Francesca Canobbio Asfaltorosa

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Francesca dice di sé:

La mia poesia nasce dal fango, come chi la scrive.
Completamente libera da schemi e modelli, che non fossero le rimembranze scolastiche arcaiche, nel 2006, ho cominciato la mia produzione di versi, che mi ha poi portato, in un tempo successivo, ad approfondire con letture corpose di testi di autori di confermata fama, i quali costituiscono tutt’ora il mio bagaglio sempre in crescita, dal quale non posso però escludere i testi di amici blogger poeti davvero molto capaci, con la cui interazione concreta mi sento di dire che mi è stato possibile crescere.
L’amore per la poesia nasce con la scoperta del gioco linguistico, e, da qui, la serie degli “Alfabeti”, corpo di tautogrammi che si potrebbe definire l’incipit della mia creazione, ispirata al lavoro dell’artista ed amico Bob Quadrelli, musicista dei “Sensasciou” e premio Tenco ’97, il quale ha ed avrà sempre la mia gratitudine per la trasmissione del suo grande sapere, specie nell’allitterare e nell’espedimento del flusso prosastico poetico, che come magma incandescente scratera dal centro per “versarsi” in verso.
La “sostanza” che cola l’ho avuta in eredità da un altro mio grande amico maestro, Marino Ramingo Giusti, scrittore, autore di “Frigidaire”, musicista e molto altro, il quale è riferimento etico del mio pensiero e del mio lavoro, e con il quale collaboro alla rivista
socio-artistico-satirica (ma non si esaurisce in queste etichette tale lavoro) “Capitalismo -organo ufficiale dell’era contemporanea (http://capitalismorivista.wordpress.com).
Penso di essere una scrivente in crescita continua, e mi scopro diversa di tempo in tempo, sia nella poesia che nelle prose poetiche, alle quali ho affiancato uno studio di videopoesia che va crescendo di pari passo con la mia maturità scrittoria.
Non possiedo un corpo organico di poesie tali da poter proporre un libro ad una casa editrice, cosa che forse neanche è in realtà una priorità per me che scrivo, volendo al momento restare fuori dai circuiti commerciali, in quanto capitalizzare l’arte è un gesto che non mi si confarrebbe, ed, anzi, inviterei tutti ad una riflessione in merito…
Per concludere, direi che la mia poesia non è qualcosa che si conclude nei versi, ma che mi accompagna nella mia esistenza di persona resistente, in questo mondo, il nostro mondo, dove, inspiegabilmente, ormai tutti hanno la possibilità di creare bellezza, ma, chi mancando di gusto ed amore per l’arte, chi per non avere ancora tagliato il traguardo di Apollo, facendosi cantore nel suo tempio, perchè allontanato dall’alienazione che produce l’esistenza, all’oscuro dalla luce del verbo poetico, la gente non è capace di confrontarsi con eleganza, nemmeno nel suo stesso specchio, al quale appare come fantasma, lenzuolo senza nulla sotto, un vuoto coperto in diversi modi: dalla pelliccia con cui simile massacra simile per l’abbiente, al fazzoletto per le lacrime dell’indigente senza fantasia.

CONCERTO AL MINIMO

hai scavalcato il pianoforte fino alla sua coda- fino a tastare le corde che tese a capestro con un pizzico o più di follia davano la morte sospesa nel nastro fatto scorrere al collo che pendendo una nota sul petto fanno il cuore maiuscolo più dello spazio- stella nana- stellina di ottave in colonne di marmo sonoro- e cerchi- dall’alto scorgo e cerco dalla cupola quanto di celeste ormai giunto- quanto dista l’oscuro nell’ordine spartito da dio- se ha un suono il suo passo sulla scala o porta- un profilo di mani giunte fanno un coro su questo pavimento che hai ormai tentato capovolto quando con tutta la voce- tutte le voci sono uno schianto?

