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Guglielmo Aprile poesie da SINFONIA DEL MARE – Il Convivio Ed. 2021
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Origliando alle porte del mare
Mi parlarono le onde
Risuonano tra le onde eco disperse
di altre voci, di uomini
uragani e naufragi
anche se per la distanza smorzato
si prolunga nel rantolo
della risacca che cresce dal largo
e che parla alla spiaggia, e le confessa
il remoto martirio di qualcuno
vissuti in altre età, boati e gemiti
di Atlantidi dimenticate, il rombo
di che si annegò, e di cui si ignora il nome;
e brandelli riemergono
di rotoli e di codici, in un vortice
di spume, avvolti dalle alghe, cocci
alla rinfusa, formule sbiadite
da acqua e sale, di rune e di saghe,
e tavole ma infrante tra gli scogli
e pagine di silice ma in pezzi
con sopra incise e quasi cancellate
le prime leggi e stralci del racconto
di come ebbe origine il mondo;
e sull’acqua prendono forma a volte
i tratti di quello che sembra un volto.
Mare, di fronte a te, sulle tue sponde
a lungo siedo, da solo, in ascolto.
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Porta sul mare
Sull’orizzonte una porta si erge
semichiusa, ma quasi mai visibile
dalla spiaggia, se non nelle mattine
rare in cui l’aria è limpida;
le onde la corteggiano e la assediano,
ma tutte s’infrangono contro
la sua sfinge d’ardesia
che non parla, che sta di guardia al largo;
e neppure i gabbiani l’hanno mai
varcata, e ogni chiglia, si narra,
sia inghiottita dai vortici
se nelle sue prossimità osi spingersi.
L’occhio nella sua direzione scruta,
vuote ampiezze misura; ma non viola
il suo silenzio cieco, il chiavistello
che ogni esistenza reclude nel tempo.
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Bardo schiumante
Rapsodia marina
Le galassie raccontano
alle conchiglie il proprio lungo viaggio;
e lui, il mare, raccoglie e poi disperde
l’eco di quella lunga confessione:
dissipa sillabe d’alghe e di schizzi
sopra la pergamena delle spiagge,
senza posa versifica
perduti amori e la storia del mondo
e quella del gigante senza nome
che espia una certa colpa
da quando in tufo si mutò il suo corpo,
in sbraccianti scogliere;
mare, ossesso in catene
che sbraita e strepita, voce straniera
che innalza la propria preghiera
e le distanze scavalca e le ere.
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Delle voci del mondo unica eco
Parla tutte le lingue
ma ciò che dice resta incomprensibile,
e fonde tutte le voci del mondo
in una sola, la sua, che non varia;
forse conserva nel suo oscuro idioma
l’eco di ogni parola che confessa
ognuno alla propria ombra quando è solo:
mare, conchiglia del cuore dell’uomo.
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Cembali della Ionia
Oracolo marino
La baia abbagliata risuona
di vaticini eoli,
emergono sillabe delfiche
dalle acque e dal loro
lungo sonno apparente,
lo scirocco la interroga
e in pallidi oracoli parla
la palma, assorti i colli
si chinano in ascolto
dell’eco di una qualche
più antica e ampia
e sovrumana pace;
l’aedo nascosto nel fitto
frusciante dei ginepri
annuncia che uno solo
è il fuoco ma innumerevoli
ha in ogni filo d’erba
le sue lingue, e riverbera
nel bulbo della rosa
come nel cuore della nebulosa.
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Sulla spiaggia di Efeso
A miriadi le onde si frantumano
ma di uno stesso specchio sono schegge
e obbedisce ciascuna
a una comune legge,
ciascuna dell’umido rogo
umile raggio
e tremula scintilla,
ciascuna del libro del Logos
una fra tante pagine
o soltanto una sillaba.*
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Fuoco che di se stesso si nutre
Nelle insonni fucine
Fabbro insonne del tempo
e della creazione, alacre il mare
lavora da quando nacque a plasmare
le coste e i loro profili volubili,
scava e tornisce e smussa
la creta di falesie e continenti
in fantasmagorie, in assurdi abbozzi
di aberranti idoli, d’erme barbariche
e poi abbatte quanto le sue mani
enormi di magma e spuma innalzarono
ma ricomincia daccapo, mai domo,
prosegue la sua infaticabile opera
perpetuamente provvisoria e in fieri
e che fine non avrà mai.
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Il mare è una carezza
Battesimo
La baia, con il suo profilo curvo,
scava una culla
sospesa tra nuvole ed onde:
nel suo profondo grembo
io mi corico, e piano
disteso su di un fianco, prendo sonno
su questa spiaggia, embrione
delle galassie, e il mio corpo consegno
alla sabbia, alla sua carezza calda
che mi battezza a una seconda nascita
più vera e pura; mi fa oggi il mare,
non di carne, da madre.
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Mare solo maestro
“Ama celarsi, parla per enigmi…”
Metamorfico mare, ha molte maschere
ma una sola anima: suo è il dono
di mutare, di assumere
qualunque profilo, a capriccio,
quando l’onda disegna sulla riva
ora un cavallo, o un’idra, o una fanciulla,
ma sempre confonde i suoi esegeti
e dei loro pronostici si beffa,
e il suo vero volto non mostra
a chi si affacci sul suo specchio; mare,
a ogni nostro bussare il tuo silenzio
è la sola risposta.
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L’azzurro rotolo della sapienza
Quanto per te è dio, per me è il mare;
è il gelsomino che soffoca quasi
chi il suo alito esali, tanto è dolce,
ed è il fabbro operoso delle ere
che lascia su costoni e rupi traccia
della sua mano d’acque e venti e lave,
è il fremito che percorre il fogliame
ed è il boato che stacca le frane,
il ronzio in mezzo agli steli dell’ape
e l’eco montante delle risacche,
la chiocciola che su un tronco o su un muro
impercettibile all’occhio risale,
la lunghissima marcia dei ghiacciai
che il calcare scavò con la sua unghia
tracciando corridoi, gole dai fianchi
a precipizio invase poi dai laghi,
le piste che i capodogli tramandano
alla ricerca di plancton ogni anno
sulle mappe delle correnti oceaniche,
le orbite che gli infuocati globi
attraverso distanze buie battono;
è come una colorata voragine
che sul proprio orlo srotola una danza
di corpi che un solo brivido infiamma,
è quel trasalimento dello sguardo
che allo scoccare del fulmine segue
o quando spiega il suo incendio il tramonto
e allestisce la sua coreografia
fastosa drappeggiando con le nuvole
vascelli in fiamme; è la prima fonte
di meraviglia e di angoscia di fronte
ad ogni epifania dell’esistenza,
è la terribile magnificenza
che non si sa come chiamare, e a cui
tu dai nome di dio, io di mare.
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Guglielmo Aprile è nato a Napoli nel 1978. Attualmente vive a Verona. È stato autore di alcune pubblicazioni di poesia (“Il dio che vaga col vento”, 2008; “Primavera indomabile danza”, 2013; “L’assedio di Famagosta”, 2015; “Il talento dell’equilibrista, 2018; “Elleboro”, 2019; “Farsi amica la notte”, 2020) e di studi critici sulla poesia del Novecento e su alcuni classici della tradizione letteraria italiana.