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Giorgio Casali

17 novembre 2023

                            

Entro nella notte

 

Entro nella notte finalmente,

c’entro davvero per la strada dritta,

dritta e lunga, porta a Rubiera.

Girerò fino al nocciolo del buio

che batte sull’ultimo sole.

Dentro finalmente fino a tutto,

la provincia che ti lascia

senza bussola, serena.

                    

                         

Sulla collina

 

Sulla collina:

basta poco da dove abiti,

pochi minuti per Fogliano,

pochi per Rocca

verso Serramazzoni.

Di notte non passa nessuno,

senza luci davanti non si vede niente.

Non c’è rumore, non c’è polizia,

di notte stasera

non hai voglia di dormire.

***

Questa notte ti appartiene;

ogni tornante, ogni angolo in discesa.

                    

                  

Quello dei boschi 

 

Hai detto che il lavoro non è una parte della vita

ma viene al primo posto.

M’hai lasciato una lista di cose da fare,

nero su bianco, come una ricetta:

leggere i poeti inglesi e americani

che ancora non conosco: quello dei boschi

e quello che succhiava la vita.

                       

La poesia

 

La poesia non è solo una questione di nervi,

ma in parte sì: col fumo sempre che t’impasta

nuova vita e nuovi versi sbocciano:

sì, come un fiore,

ma l’inchiostro appassisce sul bianco.

Dove starei senza biro

senza un foglio vergine di carta

che brama d’essere tastato, inseminato.

***

Voi, scribi, pagati per montare

slogan pubblicitari, cercate

il bello dei colori, la velocità della scena,

l’appetibilità delle forme della carne.

Siamo simili?

Spero di no.

                             

                       

Non guardo così lontano

 

La provincia… non guardo così lontano

sempre in linea sotto la collina

sensi unici a parte che voglio

rispettare, vagare in un palmo.

Sono entrato nel parcheggio della Coop

per trovare un qualche spacciatore,

uno c’era – adesso vanno in bici.

Così ancora i miei tre chilometri

da Fiorano a Sassuolo

fanno stretti paese con paese.

Questa sera pago il prezzo

della lucidità.

                 

                 

Amore

 

Pagare un po’ di caldo,

il tasto delle forme,

non vergognarsi d’essere nudi;

insieme a tutta questa notte

rimane, non rivale,

la cerca dei tuoi occhi.

***

Stanno dimostrando che il bacio

è bello per chimica specifica reazione;

così l’amore: il padre

che regala un gioco al bimbo,

l’amico che paga al banco il giro.

Ma non credo sia tutto qui,

credo nello spazio segreto

che è mistero è verità.

                           

                      

La colpa

 

La signora della grande depressione

s’aggira per le strade quando è buio;

guarda fisso un punto lontano nel nulla,

non chiederle cosa, né dove, non risponde;

la temi come un film di paura,

la trovi nei posti dove cerchi la pace:

dietro gli angoli, di colpo la faccia

i suoi occhi stanchi di trucco

e di luce e di gente. Preghi

di non trovarla dopo un tornante

in collina quando giri da solo

(la cosa succede, come lei

cerchi lo scuro, i resti della solitudine).

La signora veste strano: di nero di vecchio

nel suo gioco senza colpa con l’abisso.

***

C’è più colpa dopo mezzanotte?

Le banche sono chiuse, i governi dormono,

la polizia controlla le case dei ricchi

– loro lavorano per sonni tranquilli,

noi vaghiamo santificando la luna.

                           

                    

In questa vecchia casa

 

Ci trasferiremmo in questa vecchia casa

piena di specchi e di mobili antichi.

I letti sono tanti, ci sono le coperte,

anche d’estate c’è fresco di sotto.

Fuori il giardino è ben curato,

piante e fiori di molte qualità

che sembra d’essere nell’Eden.

Ci saranno scricchiolii, così fa l’antico,

ma non preoccuparti, ti starò vicino.

A volte la collina è solo un orizzonte,

così sopra e troppo buia:

la cosa migliore allora

è stare vicini alla piazza,

sentire l’effimero di qualche parola,

addormentarsi coi rumori

di una macchina che passa.

                              

                          

Estathé

 

In fondo

questa è un’estate da ricordare:

quando saremo senza capelli

aspettando la sveglia delle sette

senza riforma delle pensioni.

***

Andremo ancora e ancora

da Nirano per Varana, Montegibbio

con in mano un tè al limone

fermi nel parcheggio a contemplare:

il fumo uscendo dai finestrini

si colora della luce della luna.