SOLFEGGIO A RECLAME DI BOCCA PERSA
l’odore della ruggine sulle spezzate corde vocali, al fumo perso nella veglia in speme di tua gloria, sul mio taccuino di parole annegate, che scorrono nell’apnea su di un vagone letto pieno, a passeggeri stranieri, me emigrante, al volo sul verbo, dall’essere passerella di reclame incompiuti solfeggiandoti appena con la mano sulla luna piena, alla tua fuga sul mio minuetto strozzato come il lungo collo di una bottiglia vuota, d’un profumo che ha perso essenza e spirito di ricreazione e più non scia, di scia in scia nei quartieri d’una tua memoria d’abat-jour, che accesa mi ricorda come ovale cameo d’un ritornello scenico di ballerinetta scalza, su di un siparietto da rivista, che aperto, come le mie gambe si chiude sulle gambe tue quando sceso, lo sguardo basso, non vede che un piede del tuo abisso sfilarsi dal corpo l’ultima parola della mia lettera alla tua bocca.

ACCENTO MINIMO (del plagio)
ti strangolerò
con del filo-
il filo del
discorso
spezzato in
ogni briciola
del tuo silenzio-
……….
(ingurgitata pausa
sosta e plagio
che si nutre di
te nello
scarto di
noi)

SENZA ISPIRATORE

Ave gloria dei poeti!
Sappiate che l’ispirazione
È quella che prende
Al mercato del pesce
Al discount
All’ ospedale
Quando dalla lista depenni
La tua piccola morte quotidiana

Quando ti prende il sentimento
e l’alibi l’hai perso
sul tuo stesso cadavere

dentro l’aria tua
ad ogni respiro
vedi come sviene ?
….
perché di morirne
a momenti
è l’unica possibile vita

INTERLUDIO O DANZA

Nelle fughe e nei ritorni,
correvano le 2.10 del 2.6.20…
quando mi ricordai di dimenticarmi su di un prato bianco,
di nuovi neri superiori
d’altri i dondolii
scattare oltre il portale delle Città
aperte alle bocche
e ai seni
fiumi e fiumi
di lattee vie
che sgorgano allo Spazio
nella chiave che m’appunta ora scolorita
come la rosa bianca
la cui curva dolce scopre i pendii dei suoli e dei picchi
per confessarle l’artificio
di una parola d’Ordine
prima della nota
così ch’io possa co(n)/mossa
sgorgare limpida e libera
scivolare
oltre le sfere e ruote
oltre ogni quadro
che tiene in sé
l’inquadrabile
ed il contenuto
al quale
non regalare il peso
né gravità

SCOLPIRE L’ARIA

Trattenni tutta d’un fiato
l’estasi di quel momento
Poi te la soffiai addosso
sul corpo nudo
E tu mi dicesti
che sapevo scolpire l’aria
COR PUNTO
Sotto l’aureola sinistra
bussa
già come un capriccio
al nervo ritorto
di un cuore al malocchio
che tarantola santo
punto.

SOTTO I FUOCHI

Io non temo
dove riflette il raggio
per ogni colore un’iride
per ogni luce un nuovo
di nuovo inclinato cuneo di sole
per quanto del giorno soltanto
[e calcolano le parabole fino al rosso incendio
per quanto, sarà ormai tutto vano
fino al nuovo giorno –
ti spende allo zenith
ma ruba occhi
per ciechi-]
Fatti di buio, senza ombra
quando
se l’immagine è un lapillo nel nero
tarlo di candele a lutto
non ridarà la scossa
alla sepoltura
in grembo alla madre
terra del funerale
sotto i fuochi.

DONO DI STELLA CADENTE

Cadono –
in luminoso dono
Un tuffo come un alto di cometa
-Cadenti e lucide-
Potrebbero essere
Di gioia / le lacrime
Se fosse come pioggia a ciel sereno
O notte illuminata da presenza
Per abbondanza di sufficienza
O abbandono al Caso
Senza smania…
…Stella…
in un firmamento
Che ruota (!)
A nome Tuo .

