Archive for the ‘Nina Maroccolo’ Category

Nina Maroccolo

13 luglio 2015

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DIO LI GUARDA ENTRAMBI
Nina Maroccolo
febbraio 2013

NARRATORE

Non abdicava al regno del tuono
né la zolla furente – rea primogenita –
ne fu l’Eden selvatico
nei cieli dell’Avemaria
null’altro che spore nuziali.

Sanguinava amore
la Santa divaricata di gambe
preludio d’un carme sonoro –
Santa risanata tra reduci sonetti
seminali.
E capovolta australe

nel chaos a Nord della fronte
perdurò l’anello di Saturno

in laude concepimento.

LEI

Eppure voi non vi sapete
vivi. Invece vivi io
vi sorprendo. Esistete
da un tempo più grande
del mio e di me, poca cosa
di quest’altri tempi – io che
sono la più antica degli ultimi
forse d’un soffio a narrarvi.

altro qui

Nina Maroccolo

3 aprile 2013

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Credo che quello che segue sia il frammento di un’opera più vasta, finalizzata alla recitazione prima ancora che alla lettura solitaria, in quanto i campi culturali messi in gioco e in interazione appartengono ad una vasta cultura che intreccia la primigenia religiosità inconsapevole con quella conscia e scritta, quindi destinata al futuro, con l’intenzione di “definire e regolare” la posizione dell’uomo nella creazione.

L’andamento prosodico precede quello poetico, lo assorbe e ne fa sua creatura; la presenza di un narratore, di un’indifferenziata Lei, di Faust, di Lui rovescia sull’assito della dicitura la cultura dell’occidente nel suo farsi e sfarsi nel tempo e coagulano non un messaggio ma delle suggestioni.

Il Narratore non assurge alla funzione etica del Coro, ma spalanca le quinte, mostra i frammenti che hanno segnato passaggi e stasi. Il suo sguardo inizia prima del tempo per condurre il tempo al momento in cui spore di creazione divina disseminarono l’annunzio delle nozze fra un Dio che amava e il concepimento “in laude” della terra; così le terre fredde restarono tali e occorreva altro tempo e altro amore nel passaggio dal chaos al concepimento ambito.
Questa poesia gronda simboli, s’accosta al surrealismo, coglie le analogie e sfiora la contaminazione dei generi.
Lei è coscienza, è vita, prima ancora che  fossimo coscienti del nostro esistere e, grazie a questa precedenza dell’essere,  può assurgere al ruolo di dispensatrice di fiabe e di storie e tornare a raccontarci il destino.
Segue un concitato dialogo fra narratore, Lei e Lui; l’argomento è l’amore, la fedeltà d’amore che la religione proclama; i riferimenti sono plurimi da Astianatte a Maometto, allo scrivano che dal Profeta ebbe l’incarico di trascrivere i versetti del Corano. Le barriere del tempo, le sovrastrutture culturali franano e rimaniamo nudi nella nostra incapacità di porre rimedio al dolore e neppure il patto nuziale di protezione sarà sufficiente. Così la vita s’innesta nel tempo come cronaca di una morte annunciata. Si salveranno le anime insaziate, fedeli al patto antico di fede nel Signore,  fede nel senso spirituale di abbandono.
L’irruzione di Faust  che raccoglie i residui di ragionevolezza ( Non puoi avere tutto, ovvero essere insieme padre e figlio) riporta il lettore alla staticità dopo le piroette epistemiche precedenti, ma ancora una volta il lettore resterà sospeso nella definizione del senso perché l’immagine si fissa sulla donna mussulmana che rifiuta di essere squartata, ma accoglie la sofferenza e fra il molto non detto, non nega la disseminata presenza di Faust che contrae l’amore, che trasforma i cuori in involucri calcarei. Allah inutilmente grida che tali orrori non devono essere commessi nel suo nome, ma le “malestreme volontà” sovrastano il suo grido di rifiuto.
Ancora oggi come sempre si fraintende il messaggio divino che ciascuno ha sepolto nel cuore: “Resta la visibilità del gesto che smuove l’indifferenza degli occhi. Lo squarcio-kamikaze, le vittime saziate e quelle insaziate: un unico dramma. “

