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Mariangela Ruggiu

23 giugno 2019

libro“Il suono del grano” è una breve raccolta di poesie  che nasce nello sguardo di una bambina e attraversa la vita varcando porte che aprono ogni volta una stanza diversa.

In ogni stanza c’è un dono nuovo di consapevolezza: ecco la fragilità della vita, il senso tangibile dell’amore, l’invadenza del dolore, l’impotenza di fronte a un tempo duro che si impone senza possibilità di scelta, ecco il mistero della poesia e la bellezza che lascia, ecco il senso del silenzio e l’accoglienza del mistero, indicibile come il suono del grano.

Il linguaggio è semplice, porge la poesia come sulla mano aperta, ma i significati si celano nelle parole, aspettano occhi in cui ricomporsi, e si fanno luce che definisce i contorni del mistero che siamo.

 

 

 da Il suono del grano
Terra d’ulivi edizioni

io danzerò come la polvere
quando incontra un raggio di luce

danzerò con me sul filo del tempo
e porterò sorridendo
questo corpo stanco tra le mani

danzerò
dentro gli occhi come la pioggia
scorrerò danzando come le lacrime

tu non dirmi che ho gli occhi ciechi
che non vedo il brutto del mondo, il suo male
danzerò anche sul fuoco della guerra
sul filo delle lame
sullo scintillio del sangue

danzerò sul tuo pianto

nella cenere che resta, danzerò
sopra il fumo, con piedi di paura danzerò

e invocherò, madre del dolore,
apri le tue mani, lascia libere le parole
dimmi che mi ami

ed io danzerò per te
sulle tue parole d’amore

danzerò con te

*

prima che chiamasse le cose ad una ad una

dov’era la parola del tutto indistinto
la parola che fosse l’intero e il contrapposto

com’era il nome del tutto buio
sciolto nell’acqua
quando le mani cercavano nel fango il tuo cuore

e gocce di fango erano le lacrime
prima che la Madre partorisse l’incompiuto

ora sei come un figlio tra le mani
e ti allatto di parole, tu che insaziabile mi strappi
carne e sangue, e dici carne e sangue

e tutti inviti al banchetto di me
che divento altri occhi ed altri cuori

e altre parole

ma mi manca ancora
impronunciabile

la prima

*

di questo amore non so dirti
di quando, e come,
si sovrapponga ad altri
pensieri d’amore

non so di quale carne porti il tremito
di quale corpo sia la forma, oltre il mio

è che sento come infrangersi
il limite del tempo
aprirsi la mia vita e mescolarsi
confondersi

c’è un profumo nel mondo
come di primavera

eppure questo autunno arido non si cela
il giorno ha tutto il male apparecchiato

ma curo la mia terra, che sia terreno fertile
di pane e di armi buone

ci sono guerre da combattere
con parole affilate e mani indurite
e muri da abbattere
e strappi da ricucire

di questo amore non so dirti
o darti spiegazione

 

 

  (Inediti)

forse piove, anche oggi

quest’anno ha saltato maggio
bisogna dirlo alle rose

poesia banale, se non fosse
così banale il pane quotidiano
anche quando manca

se non fosse così banale
la voce rabbiosa di chi invoca
i tempi della Poesia

se non fosse tutto questo dire
e questo vivere così vecchio
così piegato ad un disegno
così palese, la libertà condizionata

come può esserci altra poesia
se non c’è un’altra vita

se oggi non piovesse
se maggio avesse sole per le rose
se ci fosse amore come polline nell’aria

se ogni televisore fosse spento
e ogni pensiero acceso

senza condizionale

*

nel pieno della luce
nel mattino che è uscito dalla notte
c’è un grumo di silenzio
che non si apre, resiste alle mani
che cercano, che si infilano nei bordi
delle fessure, ma resta chiuso il buio

resta annodato al centro dello sterno
un tentativo folle di poesia, il mistero
ride di me che confidavo
nel potere dell’inchiostro

non posso spendere una sola moneta
di tutte le poesie scritte, sono all’omega
cercando un nuovo alfabeto per dirti
del magma che brucia dentro e non sa
cristallizzare una parola pietra preziosa
che apra l’utero fermo, un parto forzato
che lasci vivo il bambino e suoni i pianto

esserti madre in questo tempo inverso
in questo paradosso algebrico, è un tentativo

vengo clandestina in questo mondo di poeti

mi incanta la regola infranta, la rima
mi sorprende, cuore e amore dimenticata

e così resta il tuo cuore atrofizzato
amore dimenticato, bacio scivolato
nella polvere, verso spezzato

se lo scrivo nel tuo cuore mio amore
e nel tuo cuore, e nel tuo cuore, nel cuore

la poesia per questo abuso è andata via
ma prima di salutarmi mi ha perdonata

*

incantami
lasciami il colore della luce
confuso col sonno all’alba

lasciami un odore buono
come la rugiada che si posa

o il sapore della pelle sulla pelle

l’incanto della notte
quando la preghiera ricongiunge
ogni corpo al proprio dio

lasciami del mare il canto

il latte della luna nella bocca
calmerà la fame

ed io andrò incontro a te
che cammini sulle acque
e segni il limite dell’infinito

andrò, seguendo il passo degli alberi
le orme dei lupi e il senso del silenzio

so che è incanto
posare il cuore accanto al tuo

*

chiodi sull’amore, questo mondo effimero
che rifiuta il senso della morte
si illude di cancellare la precarietà
inchiodando il cuore sgretolato del presente

stende sull’imperfezione il velo opaco
di occhi ciechi e diventa il male un’opportunità
per esercitare un potere violento

scuote le vesti per liberarsi del dolore degli ultimi

riempie di cocci di vetro i muri di confine

ci sono uomini poveri, e tutto quello che possiedono
ci sta nel palmo di una mano, ci sono uomini più poveri
che sono posseduti dalla ricchezza delle cose

e dalla paura di perderle, perché loro, nelle categorie
dell’umano, si sono già persi e vanno nel buio come morti

*

nata femmina, senti
come cantano le sughere

e cantano le rondini, volano le farfalle
e nei mari soffiano le balene,
si accendono tutte le lucciole
e le antilopi fanno i salti più alti

cosi fioriscono le margherite
e s’accendono nel cielo tutte le stelle

anche l’arcobaleno si vorrebbe femmina

la pioggia profuma il mondo di terra fertile

è festa, il grembo dell’Universo
abbraccia il tempo che viene

accoglie un seme nuovo
d’amore

*

sento i passi del sonno
ma ho ancora parole sospese

c’è un tempo veloce
che riempie le attese

dov’è la tua mano
la strada tracciata
la vita calda, lo sguardo
posato sui segni confusi

il sonno viene, ha forma di te
un’ala imprevista, un volo improbabile
l’impossibile è tutto negli occhi

portami con te

non ho un luogo, stasera,
come se tutte le porte fossero chiuse
senza motivi di apertura

è venuto il freddo
e le mani si perdono tra le tasche
e il cuore, e si perde un sogno a metà
una parola d’amore, e l’amore
delle parole scomposte

portami con te, segnami il verso
disegnami intorno un cerchio soltanto
una grotta di pietra, e lupi ad attendermi
nella porta del sonno, portami con te

quando il silenzio
apre la porta del buio
tutto questo armarsi scompare

resta solo l’amarsi