Ho un’immagine in mente quando penso ai versi di Elina Miticocchio. Un’immagine che in me si è fatta strada lentamente, come uscendo dalla nebbia finalmente definendosi. Non ricordo quale maestro profumiere raccontasse che il segreto di una fragranza avvolgente ma allo stesso tempo discreta, fosse l’alimentarne il desiderio mediante la necessità di avvicinarsi per percepirla meglio. Elina Miticocchio nei suoi testi, dosa, al limite dell’impalpabilità, ogni più piccolo alito di suggestione, ogni piccola vibrazione che si riveli attraverso un universo dal sentore animista, tanta la delicatezza, il sacrale sottovoce cui sono tratteggiati gli argomenti. Un viaggio trascendente fatto di passi e passi piccolissimi (come un ricamo), in punta di piedi attraverso un percorso privo di riferimenti direzionali ma che li sfiora tutti, guadando gli elementi naturali (terra, fuoco, aria, acqua) e la disponibilità degli eventi attinti alla fonte dei ricordi personali. Colpisce l’umiltà della disposizione all’ascolto, alla raccolta della messe di “segni” che sanno rendersi disponibili come embrioni sensoriali e di pensiero. Elina Miticocchio non detta, non suggerisce, non chiama in prima persona, si fa piuttosto mediatrice di qualcosa che è dentro e attorno, suo e di tutto/tutti. Evidenzia ciò che ha bisogno d’essere evocato al fine della migliore intuizione, comprensione, ricerca. Lieve (ma non fatua) come il battito d’ali di una farfalla, la sua poesia si offre contemplativa, senza schiamazzi ad alimentare quella logica del caos capace di farsi movimento interiore, tempesta o moto placido, così come ognuno sarà portato a percepire, proiettare nel proprio immaginario, avvicinandosi.
*
Nell’istante tutte le epoche
Nuvole e sogni si spostano
lente un respiro di Luce
(mi) fa luce
La retina pesca dai fondali
dell’iride la terra delle nuvole rimbalza
una tana d’ore
fino al mattino dentro l’aria di verdi altipiani
in ferie il tempo è fuggito
lontano
*
Annodato a questo giorno
luminescenza segreta
c’era un mistero
fiori che sognavano di migrare
senza radici partire e poi
entrare nelle tasche di un bambino
o anche in un’isola di vetro
Anno dato
incubatoio.
*
Ho avuto case ad abitarmi
nessuna cosa è perduta.
Le tue stanze senza porte avevano oblò
non troppi mi sarebbe parsa una prigione
così l’ho scambiata per una nave.
Anche di notte faccio ritorno
senza parola approdo appiglio
sosto e attendo
spengo la luce tesso illusioni
filo il miracolo d’onda immobile.
*
La parola spesa
presa all’amo divenne
guerra e sole
e non valse una cornice
per disegnare i volti
stretti schiacciati nella valigia
di cartone le scritture esuli
naufraghe in perenne ascolto di voci
affogate in mare
un perimetro brevissimo di carta bagnata
*
acqua che goccia attenta
narra di rami
neri e scomposti nel chiaro celeste
come tutto è lontano
come è
vicino come silenzio
e bianco il dorso della mano
del piede circonda
poi si apre
sospeso il cielo
il giorno
*
Tra code di luce il giardino
e una sera di corde
aperte crepe in un cristallo
Della falce della luna
delle mani al cielo
recito il bianco.
Del viaggio e del labirinto
della stanza
di mia madre
conto i passi
e germoglio figlia
un canto che rinasce.
*
Abbaglio di lume
gittata di stelle
coraggio della carne
la vita si svolge nel retro
la neve è solo un’invenzione degli adulti
non scrive alla finestra
accendi la luce
chi teme il viola
della neve ha solo paura
del suo cielo del suo fiato
stanno tornando
le bambine dai capelli rossi
di fuoco ceppaie e di vento appigliano
destini in un sonaglio
al gancio stretto
appende vita la ragione
un rosso crepitante di papaveri in fiore.
***
Elina Miticocchio nata a Foggia l’11 maggio 1967, dopo gli studi classici si è laureata presso la facoltà di Giurisprudenza di Bari. Nel 2014 è stata selezionata per far parte di una plaquette dal titolo “Le trincee del grembo” – Dodici prove d’autore al femminile – dell’Associazione Culturale LucaniArt. Nel maggio 2014 ha pubblicato per la casa editrice Terra d’Ulivi la raccolta poetica dal titolo “Per filo e per segno”.
Cura il blog “Imma(r)gine”.
Tag: Elina Miticocchio
25 marzo 2015 alle 09:46 |
Poesia intrigante e suggestiva, come ben sottolinea Doris nel suo commento. Poesia che suggerisce in una dimensione umbratile e schiva che sento molto vicina. Grazie a entrambe!
"Mi piace""Mi piace"
24 marzo 2015 alle 10:28 |
Cara Elina, come promesso, ho letto e mi sono lasciata trasportare da questi versi dolci, malinconici, a volte, ma pregni di amore per quel qualcosa custodito in fondo al cuore. E spesso sono i nostri ricordi più belli. Grazie!!
"Mi piace""Mi piace"
22 marzo 2015 alle 08:05 |
Ben fa Doris Emilia Bragagnini a scrivere della “messe di segni”, ricchissima e, al contempo, profusa con delicatezza inusuale dai versi di Elina Miticocchio, che torno a leggere con gioia. .
"Mi piace""Mi piace"
21 marzo 2015 alle 22:44 |
L’ha ribloggato su IMMA(R)GINEe ha commentato:
grazie Doris
"Mi piace""Mi piace"
21 marzo 2015 alle 22:19 |
grazie Doris della cura, dell’attenzione e grazie a chi è passato e mi ha regalato il suo “segno”
"Mi piace""Mi piace"
21 marzo 2015 alle 21:44 |
“recito il bianco”…parola e silenzio…”le bambine dai capelli rossi”… tempesta e quiete nei versi/ricamo finissimo di Elina Miticocchio per narrare ciò che come il mistero non ha radice…
"Mi piace""Mi piace"
21 marzo 2015 alle 15:44 |
Ringrazio per questa bella lettura nella quale sono felice di incontrare il privatissimo lessico con cui anch’io traccio il perimetro di una voce che trovo pulita e autentica: delicatezza, sacrale sottovoce, ascolto, viaggio, accoglienza, umiltà…
Patrizia Sardisco
"Mi piace""Mi piace"