Francesca Canobbio è nata a Genova, dove risiede. I suoi versi si possono trovare sul suo blog ufficiale http://asfaltorosa.wordpress.com, dove ha incominciato a scrivere nel 2006, da neofita, coltivando sempre più la passione per la poesia e le lettere, che l’ha spinta a partecipare a numerosi reading ed iniziative artistico-culturali in cui è tuttora attivamente coinvolta. Partecipa in qualità di autrice alla rivista artistico-sociale “Capitalismo-organo ufficiale dell’era contemporanea”,
http://capitalismorivista.wordpress.com  .
Suoi testi sono reperibili sul blog di Francesco Marotta “La dimora del tempo sospeso”, sul blog collettivo “Viadellebelledonne”, sul blog “Poetarum Silva”, sul lit blog “larosainpiu”, su “WordSocialForum”

10 Risposte to “Francesca Canobbio Asfaltorosa”

  1. domenica luise Says:

    Francesca, io sono rimasta toccata sia dalla sincerità della tua presentazione che, in particolare, dall’inizio di Senza ispiratore, apparentemente mormorato: “… l’ispirazione è quella che prende al mercato del pesce, al discount, all’ospedale, quando dalla lista depenni la tua piccola morte quotidiana”.
    Come conosco bene quest’esperienza, sia l’urgenza dell’ispirazione coi versi che incalzano da soli, sia quel depennamento dei vari fastidi quotidiani, che ti impediscono l’abbandono desiderato.

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  2. Francesca Canobbio - rosadstrada Says:

    Gentilissima Cristina, ti sono molto riconoscente per avermi ospitata generosamente nel tuo giardino, nonchè per le belle parole a sostegno.

    con gratitudine immensa,
    francesca 🙂

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  3. cristina bove Says:

    Un vero piacere ospitarti qui, Francesca, con la tua vena poetica originale e preziosa.
    Mi è molto piaciuta la tua autopresentazione, l’ho trovata esauriente non solo della tua scrittura, ma anche della tua anima.
    Grazie di fare parte di questo giardino.
    cb

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  4. Francesca Canobbio - rosadstrada Says:

    ringrazio e saluto tutti gli intervenuti nei commenti, che arricchiscono il mio fare, all’orizzonte, nunzia, giuseppe, margherita, nonchè coloro che hanno lasciato un segno di like a queste mie “cose”.
    ancora un abbraccio ed un grazie a tutti 🙂

    francesca

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  5. margherita ealla Says:

    Ciao Francesca
    trovo molto bello che tu abbia detto della tua poesia e così bene. Mi pare un regalo speciale del giardino (e mi fa sentire meno mancante nello stesso e verso il tuo fiore). In particolare trovo molto rispondente alla tua poetica il punto. “e nell’espedimento del flusso prosastico poetico, che come magma incandescente scratera dal centro per “versarsi” in verso.”, quello “scratera” è perfetto, va ad uscire dal centro per rendere il fluido delle immagini che vanno uscendo, così come la preziosa cura del suono.
    Un caro saluto! un abbraccio

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  6. Teobaldelli Giuseppe Says:

    Beh, Francesca…, che ti posso dire?! Non so bene… anche perché sono stanco e ho sonno; tra un po’ lavo i piatti e vado a dormire. Bello questo dormire!, vizio del poeta: mio-io che sono dormiente sempre in attesa di sogni. Inutile dirti che sono tuo “fan” (non “fanculo”, eh!), sei straordinaria ed extra-ordinaria poetessa per niente fessa e – questo conta – dal grande animo!, che in canto ben sai trasfondere. Tu hai precisa, bene in mente la chiara, netta, bella “virtù della parola”. (Ho condiviso questa tua pagina su facebook e su Twitter – è il minimo che posso fare -). Saluti Giuseppe Teobaldelli Teo de Baldus Maceratensis

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  7. Anonimo Says:

    Una gran bella voce poetica, accorta ad esprimere bellezza ed eleganza nel verso. Questa penna meriterebbe d’essere attenzionata e pubblicata in cartaceo, anche se comprendo e condivido le perplessità dell’autrice sulla mercificazione della scrittura, piaga dei nostri tempi.

    nunzia binetti

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  8. allorizzonte Says:

    Così bello lasciarsi popolare da versi e fanghi, e terre senza cieli delittuosamente illuminati.

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  9. Nel giardino « asfaltorosa Says:

    […] https://giardinodeipoeti.wordpress.com/2012/11/06/francesca-canobbio-asfaltorosa/ […]

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  10. Francesca Canobbio - rosadstrada Says:

    Grazie infinite alla cara Cristina per l’ospitalità nel suo prezioso ed elegante giardino della poesia.

    F. C.

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