nome: “poi ti sfebbrerò sulle ginocchia / saremo amici / e ti darò un nome”.
Nella raccolta il tema della morte è molto presente, ancorché alleggerito dall’esperto verseggiare e addolcito dall’adozione di aree semantiche afferenti alla natura e/o agli impulsi emozionali: “Una sedia vuota / piange la tua assenza / bastò un granello / a zavorrarti l’ala” (Psyché); “Morire magari / con la luna dei monti / in un coro di stelle / nel silenzio di rose selvagge” (Le braccia allungate); “cosa impastò per ultimo la bocca? / A noi, strati di tempo, / memorie ancora da colmare / il difficile piacere del dubbio” (Nello sguardo di chi resta); “Caino pigia un tasto e uccide / di una morte scollata dal dolore” (Un rumore di fondo); “a stento / l’ultima rampa di scale / la morte sarà un pugno di terra sul viso / e il grande volo” (Io e te).
La morte nella poesia di Angela Caccia è declinata nelle sue tante sfaccettature senza essere mai considerata aspetto risolutivo e finale ma piuttosto uno dei tanti cambiamenti a cui l’uomo e la natura sottostanno. Nella sua opera Riflessioni sul senso della vita Sebastiano B. Brocchi, studioso di filosofia esoterica, afferma: “Molti commettono l’errore di considerare la morte come l’opposto della vita, dimenticando che l’opposto della morte è la nascita”.
Dalla nascita infatti si perviene alla percorrenza di un ciclo che racchiude in sé ogni potenziale vicenda. E la poesia di cui ci stiamo occupando copre molti aspetti di questo ciclo che Camillo Sbarbaro definì “la condanna di esistere”. Il dolore del vivere è una tensione che può coprire ogni tempo e ogni stagione della fase vitale: “(…) vivere è una stanza in / penombra di fili spinati / il continuo frugare di / un raggio tra pietre che / profilano ombre” (C’è un tempo). L’ardito enjambement che spezza l’unità sintattica del verso assegna un timbro fortemente personale a tutto il componimento ed è una cifra connotativa di tutta la poesia cacciana, almeno per quanto riguarda questa silloge.
dalla prefazione di
Anna Maria Bonfiglio
*
L’onda del pomeriggio ha una sonorità
chiara e una nota cupa, una sola nota
– quasi – impercettibile e cupa, che sale
dal fondale.
Intorno le 18, un gabbiano.
Le ali grandi, ricurve come un ponte, spalle
appesantite sulle quali gravano tante lon-
tananze. Al sole che va consumandosi, la
sera, a breve, vernicerà di sé ogni spazio,
questo tempo: quali stupori la dolcezza
del crepuscolo!
Anche il mare sta cambiando pelle, sciolte
le squame lucide lo colora fitto e opaco il
suo fondale. Nel pomeriggio che si sfilaccia
lo sciabordio si fa sottile, un coro a bocca
chiusa; l’attimo muto della risacca è fili-
grana di cristallo: ogni onda, per quanto
piccola, inesorabilmente lo infrange.
Tu mi scrivi «In quello spicchio di mare
ci sono un po’ anch’io…», ma il mare di
pomeriggio è un corpo a corpo, un invito
a lavorare di cuore e guardare le proprie
ombre sul muro: una solitudine perfetta
che ti chiede conto…
Fantasie
Lo stesso copione: piove.
È un tempo che strina a
puntino le piume
e poi le tarpa
serrate le porte
che il dolore non vada oltre.
Su di lui
come sciacalli
un girotondo di mosche.
Lo sguardo su una cartolina
profana il reticolo di falso
mi perdo nel notturno di un paesaggio
una carezza la colatura della sera
– quant’è quieta la luce di una finestra accesa! –
sono io quell’orma nel vicolo cieco?
io l’ammasso di venti senza scampo?
Anche qui
ulula un randagio
prega la sua luna
resta la notte.
E non è la mia pena
a mia madre
C’è un paese in me
che non conosci
periferia
fessure di cielo
si dimena
un vento di conchiglia che
maledice le sbarre.
Dove cadi nelle tue secche,
cosa popola la mente limosa,
difficile raggiungerti
esserti mano voce sguardo
si scioglie il grumo
– l’ultimo che ti tempesta –
e non è questa la mia pena.
Sei il verso già scritto
che ritorna,
un’ossessione
la mia compagna di viaggio
ma non è la mia pena.
Nell’ultima stesura del racconto
la tua penna scrive a tratti,
nel solco bianco le piume
di un’aquila che muore
e non è la mia pena.
Scemerà il vento
non riempirai più la finestra
cadranno le mie sbarre
sarai altro
altrove
nell’incavo di mani più grandi
… chi reggerà fino a lì il tuo passo?
Ogni ombra, per quanto buia,
segna il perimetro esterno della luce.
