Lucia Tosi

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Le poesie di Lucia Tosi mi hanno posto una domanda fin dalla prima lettura: perché dobbiamo toccare questi estremi di dolore, che libera dal tappo la botte della poesia e il vino inebriante? Non potrebbe, una poetessa, avere la sensibilità normale, come quelli che poeti non hanno mai pensato di essere e, al massimo, hanno scritto una dedica romantica nei fumi del primo amore?
Nei momenti di debolezza vorrei essere più normale anch’io. Poi mi chiedo che cosa significhi essere “normale”.
Mi sa che i fumi del primo amore, per i poeti, sono perenni, tutta la vita su una soglia artistica e di pensiero da oltrepassare e sempre avanti così.
Partiamo dalla prima poesia di Lucia Tosi, Tempor(e)ale: già il titolo è emblematico, il temporale è adesso, in tempo reale. Non è un ricordo né un timore per il futuro, è in atto: “Ridendo pensavo che la morte, goccia più, goccia meno, sarà come il temporale d’estate improvviso, invalicabile. Senza riparo, senza rimedio. Bagnarsene fino in fondo”.
Quel “ridendo” è sarcastico, graffia come una stilettata. E com’è bello quel passaggio all’infinito: “bagnarsene”: dalle gocce all’immenso della morte, che tutti ci prende.
E più avanti: “A guardar indietro parmi d’esser stata di pietra: neanche il tempo per graffiarmi il volto e buttarmi a terra, nel buio, a brancolare”.
Quel “graffiarmi il volto” mi fa pensare alle lamentazioni delle tragedie greche e quel “buttarmi a terra” ad un verso simile del Leopardi, ne La sera del dì di festa: e qui per terra mi getto, e grido, e fremo”, ma non è il solo Leopardi o Lucia Tosi, è l’eterna umanità storica che si lamenta: qualche volta anche a me è venuto questo bisogno perché buttarsi a terra è come cercare un conforto di radici oltre che un gesto di grande avvilimento: la terra è madre di ognuno e ci accoglie dopo la morte.
La terza poesia è dedicata a Cristina Bove, l’amica poetessa dalla vita semplice, di marmellate e talee, qui il tono di Lucia si addolcisce: “Non avresti bisogno di parole se non che ti furono date in cambio di una vita che non è mai stata solo tua”.
Nell’ultima poesia proposta Lucia invoca una tregua e un rifugio sperando che le esigenze quotidiane non la inseguano fin nel profondo della propria poesia, il suo “carcere libero” “con tutte le torture più raffinate che mi infliggo per sentire se ancora vivo”.
Dopo il conforto dell’amicizia con un’altra poetessa, ritorna l’angoscia esistenziale che non conosce mezzi termini ed ha bisogno di spiegarsi in parole come per chiarire a se stessa la dimensione di tutto questo se non il suo perché. Il dolore, esplorato, vissuto e rivissuto, le fa percepire di essere ancora in vita, come quando ci mordiamo la lingua ed il male ci sveglia.

Domenica Luise

                                      

Tempo r(e)ale

Sono entrata in una vasca di nebbia
un lattice tagliato da lame di sole
un telo d’azzurro militare sopra
a farmi pensare a niente di buono.
Ho vagato paziente, riprendendomi il tempo
di andare: le gambe inchiodate, stordita
la testa, ripetendomi Arsenio. E il diluvio
era già pronto ad esaudire i pensieri:
turbine esatto, luce sbigottita, cartacce
e tendaggi travolti dal bianco, odore di zolfo
di ozono di ferro arrugginito, tregenda di fili
e camicie. Lì l’acqua avanzava come un muro
qui ero all’asciutto, ancora per poco.
Ridendo pensavo che la morte,
goccia più goccia meno, sarà
come il temporale d’estate
improvviso, invalicabile.
Senza riparo, senza rimedio.
Bagnarsene, fino in fondo.

                                     

Mostratevi entusiasti di avermi conosciuto

La vita si fa poco per volta:
coi sensi di oggi non riconosco
quello che allora, e più indietro,
devo aver per certo provato:
per il sangue le morti
– da spiaccicamento autostradale o da malanno –
i suicidi.
Ogni volta una diga che tracima
un vajont di disperazione.
Come l’acqua che si ritira
non si sa dove – di tanta
che n’è scesa – anche il dolore
lo risucchiano il da fare
del giorno e l’invocata tenebra.
A guardare indietro
parmi d’esser stata di pietra:
neanche il tempo per graffiarmi il volto
e buttarmi a terra, nel buio,
a brancolare.

