Archive for the ‘Franco Romanò’ Category

Franco Romanò

1 settembre 2018

Dalla postazione di Aldo Gerbino:

…  I tre segmenti confezionati da Romanò, ossatura e carni del poemetto, tracciano, dunque, tempi ed emozioni da “L’ultimo Alessandro” a “Conquistadores” al “Sogno profano”: dal viaggio lungo il Nilo di Antonio e Cleopatra e dalle atmosfere surreali del lago di Nemi fino alle idi di Marzo e agli anni recenti delle nostre conquiste sociali, in un continuo addensarsi di vicissitudini e figure che intridono il presente di passato fino a condizionarne lo stesso scorrere del tempo riconoscibile come matrice memoriale, assorta nel cogente affioramento dell’attualità. Una corsa che “finisce a Berlino”

Poesie da Veglia Europa:
Dalla sezione: L’ultimo Alessandro

                      
Gallia est omnis divisa in partes tres,
quarum unam ìncolunt Belgae,
aliam Aquitani, tertiam qui
ipsorum lingua Celtae,
nostra Galli appellantur.

La lingua limpida, il dettato
che non liscia la storia,
le linee diritte dell’agire
come vie ben tracciate
le navi, la perizia del comando
lo stile flessibile e severo.

Ma fra tutti più valorosi
sono i Belgi perché lontani
dalle raffinatezze…
i Nervi non permettono prodotti
di lusso e vino, perché
indeboliscono gli animi…

Rovesciare su Roma
le ignote plaghe di nord ovest
e la clessidra. Fu questo il guado
del Rubicone. La porta aperta a
Occidente chiudeva e separava
permaneva il sogno distratto
non ancora vinto, un oriente
sognato e ideale miraggio.

A Egira a Egira, millenni dopo…

Ma la barra diritta
scopriva la selva, il nord favoloso,
le brume dei laghi ghiacciati,
il senso vero del fuoco d’inverno,
il villaggio. Così fra i Britanni e
lungo il Tamigi…

Tra tutti i popoli della Britannia,
quelli dell’interno per gran parte,
non seminano grano,
ma si nutrono di latte e carne,
si vestono di pelli.
Tutti i Britanni si tingono
col guado, che produce
un colore turchino,
e perciò in battaglia il loro aspetto
è ancora più terrificante.
Hanno le donne in comune, vivendo
in gruppi di dieci o dodici,
soprattutto fratelli con fratelli
genitori con figli; se nascono bambini,
sono considerati figli dell’uomo
che per primo si è unito alla donna.

uno stile anglosassone…

In tutta la Gallia ci sono
due classi di uomini
tenuti in qualche conto,
quella dei druidi l’altra
dei cavalieri la plebe che nulla
osa è alla stregua di schiavi,
non partecipa a nessuna decisione.
molti, essendo oppressi dai debiti o
dal peso delle tasse
o dalla prepotenza dei potenti,
si offrono schiavi ai nobili,
ipotecano le case, accendono
mutui per la scuola dei figli,
cadono nella tresca usuraia
si aggrappano a vecchie ricchezze,
mettono all’incanto la breve stagione
dei diritti per tutti, affollano
le strade fuggendo da guerre,
scavano rifugi nelle città martoriate
fondano comunità solidali lungo
le strade o in mezzo ai rifuti scagliati
lontano dalle ricche città assediate.


Dalla Sezione: Conquistadores
I.
Uragano di polveri, urla
l’oceano, si piegano le palme,
tumultuosa ribolle la laguna,
spiano segni i volti corrucciati.
Sgomentano i sacerdoti aztechi
nella specola torreggiante
le parole s’accavallano…

Lontano nel silenzio della selva
lei s’affaccia al limite dell’altopiano
vede confusamente ombre d’acqua.
                                

                              
Dalla Sezione Il sogno profano:
1789-1989

                             
La carta dei diritti
l’aldiqua luminoso
e poi l’assalto al cielo.

Il lampo centennale si spegne
annotta ed è il deserto
una polvere fine, invisibile
ha sommerso il sogno profano
la conoscono i passi dell’esodo
i millenni dell’oppressione.
I campi, le strade e le città
sono state la sua casa, ha fatto
paura ai potenti, trionfato e perso.
Il poeta della storia è un albatro
di nuovo ai ceppi imprigionato.

Scrivere un diverso statuto
sulla dura pietra di una fabbrica
richiedeva tempo e qualcosa di più
della fratellanza, del pane insieme
compagni…
                    ma tutto rodeva ai fianchi
del camminare goffo.
Ora in una gabbia che non ha sbarre
ma filosofie sofisticate e
insegne che piegano all’ignavia,
al nichlismo d’occasione
ai suoi poeti e falsi maestri narcisi
ad ali basse guarda la strada…

ma il sarto di Ulm continua a tornare
nei sogni, nel balenio improvviso
e risveglio dal sonno letale,
a dire che sì, si può
imparare a volare.
Lo abbiamo visto nella condizione
aurorale a ogni latitudine,
che fu un attimo
prima di nuove distruzioni.
Un diverso cammino,
a piedi in mezzo a una polvere che è
deserto e veleno, passo dell’esodo
e accampamenti
lontano dal cielo, nell’ora e nel qui
che stanno nella via di mezzo e noi
non più natura,
non ancora cultura
al passo claudicante di sempre.

 

Franco Romanò
Poesia e critica

Nel 1995 pubblica Le radici immaginarie, Campanotto, Pasian del Prato. Nel 2008, L’epoca e i giorni, Viennepierre di Milano, recensito sulla rivista italo-statunitense Gradiva da Luigi Fontanella. Sulla stessa rivista, Alessandro Carrera gli ha dedicato un saggio che prende in considerazione l’insieme della sua opera poetica e narrativa.
Nel 2011 un suo saggio sul poeta statunitense Wallace Stevens dal titolo Between a dish of fruit and a comet è stato presentato al convengo annuale presso l’università di Louiseville.
Narrativa.
Nel maggio 2003 ha pubblicato il romanzo Lenti a distacco, Excogita,Milano,  segnalato nell’edizione 2004 del Premio ‘Sulle tracce di Ada Negri’. Nel 2005 ha pubblicato il romanzo Sguardo di transito, Azimut Roma.
Nel 2012 il racconto Tredici-ventuno viene selezionato da Storie brevi, racconti da leggere su smart phone. Nel 2016, insieme a Paolo Rabissi, ha creato il blog di poesia e critica diepicanuova: www.diepicanuova.blgospot.com