Archive for the ‘Luciano Nota’ Category

Luciano Nota

22 ottobre 2015

NATURA MORTA

Se da me a te
l’anima è obliqua
se in qualche spazio
tu ti muovi
giulivo
rifugiandoti in contesti
sovrumani.
Se custodisci il tempo
l’assetto d’ogni cosa
consacra
queste pere piene d’ansia
questa mela putrefatta
questo scarto di lattuga.

STANOTTE

Entra nel mio covo
e non strigliare ti prego le suole.
Entra e parlami di te
del tuo lido.
Dimmi se vuoi del tuo credo
degli amanti.
Io ti dirò del diamante
che non ho mai posseduto.
Quanto alla rena
lasciata sull’assito
la coglierò stasera
prima di mezzanotte.
Stanotte sarà vampa
la terra nella mia scarpa.

 

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Luciano Nota

10 aprile 2013

ioio

Nota è poeta che assume le minutaglie a misura dell’essere; non è interessato alla bellezza, e neppure all’orrore; si vede creatura di poco conto e chiama a sé chi gli somiglia e non si erge a dominio di niente e, anzi, ha le scarpe come le sue. E le “scarpe” sono una bella metafora per dire il viaggio all’interno della vita, senza suture e ormeggi, un viaggio che sporca e traccia, quindi, il percorso. All’interno della triade– scarpe-rena-diamante- vanno a braccetto l’umanità, le minuterie e la bellezza.

“Mio fratello
è chi assottiglia gli artigli
dell’ impavido falco.”

Bellissimi e “buonisti” questi tre versi: dicono dell’atteggiamento del poeta dinnanzi all’esistenza; è uno stare fraterno, pacificato, che opera per pacificare. Come dargli torto?

Ma non basta. Emerge, prepotente, la necessità di tenere salda la morsa su quanto di umano si tiene per evitare di far male a qualcuno e, non solo, di sottrargli la sua parte umana.

Perché l’uomo è creatura assurta dal fango ma col rischio sempre di ricadervi e di perdervi l’umanità acquisita; l’umanità è peritura, il Fango è imperituro. Eppure abbiamo doni piccoli che ci fanno immensi: un richiamo, un amore, un soffio, una disposizione d’animo.

Le persone umili che hanno regno su questa terra e il solo loro esserci fa la terra degna di esistere, come il compagno di scuola, nome e cognome, quello “zuccone”.

Si avverte sempre in Nota la sua vocazione di educatore che mai demorde:

“Avrai pure un soffio / da darmi / un veliero. / Resto: / avrò pure da darti / un’inezia /un pensiero.”
La sua certezza imperversa: lì sul Carso  dove sono morti in tanti, territorio di dolore, c’è un fiore da trovare, c’è. La poesia che chiude questa sequenza illustra, fosse necessario, la sua fede nell’uomo, nella natura che  lo conduce dove la vita è gonfia di gioia.

Qualcuno potrebbe trovare semplici o semplicistiche questi contenuti e anche il dettato che le esprime, dettato piano, intriso di terra, che riflette un cielo inteso come specchio, percorso, procedura, mai avvertito come una trascendenza.

Eppure occorre molta abilità per dire ciò che dice e nel modo fermo e chiaro in cui lo dice.

Occorre abilità, nessun dubbio sul significato delle parole (Nota non gioca con i doppi/ i tripli sensi, le metafore sono semplici, quasi lapalissiane); il suo percorso mentale è sobrio e netto, il suo target definito. Chi gioca con le parole  non trova interesse presso di lui e lui non ne trova presso di loro. La sua immaginazione abbraccia la sua vocazione poetica e si estroflette per raggiungere l’altro con un gesto di empatia e di condivisione. Sottoscrivo le parole di Paolo Ruffilli nella prefazione: “ E’ proprio la capacità immaginativa  il motore di questa poesia: un’energia intellettuale, continuamente in movimento e tale da trasfigurare da immagine a immagine, in un vorticoso bestiario di esempi quotidiani e personali, di memorie e di ricordi (le presenze vive del padre e della madre, accanto ad altre come Giuseppe Melfi o le anziane lucane…), in ogni caso decisivi nel disegnare un insieme dentro al quale passo dopo passo si evidenzia la riconoscibilità generale”.

C’è bisogno di poeti così dopo tanti esploratori del dolore e di nichilisti.

Narda Fattori

            

NATURA MORTA

Se da me a te
l’anima è obliqua
se in qualche spazio
tu ti muovi
giulivo
rifugiandoti in contesti
sovrumani.
Se custodisci il tempo
l’assetto d’ogni cosa
consacra
queste pere piene d’ansia
questa mela putrefatta
questo scarto di lattuga.

