
“L´unica via d´uscita – per tutti – è tornare a valutare il senso delle parole, che sono il nostro pane quotidiano, per quanto pesano e per quanto dicono davvero. C´è solo una cosa intellettualmente più faticosa che ascoltare le parole degli altri: ascoltare le proprie parole”. (Michele Serra)
“La poesia è nata da sé, spontaneamente su un’onda d’amore, sull’onda d’amore per le cose che erano intorno a me che sentivo fraterne e unite in uno stesso destino e in una stessa fine.” (Carlo Betocchi)
da “Variazioni mimopoetiche”
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Il peso e la complessità
fondono il nulla
l’idea sgrammaticata di un post-it
affisso al mondo.
Uomini che perdono le piume
nudi tra gli angeli
annunciano l’inverno irreversibile
il bacio della neve sulla pelle.
Per trasmettere sogni
donne vestite a fiori tutto l’anno
annotano le feste rimandate
le nottate rimaste sui cuscini
le vite che potevano accadere
risucchiate nell’indeterminato.
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Controluce
sullo sfondo di cieli a luce minima
veniva proiettato il film rovente
attori presi tra la folla
gesticolavano insicuri
il regista sperava che fossero innocenti
ma le loro ombre segnavano di nero
quinte e proscenio.
Un dubbio venne al primo cameraman
quando la messa a fuoco andava in tilt
come se funzionasse a raggi x
s’allontanò dal resto dell’equipe
si perse nella ressa di mimi e figuranti
andò cercando un proiettore onesto
per riprendere il mondo tale e quale.
***
Pietrifica la mente
la paura in agguato, il passo falso
che distanzia il pensiero dal cuore
la paura di giornate saldate all’inferno terreno,
di mostri in abito normale.
Ne siamo circondati,
molti guardano il cielo con occhi di tenebra
sputando fuochi di ferocia sugli inermi.
Diventa marmo anche la mente
s’immobilizza nel mezzo dei dialoghi
privata dell’urgenza del negare
s’arresta catatonica.
La paura consolida il pensiero ch’era docile
l’ incide per memorie future, come lapide.
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I pendii
si somigliano tutti
salite verso il cielo, discese verso terra,
tu li percorri nei tempi che il sole decide
che la notte ti impone
mentre occulti i ritratti di te che cammini.
Storie di vita, i sentieri,
ma l’ anima tua non dispone
di metro che sappia scandagliare misure.
Mi accorgo di andare
con gli occhi rivolti in avanti
né terra né cielo
e vedo chi sale e chi scende
passandomi accanto.
Trattengo il desiderio di sorpasso
non corro e non chiedo vittoria,
mi fermo in attesa che i versanti
si pieghino per raggiungermi a valle
*****
Ne avrai sogni e visioni
a far da mezzanotte al tuo fiume di cera
e prima ancora che si sciolga al fuoco
di roventi respiri
avrai disfatto il tuo bagaglio.
Correrai con le penne d’uno struzzo
veloce sulla terra e mai nell’aria,
di rimbombi nel petto assorderai
stanze già vuote.
Segnerai con righe e squadre
fogli che mai saranno letti
nella quiete apparente in cui s’inoltra
un prestanome d’anima e di vita.