Sul dolore
Vicino e altrove
sospeso senza forma
cadi su di me col suono
della neve
dovrò sostare nel tuo vuoto
per sgamarti
poi ti sfebbrerò sulle ginocchia
saremo amici
e ti darò un nome.
Nello sguardo di chi resta
10.2.2015 Lampedusa
Vita morte
indissolubile diade
e i nostri occhi impigliati nei suoi fili
dall’una all’altra
un confine netto: per i più
una foto a tinte forti che scivola
piano nel colore seppia
– e appena ieri
il transito di 29 sguardi
dal bercio di nuvole e mare
all’ombra muta
immane sepolcrale.
L’ascesa al ghiaccio cielo zaffiro
il tunnel per approdare al Sole
o si schiuse la botola di un sommerso?
Chi videro quegli occhi spalancati
nel varcare il confine?
Una parola d’amore
una bestemmia
cosa impastò per ultimo la bocca?
A noi, strati di tempo,
memorie ancora da colmare
il difficile piacere del dubbio
che sia finta
la frontiera su quel crinale
se chi muore chiede conto
della propria morte
a chi resta.
Un rumore di fondo
Una vertigine
il colore del vento tra le foglie …
Efficienza/tecnica/prodotto
chi sosterà ancora
nello spazio di un sogno ?
Caino pigia un tasto e uccide
di una morte scollata dal dolore
solo un rilievo demografico
un numero una percentuale
il ghirigoro sul foglio bianco
senza un puzzo di sangue.
Il taglio è netto
l’umanità ferita
della vita
un vago retrogusto
come un rumore di fondo.
Angela Caccia nata il 25.11.1958, risiedo a Cutro (KR)-
Studi: maturità classica e laurea in scienze giuridiche. Coordina dal 2006 l’Ass. Culturale Le Madie
il suo blog http://ilciottolo.blogspot.it
Tra i numerosi premi riportiamo quelli più recenti:
INEDITO 2011 – 1° POSTO – Premio internazionale Colapesce 2011- Centro studi Canterini Peloritani Messina/Univ. Di Messina
INEDITO 2012
2° Posto – Premio nazionale IL GOLFO 2012 XVII ED.- Città di La Spezia
– Premio speciale dell’Editore Prometheus Concorso internaz. Centro Giovani e
EDITO 2013 (“Nel fruscio feroce degli ulivi” edito nel marzo 2013 dalla Fara di Alessandro Ramberti, prefato da Davide Rondoni
Primo posto assoluto al Conc. Lett. Città di Parole – Assoc. Culturale Città di Murex – Firenze
-Primo posto assoluto al Premio Letterario Europeo – Città di Massa
-Finalista al Concorso Il Convivio – Accademia Internaz. il Convivio Messina
2° posto al Concorso Giovanni Pascoli – Unitre di Barga
3° posto Premio Internaz.Don Luigi Di Liegro – Fondazione Di Liegro Roma
INEDITO 2013 – tutte liriche inserite poi nell’ultima pubblicazione
-Premio Corrado Alvaro – Conc. Colori e parole 2012, Accademia G. Leopardi Reggio Calabria
-Finalista al Concorso Scarabeus – Livorno
-Primo posto al Premio Internazionale di Poesia “Memorial Gennaro Sparagna” 8^ —Edizione – Roma
EDITO E INEDITO 2014 3° posto per l’edito Premio Internaz.Don Luigi Di Liegro – Fondazione Di Liegro Roma – Campidoglio
2° posto silloge inedita Premio Intern.G.De Scalzo – Città di Sestri Levante
3° posto poesia ined. Noi l’aurora – Premio Hombres itinerante Comune di Lettopalena
3° posto Premio di Poesia religiosa edita Città di Camposampiero
INEDITO 2015
4° posto silloge inedita nella sestina premiata, Premio Internaz.Albero Andronico 2015 – Roma, Campidoglio-
2° posto con la poesia Come una volta, menzionate le altre due poesie proposte nel
Concorso Nuova scrittura attiva, V edizione, Tricarico
3° posto con la poesia Tra due parentesi, Premio Intern.di poesia religiosa San Sabino 8’ edizione – Torreglia – Padova
EDITO 2015
(“Il tocco abarico del dubbio” edito nell’aprile 2015 dalla Fara di Alessandro Ramberti, prefato da Anna Maria Bonfiglio)
– Liriche inserite in molte antologie: Cinque Terre 1998 (La Spezia); Il Golfo 1998 (La Spezia);Poesie d’Italia – Club Letterario Italiano (Latina 1998);“Scritture poetiche di fine millennio”(Striano 1999); “Voci dell’anima” (Rapolano Terme 1999); “Cinque Terre” (1999 La Spezia); Antologia Premio lett. Inter. “Siracusa”; Antologia Premio Feile Filiochta; Antologia Premio Casa Editrice Perrone, Antologia Poeti e poesia di Elio Pecora e altre antologie.
Tag: Angela Caccia
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