Poesia come luce
Nei diversi messaggi scambiati con Fernando Della Posta nei primi giri di bozze, l’autore mi offriva ogni volta un’ipotesi di titolo diversa. Ogni nuova proposta aveva però come centro la luce e ne conteneva invariabilmente la parola, segno che il rovello del titolo (che in verità attanaglia quasi ogni autore alla soglia della pubblicazione) era incentrato sul tentativo di ricomprendere i diversi significati, possibilità semantiche, opportunità immaginifiche che si raccolgono intorno al termine luce. Il timore del poeta era che la luce fosse intesa come elemento singolare, escludendo l’insieme delle molteplici sfaccettature, delle diverse temperature, dei diversi colori e corpuscoli che la compongono. Bisognava dare atto al lettore di questa molteplicità ed ecco allora la soluzione prescelta: Sembianze della luce, un titolo multiforme che andrà a svelarsi di fronte a chi legge, testo dopo testo.
La luce è allo stesso tempo la poesia e il linguaggio che le dà corpo, depositandola sulla pagina, è il prisma che la scompone nei suoi elementi essenziali. Si tratta di offrire delle possibilità di realtà, stratificazioni e tagli che mettono in risalto gli elementi rilevanti dell’amore, dell’esperienza di scrittura, della relazione, ma anche della disillusione e dell’impegno civile.
La poesia di Della Posta è una scrittura del possibile nella quale trovare il senso del divenire, quasi una scrittura quantistica, un paradosso del gatto di Schrödinger, dove il testo prende vita e si costituisce realtà solo nel momento in cui il lettore apre la pagina.
La luce ha dunque diverse manifestazioni. Si tratta di apparenze che regalano al lettore diversi sguardi “angolari”, o per meglio dire diverse sembianze della luce.
È allora evidente come già in questo titolo polisemico si nasconda la complessità di un libro che regala squarci e varchi nell’esistenza di chi legge, per gettare lo sguardo, come invita l’esergo iniziale, mostrandosi come opera necessaria, matura, a tratti coraggiosa. […]
Dalla prefazione di Luca Benassi
I solstizi, le marionette,
la diagonale del quadrato
sono tre cose meravigliose
secondo Aristotele magno.
*
Nelle gole il sole raso spazia
come lo sguardo di un amante.
Luce del corallo di cammei disciolti.
Se le dimostrazioni risiedono nei fatti,
già prima che qualcuno le sveli,
non importa tanto il nostro pensiero
ma se stiamo alle fondamenta
o all’apice di un antico edificio
e fino a che punto questo stia per sgretolarsi.
Mentre conversiamo
la luce del tramonto invade le nostre stanze
e ci culla dolcemente.
*
Quegli orribili abbigliamenti
quelli consoni all’età, o alla condizione
ci dicono che ci sono passaggi
nella vita che ci sono obbligati
– goffo, persino l’imperativo
come la biglia che s’ingolfa
nel muricciolo di sabbia asciutta.
S’incomincia da una pagina bianca
che anela ciecamente ad una scritta
a chiare lettere che recita:
“Finisterrae!”, poi la bufera.
*
Non è facile, non è facile catturare una luce
nel temporale portato dal vento, mentre
la noia pasquale imperversa, e una parvenza
di perdita ci assale, una caduta al ribasso
tra le lente ore che passano, incespicando
in un buco, una gora, una traccia, una fiumara
che s’ingrossa dietro i vetri che si riempiono
di timide gocce di cielo ricacciate nel nulla
dal lesto sole. Altri maestrali si porteranno via
questi già vecchi e fragili puntini di mimosa.
Luce autunnale
Ti stringevi nel tuo chiodo
il collo avvolto in uno scialle violetto
i capelli neri come piume di corvo
sotto una pioggia di foglie.
Avevi un pallore di materia fragile
ma le guance sorprendentemente accese.
Il sole si nascondeva
dietro strali di nuvole blu.
I nomi dei giorni si dimenticano,
restano sequenze che sarebbero indecifrabili
se non ci fossero palpabili emozioni
che più lentamente,
come braci di un fuoco spento
col tempo si dissolvono.
Viviamo scambiando senza volontà
un tepore che è tutto, con cenere.
Convalescenza
Tergiversare sospesi
come fantasmi al mondo
nei risvegli della convalescenza.
I cifrari si riducono all’osso
e l’alfabeto dell’essenziale
riacquista la sua importanza.
La sorpresa che fa bene
è quella dei volti che si rivelano alla luce
e che ci rimettono al mondo,
con la sicura delicatezza dei gesti
e dei discorsi, come i nuovi padroni
accolgono il cucciolo
strappato alla nidiata,
che deve ricominciare a fare
lunghi sorsi di vita.
