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Antonella Pizzo

28 febbraio 2018

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Antonella Pizzo

Antonella Pizzo

Antonella Pizzo

18 Maggio 2015

 

 

 

Siamo davvero cosa di stelle?
Polverizzate stelle di cose sbriciolate
gravide di sale d’oceani disseccati
pioggia di marte che soffoca
negli anfratti la disperanza
nei tunnel le navi preparate e noi
imbraco e laccio
di lacrime dense di novellose storie
chi lascia le ossa chi i natali
oh morir d’amor d’amor morire
dormire e poi lasciarsi andare
oh la pula di farro e il raccolto
nell’elastico del tempo a catapulta
oh la pula, la loppa, le scorie
il perso e il ritrovato
nel vento il perturbante

 

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Antonella Pizzo

21 ottobre 2014

Antonella Pizzo

 

 

2014

Tu che sai tutto e tutto hai fatto
creato e ricreato a piacimento
per chi non sa e non conosce i segni
la brina la brezza il vento
i nodi e delle maree la forza e la fatica
perdona i nostri errori e le mancate scelte
e la violenza della nostra rabbia
che si riversa sul sale tramutandolo
in polvere
in cosa vana

***

dove sta il senso
in un funerale
in una valle buia che dovremo attraversare
nella velocità con cui il software cambia
nello scompenso, nel particolare
nella canzone cantata e
e poi stonata
a volte involontariamente sovrastata
ma tu che apri i cuori e irrompi
nell’odore d’erba che dalla finestra entra
vinci lo stantio e i cardini gorgheggi
tu infinita pazienza induci
e taci , sembra, poi allarghi il petto e di gioia
liberamente invadi

***
Tu mi sai di luminosi e intrecci
di piedistalli rovesciati e sale
sai di gioia che allaga e che trabocca

***

Ho un catamarano in testa, un gran veliero,
una canoa con dentro degli indiani
una tortuga con sopra dei pirati
un tipo strambo mi ha spiegato come è stato
che mettendo tre pensieri in croce dormendo sul divano
alle cinque m’è venuto dentro un sogno strano.
Sorseggiando un the freddo mi sovviene pure
che quella donna vestita di viola voleva che mi buttassi sotto
un volo alto sei metri – risposi – non credo di saperlo fare
ma lei insisteva, e mi propose un doppio volo con affondo preciso nel profondo.
Stringiti forte a me che so volare, tu chiudi gli occhi e poi saltiamo giù
abbi fiducia in me che lo so fare.
Sarà come sarà ma credo che sia meglio per me lasciare stare
starmi tranquilla ad aspettare che arrivi il giorno mio per scivolare
che negli abissi assai non so nuotare.

***
Di tutto delle stelle del cielo
chiaro d’una potenza oltre luce
spirali a pulviscolare nei campi
i sogni che arrivano di giorno a volte
si invertono le ore e il tempo ci precede
si cauterizza ogni errore e si perdona
ogni parola infetta si sana
quando nel poi nel dopo nel sempre
parabolando in volo
una mano si apre a raccapezzarti.

***
Si apriva la valle, si rivolgeva lo sguardo
nei limiti della nostra malizia
sottili fili incastrati nei denti
tu andavi fiera del tuo mutamento e l’ancheggiavi
tutto e delle labbra lo sdegno si incrinava

***
Ti chiamo forte ma forse forte non è troppo
dovrei chiamarti piano sussurrarti o non chiamarti
solo aspettare con un cuore aperto
ma non so dove sta il cuore e che cos’è
se un muscolo involontario dicono
o è l’anima che dall’esofago allo stomaco arriva
se questo corpo serve per chiamarti
ti chiamo come so e come posso
ti chiamo con le mani, con i polsi
con le dita ti reclamo e ti declamo in versi
a capofitto, nel riposino che faccio nel divano
un pomeriggio come tanti
dopo l’ufficio e la merenda insana.