 

                                 

                                      

                                      

Giorgio Casali è nato nel 1986 e vive a Fiorano, in provincia di Modena. Laureato in Storia all’Università di Bologna, è stato speaker di Radio Antenna1 dal 2009 al 2014 con il programma “Bankshot”. Ha pubblicato i libri di poesia Attaccamenti (Albatros, 2010), Notte provincia (Edizioni clandestine, 2011), Poesie (edizione privata, 2012), Sotto fasi lunari (Incontri, 2013), Diarietto cattolico (Ladolfi, 2016), Domestiche abitudini (Contatti, 2020) e Altre poesie (Convivio, 2020). Con Andrea Chiesi ha dato alla luce il catalogo d’arte 19 paintings 19 poems (Italian Cultural Institute of New York, 2014), dal quale è stato estratto lo spettacolo Forma Suono Parole con la collaborazione musicale dei Divisione Sehnsucht, presentato la prima volta al Poesia Festival 2014. È uno dei centoquattro poeti di Come sei bella (Aliberti, 2017), antologia curata da Camillo Langone e dedicata all’Italia. Dal 2019 è voce e autore dei Nancy, rock band che ha all’attivo un EP omonimo di cinque canzoni cantate in italiano.

Giorgio Casali

24 Maggio 2021

GIORGIO CASALI
Domestiche abitudini
Poesie 2004-2019

Il ponte è stabile
io tremolante
Giovanni Lindo Ferretti

L’ODORE DEI MORTI

Teneva la mano di un bambino
silenzioso e felice
Maurizio Cucchi

Che dica, l’Orfano, colui che arranca, la parola
estrema.
Roberto Carifi

Quando mio padre viveva in ospedale

Le sere di Coppa Campioni stavo seduto
col nonno in poltrona, le altre (le sere
normali) giù al sottopiano, la stanza-da-stiro,
su un disegno e l’altro chino del diario
mio bambino: soldati tedeschi e americani,
partigiani bianchi, carrarmati, calciatori
in undici probabili domenicali – io dentro le
canzoni, le radio della zona e nazionali. E
la notte sul letto-divano, nella stanza che
fu di mia madre: preghiere a memoria in
labbra bisbigliate con la testa nei romanzi
d’avventura: ma leggendo contavo le lettere
nelle parole (di quattro in quattro, di tre in
tre…), spezzavo le sillabe in monconi,
violavo le frasi dei racconti fino a più non
comprenderne il suono, il senso nelle gesta
dei pirati e dei ragazzi, orfani, su navi.

*

Trapianto: Resurrezione

Il morto uscì,
con i piedi e le mani avvolti in bende
Vangelo di Giovanni

Lazzaro non sapevo da dove tornasse
se ancora in quelle bende fosse lui,
nei passi piano fuori dalla tomba
in carne ed ossa ancora, se ancora
mio padre fosse mio padre
in carne ed ossa nuove.

*

È morto prima di morire,
guarito un giorno per andare
avanti a morire un altro giorno.
E lì, bambino, ho saputo
della fine, che cosa è terra
e cosa Cielo: muore, mio padre,
prima di morire.

*

LE STRADE

Le strade le stesse

Per fare domestiche le strade
ci vogliono stagioni, anni e anni
di riandare alla rotonda e non lamento
che l’angolo di sterzo sia sempre
lo stesso, uguale la profondità dei giorni
e quella degli istanti: il cammino
non riesce ad invecchiarmi
per il solo fatto di restarmi.

*

In questa notte di tornanti

Cosa manca in questa notte di tornanti
a sinistra, giù, dopo il cimitero,
a sinistra imboccando in discesa la collina
e pensando a tutto registrare
per fare di luci colonne sonore
alla pelle tua bianca che mi uccide,
alla notte, armistizio preferito.

*

Monte Evangelo

e ripensa alla voglia di un altro groviglio.
Cesare Pavese

Cercavamo un posto per mangiare
e un buco, certo, dove tra odori ventosi
e collinari accoppiarci, far la sera.
Più volte rivedo le ore scappate
là dietro un tornante, aldilà del versante:
è se torno sui miei passi di salite,
pomeriggi nel ritorno di passati
che raggiungo appena dopo le tre croci
quando gli attimi rallentano, quando
inchiodano al tramonto.

*

DOMESTICHE

per il diverso senso del tempo di quando si ama
il prima era anche un dopo
e il dopo anche un prima.
Peter Handke (trad. Hans Kitzmüller)

in questo nostro cadere senza fine
io sento sempre che vorrei raggiungerti
Massimo Morasso

I.
PRELIMINARI

Vengo a prenderti stasera

Questa notte alle tre finito il turno sarai
bella, truccata alla buona allo specchio del
bagno del posto in cui lavori. Sarò fuori ad
aspettare ma tu tarda, tarda pure, anch’io mi
starò riaggiustando, tirerò la maglietta per
farla oltremodo scollare, come va oggi. Sarò
fuori e qualche vizio accumulato nell’estate.
Uscirai dal portone, lo lascerai senza sbattere
alle spalle: calma, calma, neanche tu hai fretta.
Tutto sarà nuovo, tutto nuovo, davanti
una pianura sterminata di promesse.