*
Quella sera il poliziotto e suo figlio
vennero da me: scrive versi
– dice orgoglioso – mio figlio – occhi azzurri
forse come sua madre – pensai,
non come le pupille opache di corteccia
di suo padre, forse molto in là
con gli anni – dicci come si sta
seduti sulle nuvole della grazia.
Si sta su nuvole di piombo – pensai,
ma non lo corressi. Dissi solo
che se una piuma dai, una pietra togli
ché la questione non è tanto lavorare
per la ricerca di una gloria duratura,
semmai un amare con costanza
come il gioco del tennista di seconda fila.
*
Vidi la versione sua, più antica
in una giallastra foto d’epoca
spiccicata sua madre
che la seguiva d’appresso
ondeggiante come una giara
nobile contenitore di vissuto
altare apparecchiato di conforto.
Mi dicesti: “sei materiale
vedi occasioni da far tue
sempre senza interpellare
chi stai facendo oggetto
del tuo bisogno d’ammalato”.
Così apristi in me un varco
e capii che per coloro che scegliamo
ci facciamo linfa e nutrimento
e che legarsi è sempre un investire
per diluire la nostra identità,
disperderci per poi trovarci, forse,
senza poterne dare annuncio
– non ne varrebbe poi tanto la pena
pochi starebbero ad ascoltare –
nelle fila delle vite altrui.
*
Siamo stati due punti
che si sono allineati,
trafitti dalla stessa
spietata linea retta.
Non è stato tanto un male
per noi che ad ogni modo
nel nostro piccolo cantuccio
abbiamo trovato la maniera
di colmarci, è stato un male
piuttosto per il resto, tutto intero
che un giorno si è trovato
due persone in meno
a rispondere all’appello.
Turning Point
Lo sprovveduto il principiante
l’outsider – l’ammanco dell’accademia
che viene subito colmato
con la semplicità impossibile –
avviene spesso che chiuda con lucchetto
l’ala impolverata del castello
e che il legno le fondamenta la grondaia
il transetto l’avancorpo
entrino nello sfacelo.
Dove il suo occhio di leopardo alligna
la consunzione accelera gli eventi
senza poter chiedere appello
o redigere un riassunto.
Chi sta in basso grida più forte
e il limite è un cavaliere appiedato
che sistematicamente sorpassiamo.
Genio è fiamma che brucia e resiste.
*
Fernando Della Posta, nato nel 1984 a Pontecorvo in provincia di Frosinone, laureato in Scienze Statistiche, vive a Roma e lavora nel settore informatico.Tra i tanti riconoscimenti ottenuti in poesia nel 2011 è arrivato tra i finalisti al concorso di poesia “Ulteriora Mirari”
nella sezione silloge poetica inedita; nel 2015 è risultato tra i finalisti del concorso letterario “Sistemi d’Attrazione”, legato al festival “Bologna in lettere 2015”, nella sezione dedicata a Pier Paolo Pasolini; nel 2016 vince il concorso “Stratificazioni: Arte-fatti Contemporanei” legato al festival letterario di Bologna in Lettere 2016 nella sezione B poesia inedita a tema libero e ottiene una menzione al XXX premio Montano per la silloge inedita. Nel 2017 vince il Premio Nazionale “Poetika” nella sezione silloge inedita. Nel 2018 si classifica secondo nella sezione inediti di poesia al Premio “Andrea Torresano”, ottiene una segnalazione al premio Lorenzo Montano per la silloge inedita e vince il Premio Letterario Zeno nella sezione poesia. Nel 2019 ottiene piazzamenti da finalista per la raccolta inedita ai concorsi: “Paul Celan”, “Pietro Carrera” e menzioni speciali al premio nazionale editoriale “Arcipelago Itaca”. Sempre per la raccolta inedita ottiene la segnalazione al Lorenzo Montano. Sempre nello stesso anno, inoltre, ottiene il secondo posto nella poesia inedita e la menzione di merito per il libro edito “Voltacielo” al premio Chiaramonte Gulfi.
Numerose sono le sue recensioni e le sue sillogi reperibili su diversi blog letterari come «Neobar», di cui è redattore, «Words Social Forum», «Viadellebelledonne», «Poetarum Silva», «L’EstroVerso» e «Il Giardino dei Poeti».
Nel 2011 ha pubblicato la raccolta di poesie: L’anno, la notte, il viaggio per Edizioni Progetto Cultura e, sempre in poesia, nel 2015 Gli aloni del vapore d’Inverno per Divinafollia Edizioni, nel 2017 Cronache dall’Armistizio per Onirica Edizioni, nel 2018 Gli anelli di Saturno per Ensemble Edizioni e nel 2019 Voltacielo per Oèdipus Edizioni.