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Marcela Mariman

12 febbraio 2020

cover Marcela Mariman - by criBo

Poesia dai toni lievi e profondità di significati, questa di Marcela  Mariman (pseudonimo di una  poetessa che stimo e che ho avuto modo di seguire  nella sua costante evoluzione poetica), ricca di sfumature e tinte delicate sciorinate nei  versi in una sospensione luminosa, che fa sentire accomunati nella ricerca di un senso alto, che trascenda la quotidianità, senza però negarne l’inferenza.

Dice di sé, infatti, presentando i suoi testi:
“Una breve selezione di poesie sul tempo (concetto così pervasivo e così sfuggente) dal quale sensazioni ed emozioni si lasciano facilmente soggiogare.”

 

 

Il nostro tempo

 

Il nostro tempo non è venuto
non viene non verrà?

In silenzio si sgretola la vita
ma tutto è un dono
anche la mia assenza
che t’enuclea e misura la grandezza
delle infinite persistenti attese
l’azione inconsistente del nonsenso

Se scavi a mani nude l’orizzonte
ritroverai le origini del tempo

Solo da lì si può ricominciare
a rinascere alla soglia dell’Oltre

Non siamo stati mai così vicini
alla distanza impercettibile dal nulla
e non c’è modo di tornare indietro
ché se ti volti Euridice sparisce

Così prosegui senza nulla dire
e lei ti segue docile e im_paziente

Al risveglio dal sogno
o esplodi o implodi

Il nostro tempo non è venuto
non viene non verrà –

 

 

Giorni

 

Giorni spartiacque fra un prima e un dopo
quando tutto cambia

ogni cosa soppeso – le do giusto valore
e gli occhi della mente cominciano a vedere

chiamo stella una stella
sasso un sasso –

 

 

L’alfabeto del tempo

 

L’alfabeto del tempo ritrovato
è assiduo lavorio – voce sommessa
sfilate in contrappunto di illusioni
e fantasie di contraddizioni

È danza solitaria del silenzio
con la complicità delle emozioni

Semina dubbi – dispensa certezze
e poi vuole la sua parte di gloria
chiede l’apoteosi

Ma già sprigiona scintille di gioia
ne diffonde l’aroma

Devi essere veloce a catturare
la sua benevolenza e il buonumore

e ricordarti di dimenticare –

 

Godot

 

Repentino affiorare d’un ricordo
(quasi un lampo e uno squarcio)
s’è aperto un varco nel cielo dell’anima

Colore del ricordo -azzurro cupo-
e non c’è modo che torni il sereno

Non è rifugio un’idea né un pensiero
trascorreremo le notti all’addiaccio
anima mia, protette da parentesi

(quasi come in standby, staremo in pausa
riconteremo i tempi delle attese
ma il ricordo è Godot, non tornerà)

E non voler tentare di comprendere
quel che è incomprensibile!

 

 

Tu eri

 

Tu eri un’apparenza
(e anch’io lo ero)
effimera presenza
repentino passaggio come un lampo
eri un’intuizione eri un presagio
nella tua vicinissima distanza
eri la leggerezza di un istante
in chiarissima estrema lontananza
eri un’assenza viva e palpitante

Ora di noi rimane
questa sola struttura portante
questa pesante immobilità
la fissità del vuoto dello sguardo
il tenero sorriso
rientrato in un ghigno disperato
e questa voce – flebile lamento –

Sarà alla fine il tempo a decretare
quando saremo polvere e poi niente
quando anche la voce
sarà soltanto un refolo di vento
muto vagare ai confini del senso

-irresistibile alba d’amore-
-infiocato tramonto di certezze-

 

 

Chi sa dove ha sede l’al di là
quell’Oltre temuto immaginato?

Forse è solo l’inganno di un preludio
e poi si scopre che sta nell’al di qua
e viene allo scoperto in modo subdolo
senza falsi pudori senza scrupoli

Allora assurdamente sentirai
un urlo che oltrepassa l’ultrasuono
e mette a nudo la grande ingannatrice
la verità vestita da chimera

che presa alla sprovvista si fa viola
aria che si dissolve in un istante

Non ci sono frontiere né confini
è tutto e solo un bluff – da stigmatizzare –

 

 

E a me pareva

(Dedicata a un’amica)

 

Onde nell’aria corrono – s’incrociano
ci dev’essere un magnetismo occulto
che fa guizzare il percorso sonoro
forse non ci si sente
ma è certo che ci si pre_sente

Così venivano
a me le tue parole
tua poetica prole
numerosa nouminosa
viva luce degli occhi e del pensiero

L’anima in timide mosse celata
tempo soccorre a svelarla

tutte le tue fantasie
visioni impossibili a me
le porgevi lucide chiare

dal male del mondo auspici di bene
di più proficuo amore

Non so se la tua anima trapassi
nelle cose del mondo
rendendole vive o se pure
la grande anima del mondo sia tua

Forse – dev’essere osmosi perfetta

E a me pareva anche il sole di Roma
diverso – più umano
più simile a te

che rappresenti dal vivo le scene
e alle ombre dai luce –