***

2012

Siamo davvero cosa di stelle?
Polverizzate stelle di cose sbriciolate
gravide di sale d’oceani disseccati
pioggia di marte che soffoca
negli anfratti la disperanza
nei tunnel le navi preparate e noi
imbraco e laccio
di lacrime dense di novellose storie
chi lascia le ossa chi i natali
oh morir d’amor d’amor morire
dormire e poi lasciarsi andare
oh la pula di farro e il raccolto
nell’elastico del tempo a catapulta
oh la pula, la loppa, le scorie
il perso e il ritrovato
nel vento il perturbante

***

piogge e spilli sulle pareti estese
di mappe e mondi mai conosciuti e visti
che sulle gobbe sostavano in oriente e alle gelosie intinte
crepitano di cosa andate
sanno gli insetti il segno il sale e la caverna
delle formiche il passo cadenzato
di pupe e di crisalidi la danza
la storia ci trattiene
impasto di rimorsi e pentimenti
ci tiene stretta alle feritoie
da dove passa un sottile taglio

 

 

Antonella Pizzo

20 marzo 2012

 

 

ANTONELLA PIZZO E IL SUO “ ESSERE IN VITA”

DI Augusto Benemeglio

 

1.    Teatro delle immagini

Nella poesia di Antonella Pizzo, una bella donna siciliana di lontana etnia sveva, colta, raffinata, di un’ aristocratica pensosità, ma vitale, piena di energia interiore, c’è un mix di teatro delle immagini e della musicalità  barocca che fanno le  piccole cose che ci circondano, a Ragusa e nel mondo, oltreché un’ironia  scoperta che si volge spesso al grottesco e al dramma.  Potremmo dire che Antonella riesce ad essere un po’ farfalla e un po’ granchio, due forme di animali – come diceva Calvino – bizzarre e simmetriche che stabiliscono fra di loro una inattesa armonia. La sua – osserva una lettrice di un blog – è una combinazione di musica, versi ed immagini.  Un gioco letterario in cui il pensiero  si fa  volo e va alla ricerca delle sue radici . C’è anche una sorta di trascendenza  cromatica  in cui i versi diventano  colori puri, diremmo fauvisti,  con tutte le loro antiche simbologie: il rosso-sangue-passione, il nero-funereo-malinconico, il bianco-rinascita-innocenza-sipario.

Interessante, infine – osserva un’altra acuta lettrice –, la singolare corrente dell’immaginazione, il clic ,  lo scatto rapido,  il dinamismo intrecciato dei suoi versi…

Potremmo definirla quasi un’equilibrista senza rete, che si è spezzata la schiena mille volte, prima di provare il numero, che ora sembra  lieve come passo di danza, ma quando  lo fa è come la prima volta,  rischia sempre di cadere sull’asfalto, sulle rovine, sui cocci aguzzi di bottiglia  montaliani, sui frammenti di quella che è la nostra   vita di tutti i giorni,  consumata  all’interno di una società  ormai in liquidazione, in frantumazione, in decomposizione, che ha fatto da tempo harakiri:

Butterfly di tragedie diverse
la costumista s’è spogliata dei suoi averi
vive reclusa dalle suore clarisse
ricamatrice con le dita amputate
il punto a giorno più non è possibile
merletti in ecrù, le trine, foglie e veli
i ricami a fiori dorati, i lini e le trame
gli orditi e  le reti, fili di seta
i punti precisi, i piccoli punti, i mezzi punti.

2.Magna Grecia

Poesia che  assume talora i cupi e corruschi   toni di una favola surreale macabramente satirica,  grottesca, addirittura sanguinolenta, che diventa denuncia spietata,  in uno  stile  che è un mix tra Palazzeschi e Poe, con strascichi da Vespri siciliani. Non a caso  Antonella Pizzo  vive nella terra  dei fichi d’India, di Pirandello, Brancati, Bufalino, Sciascia, Consolo, tutti grandi maestri d’ironia,  dell’umor nero e del grottesco

ieri sera dal cielo cadevano bambini e cadevano cadaveri veramente cadevano
io ho afferrato un bimbo al volo e l’ho portato in salvo
a casa mia.
alcuni cadaveri restarono impigliati nei fili dell’alta tensione
in confusione di interiora, di vene, d’arterie
nella vie dell’intero paese ci fu un parapiglia

Del resto – amava ripetere Palazzeschi –  un popolo senza ironia è un popolo  barbaro, mentre la Sicilia – spesso ce lo dimentichiamo – è  Magna Grecia per eccellenza, patrimonio sterminato di miti storia filosofia poesia , civiltà.  Essere nati  in questa terra, scrive Antonella,  in un campo di borragine, di cicoria e tarassaco, paritaria nei muri e spaccature, capelvenere e fiori di cappero//…  in cima a un colle orbo, dentro al catino di un teatro corinzio,/…/  nelle necropoli e in una valle ampia, lungo le rive del fiume Anapo//…. nelle giunchiglie del fiume Ciane…. davanti alla tomba di Archimede, dentro l’orecchio di Dionisio….nel mare africano e (nuotare)  assieme ai pesci azzurri”, vorrà pur dire qualcosa.

