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Angelica Cante

9 giugno 2015

 

Spalle al lupo”. Apre su uno sfondo che concede più possibilità l’emblematico titolo scelto da Angelica Cante per nominare la sua prima silloge poetica, dove già dall’ìncipit s’intuisce la dimensione psichica in cui si sarà calati proseguendo, passo dopo passo, nel fitto e denso “bosco” d’ immagini con le quali la poetessa redige il proprio paesaggio interiore: una selva di fotogrammi frastagliati dai forti chiaroscuri. È la sua poetica, la sua impronta – orma – fatta parola, che si dà visceralmente. Uno scorrere pulsante attraverso travasi di scabra visione surreale dove scabrità è necessaria, dove scanalature sono affondi tra passato e presente che vengono in contatto, vasi comunicanti, rivoli a convogliare immagini che non si collocano ma s’imprimono, pervadono, con il flusso inarrestabile della loro potenza suggestiva: scorrere di piani basculanti che oscillano tra la disarmante, pura visione bambina (con la sua labilità propriocettiva) e la sezionante, spietata rivisitazione adulta della stessa che violentemente s’impone ad annientarne il sogno.

È in questa fusione, contaminazione sinestesica d’- uggiolante – drammatica rappresentazione che s’incontra, si percepisce, si respira la tensione dominante dall’innegabile potenza espressiva con cui l’autrice scandaglia se stessa affidandosi al mezzo della Poesia, in un cercarsi, rincorrersi tra i versi in proiezioni che, come gioco di specchi, rifrangono quanto sotto la spinta di una forte pulsione emotiva viene convogliato in – forma – grazie alla sua straordinaria sensibilità artistica.

Amore, irrisolto interiore, dolore, conflitto, questi i temi che dispongono una – pista – da seguire testo dopo testo, laddove le tracce portano a una chiave di lettura complessiva dell’ opera: il lupo inteso non come aggressore o antagonista esterno ma come quella parte del sé annidata nella zona più lontana e profonda del proprio essere a “racchiudere” il desiderio d’ –incorporare- quello che viene inteso come –bene- necessario alla propria sussistenza sia esso da perseguire con intensità autodistruttiva. Non esiste compiacimento nella materia immaginifica di Angelica Cante dove fragilità e furia si dibattono sull’unico vero campo di battaglia: il Soggetto.

Sapere se nell’ intenzione di Angelica Cante, “Spalle al lupo”, sia inteso come rappresentazione di un invito a essere catturata dal morso di quel -qualcosa- impossibile d’ ammansire al quale non opporre resistenza, pena la separazione da se stessa o se venga inteso come atto riassuntivo di rinascita (pronta a emergere nuova da una condizione lacerante, con lo sguardo posto avanti), non è fondamentale, in un contesto poetico in cui tenerle la mano attraverso sentieri che portano alla scoperta dei suoi luoghi segreti diviene sguardo al suo immaginario, palcoscenico di forti emozioni dove ognuno sicuramente troverà qualcosa di sé.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::  :    Doris Emilia Bragagnini

 

 

Photo P.M.

Photo P.M.

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Casa da massaro

mi dicono sia rosso il temporale
che sbatte imposte e tuona
alle finestre gialle come le vene
sulle mani gonfie e lo sforzo
di rauca voce alle gengive nude.

ormai dal sentiero un raccolto di torsoli
e un vento che li smuove appena
segna un autunnale passo
-adesso-
dissonante di ciò che fu di foglia.

ma ogni spicchio conosce infine il taglio,
i miei pensieri slegati già dai rami
quando la terra si fa supina e curva
sulle mie ossa e la tua veste nera.

e aspetto la fredda bruma di pianura,
dimentico del cielo e nessun pianto,
dimentico di squarci e di riparo.

il nuovo marzo ad abbracciare il tutto
sorprenderà la mia voglia di tornare
alle tue mani rosa ed ai ricordi,

ai sogni bianchi di tua madre
deposti nel cortile .

a volte nonno non bestemmiava
lavorava nel granaio e canticchiava


(cosa piangi poi?)

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*

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Requiem

non ho più tempo
/dicevo/
faccio coriandoli
dei giorni rimasti
a far drappo a un corpo di guardia.

non è più tempo
/dicevi/
di carri allegorici dal Falck,
c’è il rischio
di defenestrar ghirlande.

non c’è più tempo
/rispose la terra/
estrema foglia dei pioppi
lungo il chiavistello di Dio.

ad ogni colpo
un contraccolpo più forte.

.

*

Bang

e se avessi finalmente il coraggio.
ti direi che non è più tempo
di parole e di pause riflessive,
né di attese di pause rampicanti
o di quant’altro
tu riesca a celare nelle tasche.

ora mi serve un caricatore a salve,
un grammo di polvere e sparare
in un baule con il doppio fondo,
ché il buio non trapassi e che
le ossa non fuggano all’incoerenza.

al diavolo le cure o il tuo guarirmi.

è tempo di discorsi inconcludenti
per annullare il vizio alle domande
tra i capelli che ho amato e.

la violenza di un taglio
rimasto incastonato
su di un pettine,
rimasto tra le gambe(,)

semichiuse che aspettano
una voglia ormai lontana e.

tra gli occhi grigi di mia madre.

*

Angelica Cante è nata a Giugliano in provincia di Napoli.
“Spalle al lupo ed. Kimerik 2009” è la sua opera prima, altre brevi raccolte sono ospiti in siti dedicati (neobar, larosainpiù, il giardino dei poeti). Poesie e fotografia sono il suo modo di raccontare il suo piccolo mondo, una figlia, il compagno, il cane, il gatto, il coniglio e poche altre splendide cose.

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