La scrittura diventa tempio, salda le propria fondamenta su suolo consacrato, dopo tanta disseminazione cerca ove e come germogliare e farsi pianta; il pellegrinaggio che compie la scrittrice in questi  versi la conduce a incontrare la luce dopo il mistero buio e pieno di vaghezze; gli ultimi versi danno ragione del percorso, lo illuminano e indicano la sola via che induce alla non belligeranza con alcuno. Che  consente di amarci e dare un senso alle domande e alla vita.
“Io so d’un crescente fertile,
io so, mi raccontarono, di un fiume
che ci innamorò innanzi a Dio.
Bagnò nuvole di piaghe* – le nostre
promesse. E lì
accademmo.”
Questo frammento dell’opera di Nina Maroccolo si lascia avvicinare e si dona alla comprensione solo se ci si fa umili e si accetta di sentire l’eco delle parole non solo nelle orecchie ma nei pensieri.
Occorre aprirsi, concedersi. Tornare spore nell’Eden selvatico, dunque rigerminare.

Narda Fattori

DIO LI GUARDA ENTRAMBI
Nina Maroccolo
febbraio 2013

NARRATORE

Non abdicava al regno del tuono
né la zolla furente – rea primogenita –
ne fu l’Eden selvatico
nei cieli dell’Avemaria
null’altro che spore nuziali.

Sanguinava amore
la Santa divaricata di gambe
preludio d’un carme sonoro –
Santa risanata tra reduci sonetti
seminali.
E capovolta australe

nel chaos a Nord della fronte
perdurò l’anello di Saturno

in laude concepimento.

LEI

Eppure voi non vi sapete
vivi. Invece vivi io
vi sorprendo. Esistete
da un tempo più grande
del mio e di me, poca cosa
di quest’altri tempi – io che
sono la più antica degli ultimi
forse d’un soffio a narrarvi.

NARRATORE

Eppure Maometto diceva:
«Quando un uomo guarda solo sua moglie,
e sua moglie guarda solo lui, Dio li guarda entrambi».
Maometto amò Khadigia.
Le fu fedele sino alla morte.

LEI

Non possiedo nome
eppure m’invadono tutti.

NARRATORE

LEI non possiede un nome.
È madre. È moglie.
Se fosse madre di un figlio-Astianatte o di un valoroso Ettore all’incontrario? Imploso, con la rabbia dentro | dentro un rovo ardente che reclami un diritto, una giustizia, uno sciame di libertà:
«Dov’è Amore, o mio Amore che non so più dire né guardare?» pensò Zayd.
LUI, Zayd. A cosa pensa veramente?
Nel guardarlo mi chiedo perché voglia farsi forte tra i forti.
Zayd non ammette fragilità. Travaglia gli occhi di un’accensione nella quale riflettere ogni mancanza. Affama i predecessori con la preghiera, li convoca a sé nella rivelazione, li conduce all’uditorio familiare, corale.
“Per coloro che verranno e saranno” dice.
LEI terraglia le proprie labbra, cucite al suolo. Quel poco che esprime è il tentativo inutile di trattenere a sé il proprio uomo, sapendo che il sentimento sanguigno, l’antico patto di essergli sposa e amante fiorente non vincerà sull’orrore e la contemporaneità.
LEI è vestita di nero, assenza di luce dove il sole tenta d’arginare il caldo schiantandosi nel bianco delle abitazioni.
LEI è cronaca di una morte annunciata. Il Cuore di Madre sa d’un figlio stropicciato che salterà in aria nel suo tremulo, sovvertito tempo:
«Boraq, ti ho sempre detto di non affacciarti alla finestra!».
E se una bomba gliel’ammazza sotto gli occhi velati d’acqua?
LEI è creatura acquatile e scultorea. A tratti | i tratti del suo viso si fanno duri, imperscrutabili. Cosa guarda questa donna scolpita nel marmo, ferma, come insonorizzata?
Cerca l’insaziabile da saziare? E dove getta il cuore inascoltato?
LUI, Zayd, è un combattente. Ha deciso per le anime insaziate.
LEI vuole il patto antico.

FAUST

Non puoi avere tutto.