                      

Fumi

ho sognato una collina verde
con campi lavorati e boschi
in cima un castello antico
a ben guardare spuntavano
da dietro le torri altre torri
metalliche rugginose e fumose
una portomarghera di montagna
ho girato le spalle aperto gli occhi
per non vedere
fuori una nebbia novembrina
l’afa di là dai cortili il tram
che stride come un pavone
hanno disciolto l’incubo

                              

a Cristina Bove, in margine a “tregue”
questo è un altro pianeta:
asteroide in fuga nella tua orbita
passo ogni mill’anni
a riprendere la corsa. fuori
imperversa la miseria
delle beghe canine
di chi poeta dice
di essere e non sa.
marmellate e talee, tale
la tua vita d’uso che si spande
in ore. quella di sopra
ha la forza delle ere
che ti danzano attorno:
non avresti bisogno
di parole se non che
ti furon date in cambio
di una vita che non è mai
stata solo tua

                       

mettere da parte il giorno

duro fatica a pensare
ci vuole spazio e una tregua
mettere da parte il giorno
con i suoi annunci e proclami
sperando non mi insegua
fin nei sotterranei della casa
dove ho il mio rifugio
di talpa il mio carcere libero
il pensatoio strozzatoio
con tutte le torture
più raffinate che mi infliggo
per sentire se ancora vivo

                                         

Per chi volesse leggere quello che considero un gioiello della sua poetica  ecco “il piccolo alfabeto del malumore”, nella Dimora del tempo sospeso di Francesco Marotta

e c’è ancora molto altro da scoprire nel blog da lei condotto  Il lunedì degli scrittori

14 Risposte to “Lucia Tosi”

  1. fattorina1 Says:

    Lucia scrive poesie intrise che non evaporano, al contrario intridono il lettore e si lasciano scoprire come la nuvolaglia tempestosa che annuncia una bufera..

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  2. Lucia Tosi | il giardino dei poeti Says:

    […] continua a leggere   […]

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  3. marinaraccanelli Says:

    Sono poesie che agganciano, bloccano chi legge come quel temporale, che mi ha subito immagato – subito, come prima poesia di Lucia Tosi da me letta.
    Turbine esatto, luce sbigottita: e quella sensazione di essere in salvo, ma solo per poco.
    C’è qualcosa di estraneo, in queste poesie, ma anche tanto di familiare – parlo di sensazioni mie, naturalmente, al di là di di un apprezzamento più che positivo per la qualità originale dei testi.
    Sento una profonda affinità verso tutta quest’acqua, il vajont di disperazione, il sogno di un castello che non sia un portomarghera di montagna, e altro ancora
    marina

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  4. lucypestifera Says:

    ehi, cristina e ferni, andateci piano, andateci piano tutti/e, se no la schività (si può dire schività? ritrosia è troppo 800esca) avrà il sopravvento, definitivamente. è interessante scoprire cosa vedono e apprezzano coloro che ti leggono: per esempio, questa cosa della prospettiva grandangolata, cristina, mi soddisfa pienamente, dà un nome a qualcosa che effettivamente mi pare di fare, così come l’attitudine all’incisione nella polpa, come dice fernanda.
    rinnovo l’abbraccio inclusivo alquanto!

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  5. cristina bove Says:

    Lucia è una poetessa eccellente, ma così schiva che ho dovuto fare opera di convincimento affinché mi permettesse di pubblicare i suoi testi qui.
    Sono felice di avere insistito.
    A me sarebbe piaciuto pubblicarne di più, tuttavia mi sono accontentata di questi tre che lei mi ha affidato.
    Domenica Luise ha toccato punti essenziali della sua poetica, ha dato risalto al fuoco che la anima.
    Penso che tutti i suoi versi, che conosco e ho amato dal primo fiorire, siano la sintesi della sua percezione della vita. Sembra che riesca a vederla attraverso una lente grandangolare, e a restituirne con grazia, anche quando la voce è veemente, il senso più vero e profondo.

