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Loredana Savelli

24 luglio 2013

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IL DISAGIO  DI ESSERCI

Esserci è semanticamente qualcosa di più contenente di starci; esserci è concedere a ciò che ci circonda di permearci , di sentire la rigidità, la duttilità, la precarietà; esserci è concedere di farci contaminare, di contaminare noi stessi, di aprirci all’inafferrabile e all’insondabile.

Esserci è incontrarsi, scambiarsi, smarrirsi.

La poesia della Savelli oscilla fra terra , traccia e volo radente , fra sogno e inganno , fra luce e ombra , è poesia di esule che  non conosce più la sua origine e neppure conosce la fine del suo percorso. Solo un gioco di echi e di specchi ritaglia la figura dell’identità.

Occorre fare attenzione agli inganni, a ciò che si avvertiva morto e invece rivive con uno slancio vitale pari ad una nuova nascita e un desiderio che si rinnova. Il percorso si inverte per un “succoso” incominciamento.

La primavera, vista non solo come metafora della rinascita, ma come tempo che gemma e inturgidisce, tempo che alleggerisce, tempo del sogno che si vorrebbe  “a tempo indeterminato” per la sua cornucopia di promesse in gemme. Non solo in gemme. Loredana , che non ha una voce pienamente lirica, ama come un pittore l’insieme dei colori che i fiori in mazzo accumulano e canta la rosa, la regina , che è tale quando non si confronta e se ne sta ferma fra vita e morte, esplosioni entrambe nel momento del farsi.

Le altre poesie inviate dalla Savelli hanno temi diversi e si pongono davanti a problematiche d’altro genere: il gatto diventa metafora del mistero che sappiamo individuare  e mai comprendere :

“ e sai durare nelle dure ore,
concupendo i raggi del dio
misterioso. Nel segreto
è il tuo nido, libertà il tuo peccato”

La poesia Arbor che segue è dedicata al padre, albero della vita che ormai stenta a sorreggersi; la poesia implicita, ellittica come se la figlia  temesse di nuocere al padre parlandone; infine ci tratteggia la “Parabola del poeta” che non può più cantare di bellezze, e neppure cessare di far sanguinare le ferite; c’è chi si illude del contrario, ma si chiede la Savelli:

“allora cos’è il solco dissonante
del coltello nelle carni?”

Così la poesia si ama perché se ne è assetati, ma non è una sine cura, un trastullo per facili emozioni.

Narda  Fattori

 

 

               

Il tamburo

Se potessi volare nel tuo
pensiero e conoscere
la consolazione del sogno
che varca la tua notte,
se potessi violare gli spazi
immensi delle molecole
come un vento fa il suo giro e ritorna,
faccia a faccia,
non sentirei quest’ombra pesante
battere a vuoto

sul tamburo universale.

 

Le scarpe

Si va sempre verso il buio.
Poi un giorno d’aprile
spuntano dodici rose d’arancio
spremuto alla luce del sole.
Con delle scarpe nuove
e l’antico desiderio
di calcare le vie del mondo,
chissà dove sarei andata
se dodici volte e ancora dodici
non mi avessi sorpreso
con in mano un succoso tramonto
e le tue scarpe usate.


Il pulmino

Il sole è ritornato,
senza alcun avvertimento.
Le rose non sbocciano ancora
ma da come muovono all’aria le foglie
s’intuisce un certo sollievo.
Le ho sistemate
nel bicchiere trasparente,
bene in vista con tutte le spine.
E’ passato il pulmino
dei bambini disabili.
Alcuni dormono,
altri sognano limpidamente
un contratto a tempo
indeterminato

con la primavera.

 

Lettera sulle rose, i ciclamini e altre sciocchezze

Caro,
sai che m’apro con difficoltà
ma l’aria troppo sa di primavera,
uno schiaffo
per chi aspetta nel proprio inverno
più cauti segnali.
Tempo ancora non è, e già le rose,
in gara coi temprati ciclamini,
schiudono i boccioli.
Superbe sempre, le rose, e vaghe
sanno mostrarsi.
Desiderate, rispondono.
C’è tra loro chi s’acquieta
col bacio rorido della rugiada.
Belle appaiono lì dove freme
e morte e vita insieme.

 

Gattogrigio

Avvolta la coda a giro,
statua in nobile posa, infreddolito.
Gattogrigio occhiogiallo
se incroci il passante racconta
il languore del giorno, tra i sassi,
tu che notte trapassi con lame ardenti
e sai durare nelle dure ore,
concupendo i raggi del dio
misterioso. Nel segreto
è il tuo nido, libertà il tuo peccato.

 

Arbor

Quel seme che attecchisce dappertutto
è mio padre.
Ora un grosso tronco dai rami spogli
come braccia che non sanno racchiudere.
Rinverdisce, di tanto in tanto, di fronte al mare,
appena fuori dalla caverna.
Non lascia cadere i suoi frutti,
ne sparge all’aria l’odore un po’ acre,
estenuato, sfuggente.
Un albero che teme la sua ombra
ma si apre ad ombrello,
interlocutorio,
sotto una pioggia che non scende dall’alto.

 

La parabola del poeta

Preferivo l’assalto del vuoto
quando a morsi strappava il mio tempo
e potevo ascoltare l’affanno
dentro parole mai pronunciate.
Preferivo la stretta che danno
il contrabbasso e il suono del mare.
E del fondo preferivo l’ignoto,
la poesia alla vita
e ancora la scelgo, compagna
silenziosa a volte grave.

Liquidare le emozioni,
questo sì è poesia,
allora cos’è il solco dissonante
del coltello nelle carni?
Dicono che il poeta sopravviva

nel guscio di bellezza
ma che dite dei suoi denti digrignati a mezzanotte?

Lo accoglie all’alba un cielo sulfureo,
preludio di mattiniere battaglie,
il drago al varco del tramonto sta

a guardia della spelonca di rara oscurità.
A testimonianza, nessuno.
Ma fiottano gli atri sanguigna densità,
forte e chiara è la voce.

                        

                        

Loredana Savelli
Nata a Molfetta (Ba), vive a Roma dal 2001. Sposata, con tre figli. Studi classici e musicali. Laurea Dams.  Docente di Musica nelle Scuole Medie Statali.

Suoi testi, tra cui gli e-book “Poesie al quadrato” (ottobre 2010) e “ri-tratti” (aprile 2012), sono su www.larecherche.it.

Pubblicata sul Diario poetico “Il segreto delle fragole”, per Lieto Colle, edizioni 2011 e 2012, nell’Antologia “Quanti di poesia”, per L’Arca Felice, a cura di Roberto Maggiani (marzo 2011). Presente anche su diversi siti web di poesia:

http://poesia.blog.rainews24.it/2011/10/06/opere-inedite-loredana-savelli/

http://neobar.wordpress.com/

http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.it/2012/04/poesie-loredana-savelli.htm http://www.fanpage.it/larecherche-it/
http://www.poetipoesia.info/nuovi-poeti/spaesamento/.
Nel dicembre 2012, finalista al concorso “Le gemme” a cura di Cinzia Marulli, con la raccolta “Giorni larghi”.

Presente infine nelle antologie “Nuovi Salmi” (i Quaderni di CNTN, n. 28) e “La luce oltre le crepe” (Bernini editore, Modena), edite nel dicembre 2012.

Nell’aprile 2013, selezionata per il concorso “Prima Ragunanza”, a cura di Michela Zanarella, e pubblicata nell’antologia relativa, “Sulle orme di Cristina di Svezia”, ArteMuse Editrice.