BATTE NEI TIMPANI
Mi giace dentro il silenzio
e mi sommuove una furia
di sangue
nell’ora che attrista
foglie d’aria
E’ la stagione del miele
La conchiglia caduta
nel pozzo d’agosto
ha perso il suono del mare
Batte nei timpani
una nenia d’amore
e di lontananza.
SENZA TEMPO
Raccontami i tuoi pensieri
a cavallo dei giorni senza storia
l’ansia colata a picco nella noia
la monotona routine
di pratiche d’ufficio da sbrigare
Nella tela che tesse il quotidiano
rimangono attaccate
le incredibili imprese del donchisciotte
che adesca la penombra
La vita si assottiglia
già non è che refe
dipanato a rammendarci gli occhi
Resta la mano tesa verso l’ignoto
l’insopprimibile voglia
di battere un tempo
che non conosca tempo.
(Dalla raccolta Nell’universo apocrifo del sogno, Ed. Il vertice, 1985)
Un’attenzione vigile domina i versi di questa raccolta, dove Anna Maria Bonfiglio ha coscienza di giocare tutte le carte del rischio in una poesia che senza rinunciare al melos è costruzioni di sentimenti messi a nudo in una scansione di ritmi che reinventano la vita e la sua doglia. (Carmelo Pirrera)
EURIDICE
Allontana i tuoi passi dalla mia notte
non ti voltare se la mia voce ti chiama
e ti lusinga. Se mi guardi
è cenere il mio sangue
i miei piedi un blocco di cemento
Ho contato mille volte gli aironi
oltre la roccia scura
che mi bendava gli occhi
e ho cercato la luce
nel ricordo del canto
che mi spezzava il cuore
Ma seppi troppo tardi che non fu amore
a spingerti nel fuoco del mio inferno
e questo andare avanti senza ali
questo precederti cieco nella solitudine
è la condanna che predissero gli aruspici
rivoltando viscere d’agnello
accanto alla mia culla
Il mio lamento è muto
non pretende pietà né la dispensa
Dirotta la tua voce ad altri orecchi
Che mi si tolgano tutti e cinque i sensi
che mi si lasci errare per le vie del buio
prima di morire una volta ancora
nell’illusione di essere raggiunta.
ASSENZA
Forse è naturale consegna
quest’assenza che nessuno reclama
l’ombra solo a me visibile
negli occhi di chi mi parla.
L’azzurro è svolato
verso cieli che ignoro
la notte è segreto
che taglia il respiro.
Ovunque la pena.
Attendere lune chiare
fra i rami secchi del platano
mentre tu navighi altre barche
e tendi a svalutare
l’oro del mio cuscino.
Svegliarsi e sentire
la vita che torna
un grembo profondo
per nascere ancora.
(Dalla raccolta Le voci e la memoria, Ed. Gabrieli, 2000)
Testi di immediata comunicazione, nel loro linguaggio colloquiale, eppure così finemente elaborato fino a una non rara rarefazione. E nonostante la materia di questi versi sia notevolmente carica di emozioni e commozioni, tutto appare sufficientemente distaccato: quel tanto che basti, appunto, a sublimare la materia stessa nel superiore equilibrio dell’arte. (Lucio Zinna)
L’architettura del verso di Anna Maria Bonfiglio si snoda in semplicità formale, essenziale nel costrutto liquido, senza tentennamenti e senza costrizione alcuna. Segno che contenuto e forma sono compenetrati in un unicum inscindibile e autentico. (Ester Monachino)
XX
Esci dal mormorio segreto di quest’ora
lasciando perle d’uomo
a navigare sopra l’ombelico
Sono nuvole d’aria le parole
silenziosa ricchezza
che resta tatuata sul cuscino
Nel lungo corridoio della sera
stazionano le ombre di noi due
strette nel cerchio chiuso dell’abbraccio
Sarà notte fra poco
e i nostri passi andranno ad altre vie
a raccontarsi la vita d’ ogni giorno
XXI
Che sia un buon giorno per la casa
che ci portiamo sulle spalle
Per ogni soffio che vuole annientarla
per ogni flutto che vuole annegarla
si allarghi il cielo
e si addormenti il mare
Che sia una lama a separare
il pianto e l’allegria
e forbici taglienti a liberarla
d’ogni sua malattia
Che sia per te la luce il nome mio
E sia per me tu il canto senz’oblio
(Dalla raccolta Per tardivo prodigio, Ed. Thule, 2007)
La Bonfiglio incarna pienamente la donna del post-femminismo, quella che non assolutizza più la libertà con astuzie strategiche e che ha ricercato nuove strade che le dessero la pienezza della vita. Leggendo Per tardivo prodigio mi sono ancor più convinta di quanto la poesia sia strettamente legata alla vita e di quanto essa ubbidisce alle pulsioni interiori. La Bonfiglio crea immagini coi versi, sposta macigni con la piuma grazie alle sue composizioni e al sorriso che le pervade. (Lina Riccobene)
Nella poesia di Anna Maria Bonfiglio c’è una perfettamente espressa adesione, in un certo senso gioiosa, alla vita e il tutto in modi di espressiva semplicità, una semplicità che sta su un sorvegliatissimo filo di rasoio, un equilibrio che le consente di non essere mai banale e mai allo stesso tempo ricercata. ( Andrea Camilleri )
L’APPARENZA
Non guardare di me l’occhio che ride
la voce fresca
o l’ilare bocca che adesca.
