
Inediti
domenica aperti.
siamo così
come questo cartello
” domenica aperti ”
senza il coraggio di un meno
con un niente da dividere.
e nemmeno le poesie
si chiudono più.
Niente di nuovo
“sono morto mille e mille volte io
rispetto a quella che mi ha ucciso ”
e poi si muore
per davvero
niente di nuovo
per nessuno.
Se scrivi prima o poi passi da qui
deve essere in quei momenti che non sai
cosa scrivere, come sono curiosi i poeti
così legati alla morte e al dolore
davanti a un foglio e un bicchiere
di vino cercato con tanta passione.
Mattine
Ogni giorno mi alzo e guardo intorno
al caffè della mattina ho già venduto tutti i pensieri
sembra di ritornare qui ogni volta
senza esserci mai uscito
ricomincia sempre tutto esattamente dove l’hai lasciato.
E allora gratto i muri
raschio tutti i fondi soffio su ogni polvere
e ogni giorno trovo un silenzio che si può riempire
con un sospiro che il caffè non mi ha comprato.
Per fortuna.
milleniente
Scrivo poesie perchè
parlo da solo
e non c’è nulla che mi stia ascoltando
libero per un momento dalle catene
che nessuno vende
per più mille niente.
E tu.
E c’erano volte che il tempo era falso
segnava qualcosa per forza diverso
diverso nel tempo ma uguale il destino
l’amore e la guerra
nelle stesse parole
la faccia del furbo come quella del sordo.
Parlò e dissero tutti: Mi piace
tranne uno che spense e si alzò.
Non disse nulla, nessuna domanda
si alzò solamente da qui.
E’ quando le parole sono solo fiato
che sai quanto valgono le parole
e tu che le hai sapute tacere
ora le dici.
Domenica aperti
Siamo così
come questo cartello
” domenica aperti ”
senza il coraggio di un meno
con un niente da dividere.
e nemmeno le poesie
si chiudono più.
Nessuna poesia
Eppure un giorno sembrammo noi
chissà per quale gioia sgombri
della pelle che ci trattiene dentro.
” parli perfino in modo differente sai “
E venne il coraggio di certe parole
anche se fosse solo ” sole ”
scandito forte con un raggio in bocca
” e così mi metti anche paura “
non c’è nessuna poesia se a leggerla non è un poeta.
Piogge sparse e possibilità di neve al nord.
Tre parole, dite tre parole nuove
a questa gente del cazzo che ne conosce venti
venti con il resto
e dentro tutto quanto, raccontato
con solo venti squallide parole
logore e sbiadite come queste facce
che guardi senza capire
se ridono se piangono
se mentono o se bevono.
Tre parole e poi ancora tre per levarsi di torno
le robe le cose i così e le rose
d’estate le more
d’inverno la neve non vado a votare
e colpa dei negri la puttana fa male
“ buon Natale ”
( tre parole nuove )
– che tempaccio!
– s’immagini terra, e poi di avere sete.
Niente di nuovo
“sono morto mille e mille volte io
rispetto quella che mi ha ucciso ”
e poi si muore
per davvero
niente di nuovo
per nessuno.
Se scrivi poesie prima o poi passi da qui
deve essere in quei momenti che non sai cosa scrivere.
Come sono curiosi i poeti
così legati alla morte e al dolore
davanti a un foglio e un bicchiere
di vino cercato con tanta passione.
Romeo Raja, nato in provincia di Varese nel 1964, dove ancora risiedo e scrivo.
Nessun libro all’attivo e non ne sento francamente la mancanza e neppure la voglia, non credo che la mia Poesia valga ancora un soldo tanto da essere comprata e letta, ripescata per un motivo qualsiasi in certi momenti qualsiasi. Quello che mi capita con i libri di poesie, classificati nei ripiani, assecondo il momento che andranno a curare. Non sono contrario alla pubblicazione, anzi, anche se credo che lo stato attuale della pubblicazione di Poesia, dipenda in parte dalla facilità con cui ci si arriva e dai corporativi commenti con cui si spinge a farlo.
Qualche poesia in qualche antologia di manifestazioni o concorsi, un blog appena nato che ancora sfugge al mio amore, qualche partecipazione a blog di amici come: “ il giardino dei poeti.” e per questa volta grazie a Cristina Bove.