La sua è una lucida satira, alla Brancati, di elementi drammatici e comici, ispirati alla nostra situazione socio-politica, al vivere in mezzo alla spread, alla disoccupazione, precariato, violenza,guerra,  ingiustizie,  ignominie, ma anche ai balletti televisivi, alle goffe esibizioni d’esercizi erotici, alle infinite banalità, all’insostenibile pesantezza  dell’essere. La sua è  una fantasia inesausta, e la fantasia, per dirla alla Dante, che si considerava figlio del più puro oriente,  è un posto dove ci piove dentro .

3.Dentro l’abisso

Ma noi –  si chiede  Antonella – : Siamo davvero cosa di stelle? A dire il vero me lo sono chiesto anch’io qualche volta, e mi sono risposto affermativamente. Siamo frammenti stellari che vanno alla deriva, caricati su una barca senza timoniere e senza rotta, peggio del “Concordia”. E possiamo passare  il nostro tempo, il resto del viaggio, “nell’elastico del tempo a catapulta”, nella più assoluta e desolante banalità, nel kitsch da cui siamo ormai tutti anestetizzati, senza che neppure ce ne accorgiamo. (E poi l’amore nelle sala polverose// oh la pula , la loppa, le scorie/il perso e il ritrovato)

Che c’è di nuovo  nella poesia della Pizzo, se non appunto questo  ricorso all’amara drammatica ironia delle cose che ci circondano, questa decisa denuncia sulla partitura della nostra vita  che è ben squallida, da qualsiasi parte la si guardi?

Per reinventarci una nuova vita dovremmo ricorrere  forse all’arte di un Dario Fo (che non a caso  ha vinto un Nobel, come Pirandello, confermando  l’assoluta confusione che si fa oggi, a tutti i livelli, tra letteratura e arte della mimesi), che spiega i principi secondo cui  disegna la propria presenza scenica, parla di zumate, campi lunghi, panoramiche, primi  piani, controcampi, cosa che ogni tanto fa la Pizzo,  zumate di remake letterari (Il  carro andava e i monatti sopra/ Tiravano i morti la carretta). Il  Nobel  Fo presuppone che nel cranio di ciascun spettatore ci sia incorporata una sorta  di telecamera, che l’attore (il grande attore qual è lui) sa dirigere, inviando gli impulsi  giusti affinchè lo spettatore  cambi gli obiettivi e  gli angoli della ripresa.  Antonella, convinta che l’energia spietata che muove il nostro secolo, nelle sue vicende collettive e individuali, ci porterà  solo verso la rovina totale, il completo annichilimento, con una serie di metafore-riflessioni a sfondo   leopardiane conclude  che l’uomo è…nulla, e nulla ha da sperare.

 

La vita è solo un fatto marginale
aleatorio, un gioco a tric e trac
la trottola che gira ci fa male
se ruota attorno a una casualità
.

Capita che lo spettatore/lettore non sia cosciente di tale complicato montaggio

iconografico, dei diversi punti di vista, dei diversi orizzonti, delle diversi angolazioni, delle diverse prospettive, delle molteplicità  che Antonella riesce a costruire con i suoi versi volutamente irregolari, spesso dissonanti, ossimorici, deformati, pur nell’apparente semplicità  (le parole che uso – diceva Claudel – sono quelle di tutti i giorni, ma non sono affatto le stesse), e allora rimane un po’ spiazzato, stupito, sorpreso. Allora il lettore/spettatore fa una pausa di riflessione (le pause sono schiarimenti), e si chiede che cosa significhi  “Essere in vita”. Un passo?, un battito?, un’immagine?, una parola?

È’ il sogno che mi consola come una madre
il piccolo che piange, lo porta al seno e lui succhia
il latte dell’oblio, mi vedo con un vestito
nuovo  a fiori bianchi, un prato a margherite
gialle le farfalle e le api a impollinare
ma il sogno è miele…

Essere in vita, sembra voler rispondere  Antonella, significa stare “dentro un abisso” , cercare un impossibile divenire, un brivido d’ orizzonte verso la morte, illudersi di  farsi “anima”, diventare piuma  e una musica lieve forse di flauto.