NARRATORE

Strano come una donna musulmana esploda all’improvviso, dopo che i nervitiranti d’acciaio, lì all’altezza del collo, depongano a favore d’un solenne “Non ci sto!”; mentre le gambe non reggono più | più non fanno parte di quel suo caduco corpo.
Profonde occhiaie divorano il volto stanco. Questa donna, comunque… Comunque non deporrà tenacia:
«Boraq è più di quanto io sia, io che non sono niente… E lui, che è più di me, non andrà da nessuna parte… » dice a Zayd.
Quanti combattenti ci sono adesso?
Ognuno è alle prese con una guerra privata.
Ditemi, è questa la contemporaneità familiare?
Il Faust si nasconde ovunque: nel pubblico, nel privato, nella contrazione d’ogni forma d’amore| confinato|cuore divenuto involucro calcareo.
Esiste una mercanzia dei corpi: non hanno valuta.
NOT IN MY NAME! dovrebbero tradurre maestranze al servizio di Allah, ma decidono per malestreme volontà, abuso di qualche ricco potente che di valuta s’intende | e per autentica disperazione.
Resta la visibilità del gesto che smuove l’indifferenza degli occhi. Lo squarcio-kamikaze, le vittime saziate e quelle insaziate: un unico dramma.

LUI

Come
una finestra acustica
siamo
eco contro eco.
Ha voce calcarea
l′abisso

il perdono che ti chiedo.

NARRATORE

Invece vivi io
vorrei sorprendervi.

LEI

Noi ci sapremo quasi vissuti.
Non importa essere stata
donna nel tempo sbagliato.
Non importa
l’uomo d’amare d’affollare
ferito, mortale.

Io so d’un crescente fertile,
io so, mi raccontarono, di un fiume
che ci innamorò innanzi a Dio.
Bagnò nuvole di piaghe* – le nostre
promesse. E lì
accademmo.

Mistica Ascesa.

*nuvole di piaghe: da un verso di Cristina Sparagana

 

   Nina Maroccolo è nata a Massa nel 1966. Cresciuta in Sardegna da bambina, approdata a Firenze nel ‘75 – dove ha studiato Arte e Musica – vive e lavora a Roma dal 2004. Scrittrice, cantante e performer, autrice di testi teatrali, interprete, pittrice.

Ha fatto parte della casa discografica CPI (Consorzio Produttori Indipendenti, Firenze), responsabile dell’Associazione Culturale “Il Maciste”. Ha collaborato e organizzato eventi culturali con la “City Lights Italia”, consorella europea della storica Casa Editrice “City Lights” di San Francisco. Numerosi gli incontri e i readings condivisi con Jack Hirshman, Alejandro Jodoroswsky, John Giorno, Anne Waldman, Fernando Arrabal, Lawrence Ferlinghetti, Martin Matz, Fosco Maraini, Ed Sanders, Agneta Falck. E ancora: Massimo Mori, Alba Donati, Massimiliano Chiamenti, Mariella Bettarini, Marco Palladini, Tommaso Ottonieri, “Imago Mundi”, etc.

Fondatrice del gruppo poetico STANZEVOLUTE. Organizzatrice di eventi alle Giubbe Rosse, Punto Einaudi, Rime Rampanti, Fabbrica Europa, Il Giardino dei Ciliegi (Firenze). Fondatrice, nel 1989, del gruppo rock d’avanguardia Domina! (tastiere, musica) insieme a Claudio Sacilotti (basso, musica) e Stefania T.D’Alterio (voce, testi); poi dell’ensamble artistico-sperimentale ATEM: dieci anni fra parola, ritmo, musica e performances dal vivo.

Fa parte dell’“Atelier LiberaMente” e, dal 2009, del CREATIVE DRAMA & IN-OUT THEATRE (Roma), compagnia teatrale che trova in Grotowski, Moreno, Erikson, Langs i numi tutelari e i padri teorici. Lavora a recital, perfomances, improvvisazioni, azioni sceniche, teatralizzazione di testi. Sono i “Canti per voce nuda”. È membro della Factory AL-KEMI lab; redattrice dei blog collettivi “La Poesia e lo Spirito” e “NEOBAR”. Ha partecipato a trasmissioni su RAI1, RAI2 e altre emittenti televisive.

Nel maggio 2011 ha fondato le “Edizioni d’Arte Musidora”, umile remake delle “Arts and Crafts” di fine Ottocento.