STANOTTE

Entra nel mio covo
e non strigliare ti prego le suole.
Entra e parlami di te
del tuo lido.
Dimmi se vuoi del tuo credo
degli amanti.
Io ti dirò del diamante
che non ho mai posseduto.
Quanto alla rena
lasciata sull’assito
la coglierò stasera
prima di mezzanotte.
Stanotte sarà vampa
la terra nella mia scarpa.

MIO FRATELLO

Mio fratello
è chi assottiglia gli artigli
dell’ impavido falco.
Ha il dorso ad arco
e non scalza il midollo.
Ha un ampio varco
uno scrittoio
un ammasso di faville.
Non s’apposta dentro il fosso.
Appena desto
alloggia come perno
su un accordo di frequenze.
Collana dello sterno.

SIPARIO

Allargata la morsa
con tagli più antropici
ognuno col proprio strato
il suo allegato
si muova tra i vivi.
Se davvero c’è un sogno
un passaggio
ben venga il dosso duro.
Dal più criptico pantano
al supremo dei vivai
il fiore ha sempre un nome.
Ci adocchia
ancora fango
l’Imperituro.

RESTA

Ti seguo seguendo il verso
del merlo e del fagiano.
Mio caro, è un brivido
vedere il tuo capo
riflesso nel canale
non è stabile.
Sul labbro
un vocabolo fermo:
resta.
Avrai pure un soffio
da darmi
un veliero.
Resto:
avrò pure da darti
un’inezia
un pensiero.

SUL CARSO

Schiaffi di sera
ovunque poso i miei passi.
E procedo a ritroso
schivando tonfi di moschetto.
Un masso crivellato
non più d’aria
mi porta dritto al fiume.
Devo giungere al greto
prima delle api.
C’è un fiore che mi aspetta.

LE ANZIANE LUCANE

Le puoi ancora incontrare
con bluse rammendate e scialli neri
poggiate agli usci delle case.
Col santino nel grembiale
parlano ligie dei figli lontani
limano con cura i grani dei rosari.
Sono loro le anziane lucane
abili querce che sfuggono i tempi.
Con gli occhi dipinti d’antico
e la tremola mano
sembrano tutte mia madre.

GIUSEPPE MELFI

Il mio compagno di scuola
mi chiamava compare.
Ricordo
lo aiutavo a capire Pitagora.
Ci siamo trovati una sera
a bere un bicchiere
lui con le braccia possenti
la solita gota rosata.
Ricordava per bene le lezioni di scienze:
i fagioli fioriti in bambagia
il neutrone
la lampada accesa col limone.
Stringendomi con passione la mano
posandomi in tasca una biro
mi disse: ” con questa, almeno in una,
riporta il mio nome”.
BASTEREBBE

Basterebbe che un giorno qualunque
qualcuno si occupasse dei grilli
chiedesse al maestro diverso
di versare più aria nel vento.
Basterebbe prendere ad esempio
la lucciola dai toni speciali
cominciare a brillare le sere
masticare per bene le pietre.

Luciano Nota, “Tra cielo e volto”, Edizioni del Leone -2012- prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta.

Luciano Nota è nato ad Accettura in provincia di Matera. E’ laureato in Pedagogia ad indirizzo psicologico e in Lettere Moderne. Vive e lavora a Pordenone svolgendo l’attività di Educatore. Ha pubblicato: “Intestatario di assenze” (Campanotto 2008), “Sopra la terra nera” (Campanotto 2010), “Tra cielo e volto”(Edizioni del Leone 2012, prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta). Sue prime poesie sono state pubblicate su varie riviste letterarie e in diverse antologie: “Solo buchi in un barattolo” (Ibiskos- Ulivieri 2011, a cura di Aldo Forbice), “Poesie del nuovo millennio” (Aletti 2011), “Arbor poetica” (LietoColle 2011), “Dedicato a…Poesie per ricordare” (Aletti 2011), “Parole in fuga” (Aletti 2011), “Tra un fiore colto e l’altro donato” (Aletti 2012), “Agenda 2012” (Ibiskos-Ulivieri), “Verba Agrestia” (LietoColle 2012)., “Le strade della poesia ” (Delta 3 Edizioni, 2012) “Poesia contemporanea” (Kairòs Edizioni, 2012, a cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo). Nella trasmissione di Rai RadioUno Zapping a cura di Aldo Forbice sono state ospitate molte sue liriche. E’ presente sul blog di Poesia Rainews24 a cura di Luigia Sorrentino, sul blog di Nazario Pardini “Alla volta di Leucade”,il blog “Poetrydream”di Antonio Spagnuolo, il blog “Moltinpoesia”, “LucaniArt Magazine”, 2 liriche sul sito di RaiRadioTre. Una sua lirica è stata ospitata nella trasmissione “L’uomo della notte” sezione “Poetando” condotta da Maurizio Costanzo.