 

Roma, 14 marzo 2012                                Augusto Benemeglio

***

Siamo davvero cosa di stelle?
Polverizzate stelle di cose sbriciolate
gravide di sale d’oceani disseccati
pioggia di marte che soffoca
negli anfratti la disperanza
nei tunnel le navi preparate e noi
imbraco e laccio
di lacrime dense di novellose storie
chi lascia le ossa chi i natali
oh morir d’amor d’amor morire
dormire e poi lasciarsi andare
oh la pula di farro e il raccolto
nell’elastico del tempo a catapulta
oh la pula, la loppa, le scorie
il perso e il ritrovato
nel vento il perturbante

Da ilbruttoblog work in progress esperimento di scrittura a due mani con paola lovisolo

***

 

E poi l’amore nelle sale polverose
Il trillo il fungo lo sai che sono qui
Che verso fai che voto mi dai
Sono  qui per nulla arrabbiata per nulla
Se folli voli feci se volli andare dove
Se questo e quello l’andazzo
Che fare delle due tre mele matte che in mano mi son  rimaste?
Il  carro andava e i monatti sopra
Tiravano i morti la carretta
Che l’euro stona e scoppia una baruffa
Che debiti mi fai cosa mi dai?
Tre tozzi di pan secco tre secche acciughe strette
Un lumicino
Noi che fummo i viveurs i lungimiranti
I solipsistici i degeneri  i demoscopici
I solinghi e facebookiani
Noi polvere del nulla
Nulla del  genere nulla

 Gennaio 2012

***

 

 

 [crepaccio 5]

ieri sera dal cielo cadevano bambini e cadevano cadaveri veramente cadevano
io ho afferrato un bimbo al volo e l’ho portato in salvo
a casa mia.
alcuni cadaveri restarono impigliati nei fili dell’alta tensione
in confusione di interiora, di vene, d’arterie
nella vie dell’intero paese ci fu un parapiglia
un general fuggi fuggi generato dalla paura
di sporcarsi gli abiti firmati col sangue.
ma non si sfugge mai al proprio destino
so che un giorno potrebbe accadere anche a me
in montagna invece fu tutto più tranquillo
al cadavere che penzolava da un albero
fu intimato di scendere
ma poiché il morto non rispose e c’era un freddo boia
la gente fece spallucce e se ne tornò a casa a dormire


da Dentro l’abisso luccica la storia Ed. L’arcolaio

 

 

***

oh le nostre borse piene di orpelli
e luccichii di stelle
sono vere e false
derivate da processi di sintesi
sono vuote e piene
ma a scuoterle non escono parole credibili
Prima che le porte s’aprano di botto e le cervella siano ingoiate
chiusi nel pugno al modo di fogliame speranze
e concepimenti secco sbriciolati. Che la capò distratta
dalla sopravvivenza dia il segnale dell’estremo
che è l’atteso. Si fiammeggino le ossa come pietra ollare si sfaldino
e s’infestino i cieli sopra e sotto l’ultima caduta
bianca che ridipinse il largo prato oltre il cancello
il filo e il ferro dove lo sguardo persi.
Capelli sottili e forfore velano i vetri e puzzo di piscio
acida la trachea. Ossidano a lutto i lastroni ferrosi.

Da Partenope, Collana di inediti, e book, Edizioni Biagio Cepollaro

 

 

 

***

 

Prima che le porte s’aprano di botto e le cervella siano ingoiate
chiusi nel pugno al modo di fogliame speranze
e concepimenti secco sbriciolati. Che la capò distratta
dalla sopravvivenza dia il segnale dell’estremo
che è l’atteso. Si fiammeggino le ossa come pietra ollare si sfaldino
e s’infestino i cieli sopra e sotto l’ultima caduta
bianca che ridipinse il largo prato oltre il cancello
il filo e il ferro dove lo sguardo persi.
Capelli sottili e forfore velano i vetri e puzzo di piscio
acida la trachea. Ossidano a lutto i lastroni ferrosi.

Da Partenope, Collana di inediti, e book, Edizioni Biagio Cepollaro
Ante il fiore, ante il canto, ante il ballo
l’abito festoso
prima tu suonavi l’ottavino con delizia
io mi perdevo nelle languide narici e nella bocca

ante d’essere bile e fiele
ante d’essere mota nera.

