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Giulio Marchetti

28 febbraio 2020

MARCHETTI GIULIO COP fronte ridotta

La poesia di Marchetti è percossa dalla consapevolezza della fine. Battuta proprio da un vento, nero, che percorre le pagine di questo libro, breve e intenso.
Anche la gioia pare essere un provvisorio argine del nulla e di un dolore pervasivo che, da un già quasi profondo nuovo millennio, arriva a nominare la gozzaniana «culla vuota».
Dunque – veniamo stretti a chiederci – cos’è vivere e, soprattutto, a che vale vivere questi giorni, divisi dalla scure muta della notte?
E cos’è il vivere di questo corpo che si allunga, come un ponte esposto alle intemperie, tra buio e buio, senza legge morale e senza stelle?
Rispondendo al quesito esistenziale, senza però avere la pretesa di rispondere, Marchetti dissemina qui e là intenzioni e, più spesso, intuizioni liriche, che costruiscono, pagina dopo pagina, una costellazione di senso, l’attrito che ci dà l’impressione di esistere, pure nel vuoto, l’appiglio mentre scivoliamo, un pur esile arbusto di parole col fiato corto, che però vale.
Le parole ci fanno da stelle, dove le stelle mancano, dove manca la legge degli assoluti e siamo abbandonati in una solitudine morale. Le parole si aggregano come stelle, fanno scie luminose, tracciano una rotta possibile, nel buio profondo dentro il quale nasciamo.[…]

Dalla prefazione di
Maria Grazia Calandrone

 

 

Prologo:
Umi-Horatu

Intuizione-madre
di tutti i seni
abbracciami.
Come lucciole
(di mare)
accecami.
Ho poca sete
e labbra secche.

 

 

Le parole

C’è
– per amore del silenzio –
chi non grida
neppure la sete.
Ma il silenzio è breve
come tutti i sogni
vulnerabili
alle parole.

 

 

Insonnia

L’albero insonne
(a differenza di me)
in onore del buio
si astiene dal pianto.
Serviranno mani sconosciute
per chiudermi gli occhi.

 

 

Lapislazzuli

Controllo vertebrale
di scia.
Solo nuvole orizzontali
e piogge
verticali: un eremo schiva
gli incroci del destino?
Lapislazzuli fecondi
in lontananza
a far nascere la notte.

 

 

Dormendo insieme

Ognuno, tra le mani, stringe
una conchiglia, dove soffia
e custodisce la propria voce:
la parola è un segreto da non svelare.
Ci urtiamo senza toccarci, di notte
come se questo, delle cose,
fosse l’ordine naturale
come se ogni stella avesse
un cielo.

 

 
Caos

Per chi nasce dal caos è il vento
l’unica culla. Trovare
il confine tra le macerie:
è il pensiero che ci fa camminare…
ma verso dove?
Tutti intenti a sfregarsi
le mani, in questo inverno
muto, che sogna, dei fiori
la stagione da annunciare.

 

Liquido

Siamo qui, come sempre,
a scalfire il deserto
roccioso, il gambo
del fiore.
La vita si rovescia nell’imbuto.

 

Giulio Marchetti è nato a Roma nel 1982. Ha esordito in volume con Il sogno della vita (Novi Ligure, 2008), finalista al “Premio Carver” e segnalato con menzione speciale della giuria al Premio “Laurentum”.

Nel 2010 ha pubblicato, con prefazione di Paolo Ruffilli, Energia del vuoto (puntoacapo), seguita nel 2012 da La notte oscura (ibidem). Con Cieli immensi, tratta da quella raccolta, ha vinto il Premio “Laurentum”2011, sezione sms.

La notte oscura ha ottenuto il III posto al Premio Nazionale di Arti Letterarie “Città di Torino” e al Premio Internazionale “Tulliola” ed è stato finalista al Premio “Città di Sassari”.

Nel 2014 ha riunito le precedenti pubblicazioni e la sezione inedita Disastri nella raccolta Apologia del sublime (puntoacapo), segnalata al Premio “Città di Sassari”.