*

In un parco che nessuno conosce

Come due tuttora sconosciuti
ci prendiamo le misure, le aperture
alari delle gambe; certo
è difficile naturalizzare un abbraccio,
starci dentro e vedere che succede,
se qualcosa domesticamente
conviene.

II.
DOMESTICHE

Versi a Claudia

Sei già nel tuo nome zoppicante,
quasi nuvola in inglese –
è come se vestissi un lutto antico
che tieni nella festa e ti trattiene.
Hai la luce che vorrebbe ma rintana,
la luce che riprego sotto cielo.
E veronica risbuchi, primavera,
miracolo di prato che fora la terra,
l’inverno interminato.

Il tuo non esserci è già caldo di te

Se la luce su cui posso contare
è il fatuo delle lucciole stasera
e sento nella casa addizioni di silenzi,
della tua assenza (non ascoltarti
rovistare negli armadi, ordinare
dove serve la cucina…)
mi prende un dolore di mancanza,
mi sembra un’abitudine
star solo.

IL GIARDINO

Io ho piantato, Apollo ha irrigato,
ma era Dio che faceva crescere
San Paolo, 1Cor 3,6

la superficie
riprende a germogliare, a effondere
lo straripante rigoglio vegetale
Cesare Viviani

Pettirosso

con Viterbo Malaguti (1924-2015)

Guardavo le mattine dalla grata il giardino
dei nonni. E sempre un pettirosso saltava di
sotto dal pino argentato, si fermava e
sembrava guardarmi, ne sono sicuro, poi se
ne andava su un ramo, da un ramo all’altro
del pino tra me e la siepe, dalla siepe poi alla
strada alle scuole alla piazza e tornava,
rifaceva il suo giro. Io stavo fermo a guardarlo
guardando il suo petto colorato, e già
sapevo che tra poco sarebbe scappato,
volato via. Lo cercavo ogni mattino, ogni
mattino poi lo ritrovavo e non so dire se
fossero mesi o forse pochi giorni, settimane.
Ancora mi segue il pettirosso, sarà il
figlio del figlio del figlio, oppure il segno di
quand’ero bambino, mio nonno, il suo
giardino. Lui torna, mi guarda, e vola via.

DAI MORTI

Dio fa perdere tutto ciò che è
dell’uomo e che il purgatorio purifica
Santa Caterina da Genova

La casa visitata dalla mia fresca morte

Sono fermo, immobile
come immobili sono stati i miei nonni,
ne ricordo distinto il sorriso. Si dice
che si possa così partire, con un sorriso,
ma stasera soltanto mi vedo inanimato,
il mio uomo inerte. Non ho piaga né sorriso,
solo un mucchio di vuoti lasciati,
amori a meno di metà e un muro
di cose accumulate con adesso
chissà quale nuovo padrone.

STANZE PER IL FIGLIO

Come la santità, la felicità viene a dispetto di noi
Charles Wright

I.

Tua madre per portarti da mangiare
ha cambiato i sapori della bocca
e gli odori del naso, piange per un niente
ed è stanca per meno, a volte
non mi sente, anche a letto
non mi guarda nemmeno.

ALLA LUCE

La foto la scatto appena prima
dell’attimo preciso della posa,
sei già quasi in obiettivo –
un istante e stai quasi per guardarmi –
la coda non ancora riadagiata
libra leggera in lenta torsione
per luce d’angeli,
sei come un’alba.
Guardi me o già il bimbo nel pancione
dentro al buio della tua luce?
Così come te, nello scatto
è l’amore: un quasi non essere
più noi.


Giorgio Casali è nato nel 1986 e vive in provincia di Modena. Laureato in Storia all’Università di Bologna, ha pubblicato i libri di poesia Attaccamenti (Albatros, 2010), Notte provincia (Edizioni clandestine, 2011), Poesie (edizione privata, 2012), Sotto fasi lunari (Incontri editrice, 2013), Diarietto cattolico (Giuliano Ladolfi editore, 2016), Domestiche abitudini (Edizioni Contatti, 2020) e Altre poesie (Convivio editore, finalista al Premio Carrera 2020).
Con il pittore Andrea Chiesi ha dato alla luce il catalogo d’arte 19 paintings 19 poems (Italian Cultural Institute of New York, 2014), dal quale è stato estratto uno spettacolo con la musica dei Divisione Sehnsucht. È uno dei centoquattro poeti dell’antologia Come sei bella (Compagnia Editoriale Aliberti, 2017) curata da Camillo Langone e dedicata all’Italia.