Prima che mi conducessero a questo
luogo d’infamia impenetrabile
in questi giorni atroci e in questa notte
insensata di stamberghe e stoppie
d’infetti d’infettati d’infezioni
d’inferni
che oggi dalla prim’ora e fino all’ultima
considero.

Da in stasi irregolare, Le voci della luna, premio Giorgi 2007

 

 

***

 

Le tende in velluto sfibrate e pesanti
di polvere umida
immobili riposano appese
le rosse poltrone sfondate
schienali di legno tarlati
è tutto confuso
io rido, lei ride
si increspa la pelle
volture da fare, soggetti a tributo,  i moduli fitti da compilare
ed i notai che sbagliano sempre
ma ad inchiostri verdognoli è molto più semplice
rintracciare le ultime note  di variazione
se abbiamo timore  dell’automazione
che al collo ci stringe, costringe ad una scelta precisa
sappiamo per certo e per esperienza
che le procedure si fanno e si annullano
e la seguente sostituisce sempre
la precedente
poi i ricordi  rivivono nel nostro presente
in foto di scena, in maschere
in travisamenti.

Da Catasto ed altra specie,  ed. Fara

 

***

 

Quando questo mio andare si compirà
il capo si svolgerà all’indietro
nei capelli si scioglieranno i nodi
polveri si solleveranno al vento
che a spirali nei luoghi designati
soffia dove nessuno è identico
dove saremo come piume d’ali
appartenenti allo stesso uccello.
Io non ci sarò a vedere cosa è stato
del mio guardaroba e della scarpiera
quando mi aprirete i cassetti
e sfoglierete le pagine spesse;
dove mi spalancheranno gli armadi
senza vergogna si allargheranno
gli spazi segreti e gli antichi lini
che ho ricamato a fasi alterne
e vi chiederete perché comprai
un maglione a righe arcobaleno
e a tinta a tinta lo coltivai
quando già vestivo a lutto.
Figli miei non so se capirete
ma non disfatelo a fili a fili
perché è un patto senza tempo
è un accordo di placenta
fra me e voi voluto
come un legato occorso.

 

Da A forza fui precipizio, Lietocolle, 2005

 

***

 

È’ il sogno che mi consola come una madre
il piccolo che piange, lo porta al seno e lui succhia
il latte dell’oblio, mi vedo con un vestito
nuovo  a fiori bianchi, un prato a margherite
gialle le farfalle e le api a impollinare
ma il sogno è miele così m’invischio in una storia

d’assassini e mostri di quando corsi e caddi
e non mi rialzai.
Da Il sogno è miele libro  Premio Elsa Buise

 

***

 

Io vissi la mia vita in parallassi

Fu movimento brusco, fu un’inezia
a farmi straripare da quel lato
fu lento abbrivio o forse fu l’inerzia
mi sparse in vita e sangue sul selciato.
La vita è solo un fatto marginale
aleatorio, un gioco a tric e trac
la trottola che gira ci fa male
se ruota attorno a una casualità.

 

Conosco le tue notti senza pace
e tutte le risposte senza senso
e di scovarti giù non sei capace
scandagli eco sonar nell’immenso.

 

E’ chiaro,  è naturale, dirsi prassi
o travestirsi d’usi e consuetudini
utilizzare la ragione e i dissi
per giungere a mutarsi le abitudini.

 

Lo so, cambiarsi d’abito è altra cosa
mutare stabilmente è comprensibile
ma trasmutarsi in cosa misteriosa
ti è come un’idea poco accessibile.

 

Non è uno snaturarsi in cambiamento
né è degenerare in perversione
e se potessi ti farei un esempio
d’intendimento o di penetrazione.

 

Io vissi la mia vita in parallassi
io vissi la mia storia in un’ellissi
in uno spazio breve di un’eclissi
io vissi e molti dei tuoi segni scrissi.

 

Io vissi dentro gli angoli e i cateti
io dissi, è ciò ti basti per capire
io vissi nei perimetri e nei lati
e ora vivo in quest’infinito dire.