Nell’atlante che sfiori con le dita
non cercare le alture ardimentose
o le pianure erbose.
Esplora invece i fiumi azzurri
sotterranei che adornano
le mani, le logorate valli
i merletti dei tarli.
Quello che non appare
è l’ago che segna la scissione
fra il viaggio dell’andata e l’inversione.
IN ALTRO LUOGO
(a mio padre)
Muti d’abbracci i nostri giorni
si persero nel tempo di un respiro.
Vicini nella resa
ci prendemmo le mani
-fievoli le tue, percorse
da ingrossati rivi pallidi,
le mie rapaci, ancora a reclamare
crediti legittimi e insoluti.
E’ un’altra volta autunno
e nell’umida luce
che taglia il silenzio della stanza
torni anche tu
nella quietezza antica che mi manca.
Potessi avere almeno la certezza
di ritrovarti ad aspettarmi
-quando chiuderò per sempre la mia casa-
e insieme finalmente camminare.
(Dalla raccolta Il miele amaro, Ed. CFR, 2013)
L’autrice porge al lettore i suoi versi in una lingua molto musicale, attenta e misurata nei significati che trasmette, nella ricerca di parole precise e restituite alla loro dignità di simbolo. La metrica è quella della prosodia classica, basata sull’endecasillabo. Una raccolta segnata da una scelta di semplicità e sapiente misura stilistica che denotano non soltanto un gusto raffinato nella scelta timbrica, ma anche uno studio attento e una costante lettura e frequentazione della poesia. (Dalla prefazione di Gianmario Lucini)
(…) Fra l’altro il sentimento del tempo che la poetessa mette in scena non è comune, poiché, non solo lascia deliberatamente andare via il passato e non si affanna troppo a fermarlo; ma trasforma la perdita e la nostalgia in una scelta liberatoria: lo spazio ed il tempo terreni si allontanano sempre più, i silenzi diventano “un’abitudine di docilità”, come lei li definisce, e soprattutto la memoria, anche se la visita, non ha più una funzione consolatoria. Nell’ultimo testo, infine, l’anima “s’inabissa dentro profondi mari”. Il viaggio è arrivato al termine e nessuno, come lei scrive con umiltà, ode il fischio della nave che parte.(Franca Alaimo)
ANNA MARIA BONFIGLIO è nata nel 1942 a Siculiana(AG) e risiede a Palermo dove svolge attività culturale nell’ambito letterario e giornalistico. Giornalista pubblicista, ha collaborato ad un settimanale del gruppo Rizzoli , ai mensili SiciliaTempo e Insicilia, alla rivista Silarus e a molti altri periodici di carattere letterario. Ha curato un corso di analisi ed interpretazione del testo poetico presso l ‘ Istituto Professionale CEP di Palermo ed un laboratorio di scrittura creativa presso la sede regionale ENDAS Sicilia. Ha pubblicato le raccolte di poesia:
LE PAROLE NON DETTE (Ed.Thule, Palermo1978)
LE VOCI DEL SILENZIO (Ed.Thule, Palermo1979)
UGUALI DIMENSIONI (Ed. S.S.C Catania 1981)
L’INSANA VOGLIA D’ARDERE (Ed. Gabrieli, Roma 1982, premio Fragmenta d’oro)
NELL’UNIVERSO APOCRIFO DEL SOGNO (Ed. Il Vertice, Palermo1985, premio Emily Dickinson)
LA MARNA E L’ARENARIA (poesie inserite nell’antologia del Novecento GLI EREDI DEL SOLE, Ed.Il Vertice, Palermo 1987)
LA DONNA DI PICCHE (Ed.Il vertice, Palermo 1989)
ALBUM – Sedici dediche ( Ed.Insieme nell’arte, Palermo 1991)
SPINNU ( Ed.Pubbliscoop, Sessa Aurunca 1996, premio Città di Marineo)
D’OMBRA E D’ASSENZA ( Issimo,Ed. Il Vertice, Palermo 1999)
LE VOCI E LA MEMORIA ( Ed. Gabrieli, Roma 2000)
TRA LUCE ED OMBRA IL CANTO SI DISPIEGA/ 5 POETI PER PALERMO (Ila Palma, Palermo 2002)
La raccolta di racconti:
L’ULTIMA DONNA (Ed. Pubbliscoop, Sessa Aurunca 1994)
I saggi:
IL MITO NELLA POETICA DI CESARE PAVESE (supplemento a Insieme nell’arte, Palermo 1990)
CAMILLO SBARBARO-IL DOLORE DEL VIVERE (Silarus, Battipaglia)
EREDITARIETA’ E PREDESTINAZIONE NEI PERSONAGGI DEI VICERE’ (Silarus, Battipaglia)
Ha inoltre pubblicato saggi e recensioni su riviste e periodici del settore.
Sue poesie sono state tradotte in finlandese ed inserite nell’antologia Valkosoihtujen tasangolle a cura di Anu Rinkinen.
Collabora alle riviste online PAGINAZERO, PROGETTO BABELE, STAMPA ALTERNATIVA E LETTERARIAMENTE
email: annbonf@inwind.it
websites: http://crea.html.it/sito/an42
http://web.tiscali.it/annamariabonfiglio