Nel 2015 ha pubblicato Ghiaccio nero (Ladolfi), premiato con menzione speciale di merito e medaglia d’onore al Premio Internazionale di poesia Don Luigi Di Liegro.

Con la poesia A metà, è stato inoltre selezionato per “Il fiore della poesia italiana” (tomo II – i contemporanei), un ambizioso progetto antologico che raccoglie il meglio della poesia italiana sotto la curatela di autorevoli esperti (puntoacapo, 2016).

Della sua poesia si è occupato, fra gli altri, il Prof. Gabriele La Porta, storico conduttore e direttore Rai.

 

 

 

Giulio Marchetti

31 marzo 2016

copertina ghiaccio nero

 

Asfalto

Ogni giorno
trascino i miei passi
sull’asfalto,
grigio come la polvere
che respiro,
come la nebbia
che avvolge i pensieri.
Alla primavera
non sono invitato.
E, se è vero che ci sei,
non ti vedo.

 

Se solo fossi mio

E’ un delirio di farfalle
che cercano un soffio
di felicità
in un vento di spade.
E il essere suda
fino a stringersi
in una sintesi oscura
così simile al nulla
da renderlo invisibile.
Eppure esiste la gioia,
anche se rovesciata.
Ed è chiaro
quali angosce comporti
attraversare l’inferno da vivi.
Ogni giorno
si ride senza speranza
e muti.
Ormai
neanche una cellula
di ciò che sono
mi appartiene.
Se solo fossi mio,
volerei.

 

Delirio

Cambiare stagione ad ogni istante,
farsi male per poi stare bene,
poco importa se sparire o sparare,
a volte il sangue torna nelle vene.
Sulla soglia,
tutto il peso
della tua assenza.
Nessuna forma,
solo la tua bellezza
eguaglia la mia pena.
Una voce sottile bisbiglia:
l’amore è un inferno potenziale.
Poi il silenzio tende il filo
dell’attesa,
dove inciampo.
E ti guardo ancora.
Un blu senza limiti,
l’abisso.

 

Terra

La parola più dolce dell’autunno
è silenziosa.
Le foglie cadono dai rami
con la leggerezza
di non essere niente.
La terra è l’ultimo rifugio
del volo.
Aspetto una pioggia di stelle
a vene aperte.
Ho la pazienza
di un cuore fermo.

 

L’alfabeto del silenzio

Chissà da quale mare
emerge l’onda improvvisa
che bagna d’oro
le due rive opposte.
Chissà da quale preistoria
nascono i baci
che appartengono
all’alfabeto del silenzio.
Comunque trattengo
l’ultimo respiro
per dirti buonanotte.
Chiudo gli occhi
e li lascio volare
nei miei cieli privati.
Come sempre
la libertà del sogno
conduce a te.

 

Ghiaccio nero

Nuovi inutili giorni
fanno passare le stagioni.
Il più sottile ricatto del tempo
è l’oblio.
Ho perduto il mio cuore
durante una tempesta
di cenere e ghiaccio.
Eppure a volte lo sento
battere ancora.

 

Giulio Marchetti è nato a Roma nel 1982. Ha esordito in volume con Il sogno della vita (Novi Ligure, 2008), finalista al “Premio Carver” e segnalato con menzione speciale della giuria al Premio “Laurentum”.
Nel 2010 ha pubblicato, con prefazione di Paolo Ruffilli, Energia del vuoto (puntoacapo), seguita nel 2012 da La notte oscura (ibidem). Con Cieli immensi, tratta da quella raccolta, ha vinto il Premio “Laurentum” 2011, sezione sms.
La notte oscura ha ottenuto il III posto al Premio Nazionale di Arti Letterarie “Città di Torino” e al Premio Internazionale “Tulliola” ed è stato finalista al Premio “Città di Sassari”.
Nel 2014 ha riunito le precedenti pubblicazioni e la sezione inedita Disastri nella raccolta Apologia del sublime (puntoacapo), segnalata al Premio “Città di Sassari”.