 

 

Antonella Pizzo è nata a Palazzolo Acreide nel 1954 e vive a Ragusa.
Ha pubblicato il romanzo “Di rosso smunto” , Prospettiva Editrice, 2004;
Le sillogi in dialetto siciliano “Strati” (menzione speciale premio Montalbano Elicona e Città di Marineo)
“E su paroli nuovi” 2004 (premio speciale Helikon, 2° classificato premio Poesia @ Rete)
“Comu ‘n ciumi lientu” (2° classificato Trofeo Centro Studi Popolari Turiddu Bella);
Le raccolte di versi in lingua:
Fra poco l’autunno” – Kult Virtul Press, 2004
“A forza fui precipizio” Lietocolle, 2005 (Primo Premio Simone Cavarra, 2007 3° Class. Premio Giuseppe Sunseri).
Catasto ed altra specie Fara Editore, 2006 (premiato al premio Acaja 2006 presidente della giuria Giorgio Barberi Squarotti). L’e book I morti non sono nervosi, Feaci Edizioni, 2007. Partenope per Collana di inediti  di Biagio Cepollaro.

In stasi irregolare, 2007  – Raccolta vincitrice del Premio Giorgi 2007- Le voci della luna. Sue poesie sono state pubblicate in riviste e rubriche on-line (tra cui Liberinversi, Poesia da fare, Absolute poetry, La costruzione del verso, Poiein, Niederngasse, Un poeta, Domist, Scriptamanent, Gas-o-line, Rottanordovest, poetilandia, Faranews, Nazione Indiana e altre) e in alcune antologie (tra cui Verso i bit: poesia e computer – Lietocolle, 2005 – Lo stormo bianco, Edizioni d’if, 2005 – Il segreto delle fragole 2007, il segreto delle fragole 2008, Lietocolle, e in Stagioni, Lietocolle, 2007. La poesia “I miei pensieri in orizzontale e in verticale” è stata pubblicata nella rubrica “scuola di poesia” dello Specchio della Stampa. Segnalata al premio Giancarlo Mazzacurati e Vittorio Russo “I miosotìs” (poesia e prosa) 2006 Edizioni d’if per la raccolta inedita Partenope. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in concorsi letterari: Turoldo 2005, Palikè, Molino, Rocco Certo, La poesia oggi – Parole per Comunicare – Ibla bla – Premio Agorà – E-vviva sia nel 2004 che nel 2005 e molti altri, più volte premiata al Trofeo di poesia popolare siciliana Centro Studi Turiddu Bella. Ha vinto il premio migliore sceneggiatura I corti di Mauri con il cortometraggio “Il passaggio” – Segnalata nella XIX edizione del Premio Nazionale di poesia “Sandro Penna” 2007 sezione raccolta inedita. Vincitrice del Premio Giorgi 2007 – sezione raccolta inedita. Premiata al concorso Agavi 2007 nella sezione romanzo inedito per il romanzo “La Calzolaia” – Segnalata al Premio Turoldo 2007.  Seconda classificata, con la silloge dialettale inedita Trapassi, al Premio Ischitella-Pietro Giannone 2008, Menzione d’onore al premio Lorenzo Montano 2008.

Gorgone d’argento Gela 2009 per la raccolta In stasi irregolare – Vincitrice del premio di poesia Elsa Buiese con la raccolta “Il sogno è miele” – Vincitrice del premio Simone Cavarra 2010 Sez. Endas Libro con la raccolta Il sogno è miele. E’ stata tra i fondatori della rivista on line L’Attenzione nonché fondatrice del blog collettivo e del gruppo poetienon, ha collaborato con la rivista telematica Tellusfolio. Presente in poesia da fare, n. 24 – luglio 2007 – di Biagio Cepollaro – Fondatrice di Viadellebelledonne. Sito personale:

Letture e scritture (e noticine di una finta critica)

Di lei hanno parlato Maurizio Cucchi (Rivista Lo specchio) Stefano Guglielmin, Nicola Vacca, Giuseppe Risica, Luigi Metropoli, Gianfranco Fabbri, Antonio Fiori, Nunzio Festa, Marco Scalabrino, Massimo Orgiazzi, Biagio Cepollaro, Gianmarco Lucini, Anna Toscano, Sebastiano Aglieco, Valentina Pierucci, Barbara Lacognata, Alfia Milazzo, Narda Fattori, Vincenzo D’Alessi, Massimo Sannelli, Francesco Marotta, Sebastiano Aglieco, Antonio Fiori, Morena Fanti, Gregorio Scalise, Ivan Fedeli, Marinella Fiume, Maria Pina Ciancio, Fabiano Alborghetti, Ivano Mugnaini