    Cristina

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  6. fernirosso Says:

    frammento1-
    Ridendo pensavo che la morte,
    goccia più goccia meno, sarà
    come il temporale d’estate
    improvviso, invalicabile.
    Senza riparo, senza rimedio.
    Bagnarsene, fino in fondo.

    frammento 2-
    Mostratevi entusiasti di avermi conosciuto
    La vita si fa poco per volta

    frammento 3-
    da dietro le torri altre torri
    metalliche rugginose e fumose
    una portomarghera di montagna

    frammento 4-
    questo è un altro pianeta
    fuori
    imperversa la miseria

    marmellate e talee, tale
    la tua vita d’uso che si spande
    in ore. quella di sopra
    ha la forza delle ere

    frammento 5-
    mettere da parte il giorno

    ci vuole spazio e una tregua
    mettere da parte il giorno
    con i suoi annunci e proclami
    sperando non mi insegua

    dove ho il mio rifugio
    di talpa il mio carcere libero
    il pensatoio strozzatoio
    con tutte le torture

    per sentire se ancora vivo

    GRAZIE LUCIA- intensa e acuminata l’incisione nella polpa,carne della parola, per mettere al nudo la vita, forse anche giocarsela in un ludico ingegnoso incastro di amore e dolore. ferni

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  7. lucypestifera Says:

    felice della splendida e generosa accoglienza da parte di cristina bove e di tutti gli amici che partecipano e collaborano al “giardino”, colpita dall’affetto e dalla profondità della lettura di mimma, che ha scorto il consapevole richiamo al “dolore” leopardiano, abbraccio tutti: anna, anna maria, margherita, meth e francesco, che mi onora, e mi sprona, invitandomi ai “quaderni” della dimora.
    grazie!
    lu

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  8. margherita ealla Says:

    una morte non per fuoco, ma per acqua (senza scomodare Phlebas il Fenicio di Eliot de “la terra desolata”), goccia a goccia, nello stillicidio dunque del quotidiano che inonda anche se “La vita si fa poco per volta”,come in questa parte bellissima e che, in questa parte altrettanto bella, ti fa dire “Come l’acqua che si ritira/non si sa dove – di tanta/che n’è scesa – /anche il dolore/lo risucchiano il da fare/del giorno e l’invocata tenebra./A guardare indietro /parmi d’esser stata di pietra:”;
    di tanta acqua, di tante gocce come di vite, come dei “di tanti che mi corrispondevano”…, perché nella poesia di Lucia di corrispondenza con gli altri ve n’è tanta e anche questo inonda e fa bene.

    E benissimo anche Mimma che aggiunge una lettura acuta ed empatica, preziosa, nella sua nota.

    Grazie, un abbraccio a tutti!

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  9. meth sambiase Says:

    La vita non scorre liquida come su di un nastro ma è fermata al centro di un pensiero che nasce da un corpo, da un sogno, da un luogo; viene analizzata nei versi e riportata all’esterno, alla ricerca anche di una possibile saggezza da lasciare (lasciarsi) in eredità. “La vita si fa poco per volta”, niente viene censurato (bellissimo il verso della montagna portomarghera, ci catapulta nella palude grigia delle fabbriche ormai sterili) a partire dai propri rifugi, in nome di quel sentire purificato che ci rende ancora esseri pensanti. Non resta altro che accodarsi ai complimenti.

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  10. francescomarotta Says:

    Dico solo che mi piacerebbe raccogliere in un “quaderno” tutti i testi poetici che Lucia ha postato sul suo blog.

    Un caro saluto a tutte, e a tutti.

    fm

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  11. venerdì santo, santissimo « il lunedì degli scrittori Says:

    […] sono qui Like this:LikeBe the first to like this […]

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  12. Anna Maria Curci Says:

    Bene fa Domenica Luise, a dichiarare lo spiazzamento possibile dinanzi alla poesia di Lucia Tosi, che si manifesta come pietra e stilettata e fronda e fionda, che sceglie per sé, drammaturga e attrice e serva di scena impertinente, le vesti di Orfeo e quelle di Euridice. Ma il suo Orfeo sceglie “il carcere libero” della discesa agli inferi perpetrata quotidianamente e la sua Euridice, saggia e beffarda, beffarda perché sa, da quegli inferi rende acuta la vista e aguzza la penna a chi del tempor(e)ale regge lo sguardo.

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  13. Ad Sidera Says:

    Bravissima Lucia Tosi, grazie di averne fatto un post! perché le poesie di Lucia Tosi vanno assolutamente conosciute e diffuse di più

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