L’azzurro al di là del vetro (Olio su tela 80×80 di Nina Esposito)
“in fondo la Vita altro non è
che un giro di giostra
al suono di un’orchestra …
E la poesia di Nina Esposito è un canto circolare, una spirale che si arricchisce di echi ad ogni giro e sempre più si dilata.
Per versi che rispecchiano il passato nel presente, in un percorso di metafore efficaci, un raccontarsi nella realtà vissuta con lo sguardo attento a tutto ciò che viene attraversato: che sia dolore, amore, tenerezza, è la scrittura di un’artista che riesce a dipingere giochi di luci prismatiche perfino con le parole. Nella polisemia che le anima, si riscontrano tratti di un pensiero universale, pure se risaltante al femminile con tutte le ansie e le paure che scandiscono l’esistenza di ogni donna, portatrice di una realtà misteriosa e affascinante.
Il suo poetare sa attingere sia dalla quotidianità che dalle stelle.
Un aspetto saliente è la mescolanza d’intuito e riflessione, ri-versi che assolvono le défaillances umane per collocarle nella bellezza più ampia dell’arte e della poesia.
Nina Esposito scrive di sé con verità delicata, anche quando si riferisce a sofferenze e angosce esistenziali, offrendo al lettore immagini di un prato d’erba e fiori in cui sdraiarsi per riposare un attimo, per riprendere il fiato allo scandire dei suoi versi leggeri.
Lo spirito aleggia su ogni immagine, si libra al di sopra della natura da lei sapientemente evocata, indugia tra le righe in una sorta di innocenza che attrae.
Verranno certamente i temporali, ci saranno tempeste da affrontare, ma il suo messaggio è un inno alla vita, un invito a dialogare tra psiche e cuore, rendendoci partecipi della sua personale visione del mondo, suggerendoci la possibilità di nuove emozioni.
cb
[al suono d’una orchestra]
… rondine inquieta mi levo in volo
tra sculture di vento e mare
ulivi antichi e pini secolari
col ghigno delle streghe dietro le spalle
come fiato sul collo del mattino
Muore piano ogni attimo nell’altro
che più non ne serba memoria e tra le foglie
rimbalza l’eco di voli
affannati e senza storie, briciole
travolte da sospiri
inghiotte l’onda lacrime perdute
tra i merletti bianchi della spuma
s’adagiano nel corallo dell’aurora
silenzi sfatti partoriti con acque di dolore
luci di volo e fiori di sogno
smaltati di cielo azzurrosplendente
raccolgo in un cesto senza tempo rattoppato
di nuvole e veli d’anima
danzando fino a sera in gara coi gabbiani stanchi
è un gioco antico e nuovo
che s’adatta all’ora e ammicca
fa girare un po’ la testa …
in fondo la Vita altro non è
che un giro di giostra
al suono di un’orchestra …
[viva]
…. eppure sono viva
viva di quest’aria che racconta di narcisi
di pugni di terra fertile sciupata
che si confonde all’acqua per gridare
selvaggiamente all’onda sulla riva
il salso suo respiro
a piedi nudi cerco di scansare
fogli di Vita e numeri di cera
calendari sepolti nei cassetti
pallide margherite ormai ingiallite
dai petali sottili e incapaci [di parlare]
ho voglia d’abbracciare la corteccia
dei vecchi ulivi che scalavo
stringermi agli scogli_annusarne il colore
mi basterebbe una lucciola, una sola
per provare l’ebbrezza del già stato
nei prati ancora cerco voci del passato
sorrisi sospesi dentro un vento
che piega in due il frumento
conservo geloso nella mente quel profumo
d’alloro e di castagno delle mie vecchie sere …
[sorgenti]
… quale acqua hai cercato tra le tante inutili sorgenti
piccoli frammenti d’un nulla che non serve
quando colma è la sete nel corso deviato delle cose
e l’ombra chiede il prezzo del sole
cascate sospese tra rocce di cristallo
stillano sottili piogge d’argento, gocce
vestite dei silenzi della luce che scendono
tra quei nasturzi fioriti su muri di pietre e rose
che ancor per poco hanno boccioli da regalare al cielo
non può dissetare un pozzo il mare
né la nostalgia placare i morsi del rimpianto
saggiamente incosciente cerchi la fonte [quella vera]
di suoni d’acqua che intreccino le dita
di voglie sensuali e neonati affamati
vento iemale
foga di ciclone e temporale
rondini e papaveri sciolti al vento
per nuove fioriture che ritornino al ventre …
[le rose di dicembre]
… sbocciano col capo chino le rose di dicembre
meste respirano il chiaro solitario mattutino
sanno che sarà breve l’andare incontro al mondo
e chiedono il perché
della poesia data e negata sorridendo
commuove la Vita
disarma e meraviglia
nella tragica bellezza del crepuscolo
stritolano boccioli i tormenti
assonanze negate_cantilene ovattate_palpiti d’amanti
e come amanti infide e menzognere
pennellano petali profumi di Morte e Esistenza
confuse da punti d’incertezze
mendici di pietà e riflessioni
pianti_echi_risa_crampi
ira e fragilità
sospiri
tarli
sarabande d’assilli
lasciando mondi e mondi rincorrendo
si perdono nel cammino
abbassano la testa per quella ineluttabile mancanza
assenza
cui si fatica a dare nome …
[macchie di vita]
… a volte la Vita va così
ti presenta momenti impensati
attimi ladri che rubano il colore e macchiano
di dolore
quella ch’eri scivola giù improvvisa
come s’un piano inclinato
diventano strette le scarpe
soffocano i piedi
davanti agli occhi nero
nero che taglia e comprime
come malattia
stringe anche il vestito
vorresti essere nuda
graffiarti_penetrarti
fino a raggiungere il male
quel nodo pulsante dentro al cuore
a volte succede che succede
dormi invocando il sonno e sogni
che il sogno sia vero
brusco il risveglio abbozza nuovo un giorno
pieno di ieri e spento di presente
all’orizzonte pale d’un mulino
-è tutt’un giro-
copre e maciulla il grano la macina
così la Vita
tutto si fa farina_polvere impalpabile
appena un soffio
s’è già dispersa …
[favola smarrita]
… pensieri vivi sconvolti dall’Epifania del giorno
rimangono incastrati tra girandole di vento
dai colori ora accesi ora spenti
tasselli d’un mosaico rosa e blu
sul confine polveroso d’un giorno che non muore
Nel fioco barlume d’un miraggio
la lama del bisturi già taglia l’inganni
e getta in pasto briciole alla tregua
sterile rifugio di angeli ubriachi di luce
Arriverà la notte dell’abbraccio negato
e rondini tardive cercherò
per aggrapparmi e volare
ma per andare dove?
se anche fossi altra
se anche fossi altrove
nei granelli di rena del mio mare
uguali resterebbero conchiglie e colori
barcollo verso un crepuscolo offuscato
non più foriero d’albe e frastornata
m’avvinghio stretta all’aria
nego ragioni
stride di dolore il fruscio dell’acqua
ad uno ad uno disperde sogni e chimere
nel confuso rossore tra l’oceano e il cielo
resta smarrita una favola
privata anche della sua stessa ombra …