   Pubblicazioni

   IL CARRO DI SONAGLI  (City Lights Italia 1999); ANNELIES MARIE FRANK (Empirìa 2004, 2a ed. 2009), con una lettera di Alda Merini; FIRENZE-ROMA  (Pulcinoelefante 2004), a cura di Eric Toccaceli; DOCUMENTO 976 – Il processo a Adolf Eichmann – (testo drammaturgico tratto dalla silloge di teatro contemporaneo “Qui e Ora”, con Marco Baliani, Serena Maffia, Giuseppe Manfridi, Nuova Cultura, Roma 2008), con prefazione di Fabio Pierangeli e Roberto Mosena; MALESTREMO  (Le Reti di Dedalus 2008); ILLACRIMATA  (Tracce 2011), con saggio introduttivo di Paolo Lagazzi; UN ANGELO DI FARINACinque liriche e una ballata – (Lepisma 2011); S’IMPALPITI MATERIAOmaggio a Giacomo Manzù – libro-oggetto d’arte a tiratura limitata (Edizioni d’Arte Musidora 2011). Contributi letterari del gruppo sinestetico “perIncantamento”. Introduzione di Marcella Cossu, Direttrice della Raccolta Manzù di Ardea, e saggio critico di Plinio Perilli; ANIMAMADRE (Tracce 2012), romanzo: prefazione di Fabio Pierangeli, postfazione di Ubaldo Giacomucci.

È presente in numerose antologie. Tra le più importanti: “Auroralia” (Zona 2009); “La parola che ricostruisce – Poeti italiani per L’Aquila” (Tracce 2010); “Amerò i tuoi dubbi” testo teatrale tratto da “La Versione di Giuseppe – Poeti per don Tonino Bello” (poema collettivo di ventuno autori italiani, Accademia di Terra d’Otranto – NEOBAR 2011), a cura di Abele Longo.

 

   Musica e Canto

   Numerosi i suoi concerti, le performances e i recital, in molte città italiane: dal Teatro Vascello di Roma a Fabbrica Europa di Firenze, dallo Sferisterio di Macerata all’Accademia Mondiale della Poesia di Verona, dalla Casa della Letteratura di Genova al I Festival di Poesia sonora di Siena. E poi ancora a Cagliari, Pescara, Torino, Lucca, Pistoia, Bologna, etc.

   Tra le sue pièces teatrali, interpretate e cantate, ricordiamo almeno la “Salomè” (da Oscar Wilde), “Annelies Marie Frank” (dal suo libro omonimo), e l’estemporanea “Partitura per ferro e terra” dedicata all’opera dello scultore Jaume Plensa. La sua attività musicale è inoltre inclusa in “I Love Rock ‘n’ Roll” – Storia del rock italiano, a cura di Raffaele Palumbo ed Ernesto De Pascale (Giunti 2009).

   “Nastro – Omaggio a Giacomo Manzù” (Salone del Libro, Auditorium DM, Torino 2012), cortometraggio per voci recitanti, elettronica, corto / videoarte. Regia di Istvàn Horkay, musica di Daniele Venturi.

Testi poetici di Nina Maroccolo, Plinio Perilli e Faraòn Meteosès.

Live perfomance: canti, vocalizzi e recitativi di Nina Maroccolo e Faraòn Meteosès.

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   Nel 2009 le è stato conferito il Premio Nazionale per la Narrativa dal Sindacato Nazionale Scrittori, SIAE, Reti di Dedalus, per il racconto “Malestremo”. Con i poemetti di Illacrimata ha ottenuto il riconoscimento del Premio Speciale della Giuria “Città di Cattolica” 2012.

   È presente nell’antologia “L’evoluzione delle forme poetiche – La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990-2012)” (Kairós 2013), a cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo.

Cinema

   Al suo esordio cinematografico come protagonista del film d’arte LA SESTA VOCALE. Regia di Iolanda La Carrubba, colonna sonora di Gianni Maroccolo: opera finalista al “Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2013”, nella rassegna Director Lounge DL9.

Di Nina Maroccolo hanno scritto, fra gli altri: Pupi Avati, Mariella Bettarini, Laura Bosio, Sabino Caronia, Eugenio De Signoribus, Monica Farnetti, Elio Grasso, Paolo Lagazzi, Giorgio Linguaglossa, Dante Maffia, Valerio Magrelli, Gian Ruggero Manzoni, Alda Merini, Marco Palladini, Paolo Pegoraro, Plinio Perilli, Fabio Pierangeli, Enzo Rega, Cesare Segre, Silvia Tessitore, Alberto Toni, Antonio Veneziani, e l’indimenticabile Giuseppe Dall’Ongaro.