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Emilio Capaccio

28 febbraio 2015
Richard Watson Dixon

Richard Watson Dixon

2 poesie inedite di Richard Watson Dixon
(poeta vittoriano mai tradotto in Italia).
Tradotte da Emilio Capaccio

                             

Humanity

There is a soul above the soul of each,
a mightier soul, which yet to each belongs:
there is a sound made of all human speech,
and numerous as the concourse of all songs:
and in that soul lives each, in each that soul,
though all the ages are its lifetime vast;
each soul that dies, in its most sacred whole
receiveth life that shall for ever last.
And thus for ever with a wider span
Humanity o’erarches time and death;
man can elect the universal man,
and live in life that ends not with his breath:
and gather glory that increases still
till Time his glass with Death’s last dust shall fill.

 

Umanità

C’è un’anima sopra l’anima di ognuno,
un’anima più potente che a ognuno ancora appartiene:
c’è un suono fatto da tutti i dialoghi umani
e armonioso come l’afflusso di tutte le canzoni:
e in quell’anima ognuno vive, ognuno in quell’anima,
benché tutti i secoli siano la sua vasta esistenza;
ogni anima che muore, nella sua più sacra interezza
riceve vita che durerà per sempre.
E così per sempre con più ampia larghezza
l’Umanità sopravvive al tempo e alla morte;
l’uomo può eleggere l’uomo universale,
e vivere nella vita che non termina col suo fiato:
e accumulare gloria che cresce continuamente
fino a che il Tempo con la sua lente
appannerà di polvere la Morte.

                                         

                    

                                                                                              
Human destiny

As run the rivers on through shade and sun,
as flow the hours of time through day and night,
as through her swelling year the earth rolls on,
each part in alternation dark and light:
so rolls and flows with more prodigious change
the human destiny; in gloom profound
and horror of great darkness, or made strange
by sudden light that shines from heaven around:
now in it works a fate inopportune,
deadly, malicious; now the mortal scene
smiles comforted with some eternal boon,
and blood is turned to dew of roseate sheen:
but whether weal or woe, life onward flows:
whither, oh, whither? Not an angel knows.

 

Il destino umano

Come scorrono i fiumi nell’ombra e nel sole,
come vanno le ore del tempo per il giorno e la notte,
come dentro il suo pieno anno gira la terra,
ogni parte in alternanza di scuro e di luce:
così gira e fluisce con più prodigioso mutamento
il destino umano; nel buio profondo
e nell’orrore della grande oscurità, o fatto strano
verso una luce improvvisa che splende dal cielo:
ora in lui professa una sorte inopportuna,
esiziale, malevola; ora il mortale scenario
sorride confortato da eterno piacere,
e il sangue tramuta in rugiada di roseo splendore:
che sia il bene o che sia il dolore, la vita avanti fluisce:
ma dove, O, dove? Non un angelo lo sa.

 

 

Le poesie sono tratte dalla raccolta:

Historical Odes and Other Poems [1864]
di Richard Watson Dixon [1833-1900]

Traduzione di Emilio Capaccio

 

Richard Watson Dixon, saggista, storico ecclesiastico e poeta inglese, nacque il 5 maggio del 1833 a Islington, Londra. Era il primo dei sei figli di James Dixon e della sua terza moglie Mary Watson, unica figlia di Richard Watson (1781-1833), scrittore e teologo metodista, una delle figure più rappresentative del metodismo[1] del XIX secolo e continuatore degli studi e della dottrina avviata da John Wesley (1703-1791), considerato il padre del metodismo.

Richard Watson Dixon fu educato alla “King Edward’s School” di Birmingham e nel giugno del 1851 fu immatricolato al “Pembroke College” di Oxford.

Entrò nell’ordine dei metodisti nel 1858, all’interno della curazia di “St. Mary-the-Less”, a Lamberth. Nel 1861 passò alla curazia di “St. Mary” a Newington Butts.

Il 9 aprile dello stesso anno sposò Maria Sturgeon, vedova di William Thomson di Haddingtonshire, la quale morì nel 1876; nel 1882 il poeta si risposò con Matilda Routledge, la prima figlia dell’editore George Routledge. Da entrambi i matrimoni non ebbe figli.

Dal 1863 al 1868 fu secondo Maestro del liceo di Carlisle e, dal 1868 al 1875, divenne canonico minore e bibliotecario onorario della Cattedrale di Carlisle.

Successivamente divenne vicario di Hayton, Cumberland e poi di Warkworth, in Northumberland, carica che esercitò fino alla morte, avvenuta il 23 gennaio del 1900.

Tra il 1879 e il 1890, fu preside nei licei di Brampton ed Alnwick, e nel 1890 divenne cappellano nella contea della Sceriffo di Cumberland.

Durante l’ultimo anno della sua vita l’università di Oxford gli conferì la laurea ad onorem per la produzione poetica, per le pubblicazioni saggistiche e per i suoi studi storici e filologici sulla teologia.

La sua poesia si caratterizza per una spiccata dignità di pensiero, dotto e irreprensibile, per una raffinata melodia del verso e per una sobrietà del canto che muove verso una dimensione puramente contemplativa e armonizzante, sebbene i lavori a cui diede i migliori anni della sua vita e che restituirono i migliori frutti, in terminI di riconoscimento, furono quelli realizzati nelle vesti di studioso e storico della religione, come la monumentale opera in sei volumi, due dei quali pubblicati postumi: “History of the Church of England from the Abolition of the Roman Jurisdiction”, stampata dal 1878 al 1902 (Storia della Chiesa d’Inghilterra dall’Abolizione della Giurisdizione Romana).

Tra la produzione poetica si annoverano le raccolte: “Christ’s Company and Other Poems” (1861), “Historical Odes and Other Poems” (1864), “Odes and Eclogues” (1884), “Lyrical Poems” (1885), “Songs and Odes” (1896).

 

 

E.C.

 

[1] Il metodismo è una forma del protestantesimo che ha dato vita ad una delle chiese evangeliche più praticate nel mondo. Questo movimento venne avviato dal pastore anglicano John Wesley nel XVIII secolo. Wesley fondò una associazione di studenti ad Oxford, che si prefiggeva di suddividere “metodicamente” la giornata fra lo studio della Bibbia, la preghiera e il servizio alle persone in situazioni sociali di povertà e abbandono: da qui il nome di “metodisti”. L’intenzione di Wesley era originariamente quella di creare un movimento di sensibilizzazione all’interno della Chiesa anglicana che portasse ad una maggiore attenzione verso i problemi sociali della Gran Bretagna in un panorama storico caratterizzato dagli squilibri sociali della rivoluzione industriale; successivamente il metodismo assunse le caratteristiche di dottrina staccata dalla matrice anglicana, diventando col tempo una vera e propria chiesa indipendente.