Luigi Finucci

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Notte. Silenzio. Morte. Nome.
Sono queste le parole da mandare a memoria fra quelle che compongono la poesia di Jón Kalman Stefánsson, poeta e narratore islandese, poste in esergo a La prima notte al mondo di Luigi Finucci.
Notte. Silenzio. Morte. Nome.
E viene da chiedersi quale sia questa prima notte; se la prima del mondo, la primordiale, nell’insondabile e inconcepibile spazio e tempo dell’universo, oppure la prima al mondo in quanto viventi, umanissima venuta o sparizione: infinitamente minima. Forse in questa oscillazione, in questo dubitare, si compie il mistero che contiene questo libro. Oppure il mistero è qualcos’altro che viene pronunciato: la quarta delle parole, il Verbo
Nascere, nato.
E’ nato un bambino sulla terra,/ tutti hanno descritto/ l’evento come consueto.// Un essere piccolo scaraventato/ su un globo sparso in un/ indefinito spazio nero:/ una catastrofe vista da fuori/ diventa un miracolo.
Dalla prima (A una distanza che non comprendo) fino all’ultima delle quattro sezioni – la sezione che dà il titolo all’intera silloge – Luigi Finucci disegna un tracciato circolare, una sorta di perimetro che possiamo definire casa, luogo contenitore nel quale sostare: cerchio, orbita, igloo protettivo nell’estremità feroce degli elementi cosmici al cospetto dei quali

l’individuo si viene a trovare. Sulla linea di questo tracciato, che conduce dall’ infinitamente grande (infinitamente oscuro) spazio siderale fino alla puntura bianca di spillo della nascita, rappresentata dalla bellissima metafora nel Polo – abbaglio, chiarore di gelo e di neve, apice massimo e insuperabile di origine (e, proprio per questo, principio incontrovertibile di fine) – ciò che il poeta ci permette di incontrare è la sospensione nella visione. Il soggetto è lo stesso scrivente: sempre. Gli occhi che vedono, però, non sono due soltanto: ad essi si va sovrapponendo uno sguardo altro, proprio di chiunque si accosti alla lettura e partecipi perciò al quadro osservato e descritto.
Si compie la visione./ Sono all’interno/ dell’intestino della terra,/ non posso fare a meno/ di essere in pace con/ la mia interpretazione.
[…]                                                                      

dalla PREFAZIONE  di Silvia Secco

*

testi scelti


Atomi, si muovono
nello spazio imitando
un perpetuo sodalizio.
Il caso vorrà, nell’istante
imprecisato, che si formi
un assioma complesso.
Vita. Senza bisogno alcuno
di definizione.


I vulcani si acquietano, perdono
la loro efficacia distruttiva.
Le acque chinano il capo.
Nel luogo più oscuro, le possibilità
di vita hanno le sembianze
di una cellula. Le origini
hanno parvenze insolite,
non hanno linguaggio.
Solo il terrore
di essere scoperte.


L’universo è solitudine
come la sorte umana.
L’ espandersi è una pretesa
vacua: la linea procede
lenta. Le connessioni
si dilatano, le galassie
o meglio le relazioni
chiedono asilo. Nel mezzo
un buio insondabile.
Sembra quasi che le distanze
abbiano avuto inizio nel giorno
in cui gli occhi si siano chiusi,
disobbedendo all’instancabile
forza della luce.


Il declino delle stelle ha un nome:
no come la morte umana. Brucia
e inghiotte due o tre pianeti.
Si consuma senza danno il buio
a dispetto della luce.
Non è morte: la polvere stellare
vagabonda ed ebbra si raccoglie
alla costruzione di un amore
dalla luminosità circolare.


Chiederanno in molti
delle stalattiti del cuore,
nelle profondità dei pensieri
malsani, nelle vergogne
e negli anfratti. Una rigidità
fermerà il corpo a mezz’aria
l’abisso sembrerà interminabile
tra le sconfinate rotte dello spazio.
Ai margini tutto svanirà,
nebuloso sarà l’afferrare
una traiettoria di un buio
agghiacciante.


Luigi Finucci è nato a Fermo il 15 maggio 1984. Dopo aver vissuto fino alla maturità a Montegiorgio, ha vissuto tra Urbino e Firenze per poi tornare a Fermo, dove attualmente risiede.
Ha pubblicato due libri di poesia: Le prime volte non c’era stanchezza (Eretica edizioni – 2016) e Il Canto dell’Attesa (Ladolfi Editore – 2018).
È presente con suoi testi in vari siti, tra cui Atelier, Poesia del nostro tempo, L’Estroverso, Margutte, AlmaPoesia, Poetarum Silva, Poeti del Parco, NiedernGasse, Poesia Ultracontemporanea, larosainpiù, Inverso – Giornale di Poesia e L’altrove – Appunti di poesia. È stato vincitore della XXV edizione del concorso “Poesia di Strada”. Collabora con alcune riviste online e alcune sue poesie sono state tradotte in diverse lingue, tra cui il rumeno e lo spagnolo.
Ha poi pubblicato anche tre libri per bambini, in rima, per la Giaconi Editore: L’aspirante Astronauta nel 2015, Il paese degli Artigiani nel 2018 e Il Mondo di Sotto nel 2021 e un albo illustrato poetico dal titolo CAMMINO – sulle orme di San Francesco nel 2022.

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