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Franca Battista

4 novembre 2016

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FONTANA LIRI     Ninfa al rito

                                     
” titolo, del resto, racchiude una chiara avvertenza: l’anagramma estrae dalle lettere di Fontana Liri, e lo consegna al titolo, una figura del mito: e il mito porta il rito. È un rito così ad essere inscenato; e del rito sono caratteristici l’intento di celebrazione, il tocco e l’aura di sacralità.
E lo sacralità qui si esprime fin dall’inizio per il mezzo di un numero pieno e rotondo come cento, e s’affida a prima vista al ricco e curato corredo iconografico nel quale è l’eleganza delle piante ed è il loro sottile messaggio benefico, legato alla varietà e alla inesauribile energia risanante della natura, a valere come offertorio, ad accompagnare il paesaggio, a vistarne il genius foci.
Franca Battista da sempre intreccia i suoi versi con le denominazioni colte e popolari e le figure, con le proprietà e gli cusili, con le aperture odorose e le promesse di un erbario ricco, che ama per altro riprodurre con l’antica perizia di un amanuense, di un miniatore. E, sopra pagine intonate ad un pensiero ecologico, l’universo verde della vita vegetale le presta spesso e volentieri il linguaggio: anche con gli arcani sintagmi che catalogano specie ed esemplari, sintagmi caduti nel/’ oblio i quali invece sono rammemorati e fatti tornare tra i versi, Franca Battista aggrega i suoi composti.
Che così sanno di antico e di nuovo, che sono presi dal vero epperò hanno un tratto di mistero e s’arricchiscono di risonanze simboliche, che si impregnano di una religiosità pànica, naturale.
‘Su di un tale ordito, come su di un letto (di foglie e di fiori) , Fontana Liri ora s’adagia ora si lascia avvolgere, ora sI staglia. A suggerirne movenze e posture, a suggerirne la condizione di confine e di ponte tra terra ed acqua, è – e non potrebbe non essere – il Liri, che raddoppia, accoglie nel suo alveo, prolunga il significato trattenuto nel primo segmento, già liquido e scorrente come getto, del toponimo, Fontana.
Quel che se ne ottiene è una ripresa come in cento fotogrammi di un luogo reale e fantastico insieme, che vive nel tempo e sta nella memoria, di un paese segnato sulle carte geografiche e di un paese dell’ anima.
E così si citano alcune frazioni che fanno rami e braccia tutt’intorno, e così si segnano monti e valli, e così ritornano per ricordo e per lode vocazioni speciali. al lavoro, e così si rievocano personaggi e così si restituiscono a vita miti, e così si ridesta un piccolo consorzio antropologico; e l’occhio ora accosta analiticamente i dettagli, ora allontana e procura una visione d’insieme delle scene portate in versi. D’accompagnamento stanno le forme del fiume che è dio, che è totem: ì bollori, i capricci, le bonacce, ciò che toglie, ciò che dona e le voci, i silenzi , i verdi e i rossi (il rosso è tra i colori più battuti) del suo far roride e accendere bacche e fiori, le sue ombre e le sue luci (“alluma” conta tante occorrenze, infetti).
D’accompagnamento sta lo sua musica ancora un palpito dell’anima, che perdura ad affidarsi all’ euritmia delle figure del suono, specialmente alle allitterazioni con lo liquida “elle” (lo “elle” dell’iniziale del Liri) nella parte di protagonista.
È infine una scommessa quella di Franca Battista e perciò le appartengono un piglio, un’attenzione, una tenacia che sanno di sfida barocca.

La scommessa è quella di innalzare un monumento,  tanto variato e libero nelle forme,  quanto è solido, rinforzato dal sedimentarsi degli acrostici, l’uno sull’altro fino a contare cento.
La scommessa è vinta; ed è così che si inaugura e ci viene consegnato questo monumento in forma di parole a Fontana Liri.

Marcello Carlino

*
Forti legami e chiare
orme di cartigli
nel luogo aprico
trattengono aviti reperti,
archi di pietra, obliqua trascendenza di colline,
nielli cuprei su rocce ascose tra la pregiata
artemisia glauca.

Lacerti
ignei ri-creano
riflessi
inusitati.

*
Fra sedimenti di tempo e policrome
orchidee maculate,
ninfe e ninfee, tacite
tane di foglie ed erbe
amaricanti riluce la luce del verbasco che sboccia
nelle forre sature di nostalgici
aromi terragni.

Luccichii di lucciole allumano
i vicoli, plasmano bagliori
ramati su pietre vive
incastonate ai sensi.

*
Frastuoni d’acqua nel frastagliato
orizzonte cheto, mentre
nel vento che ondula segreti
torna il sibilo delle alghe che nella notte
ancora ondeggiano nel lago plissettato,
nuovamente intriso di un odore
acre di melma che rasciuga nel sopore.

lieve riaffiora in afflato lo zolfo, ora
ignoto, ora un poco
ròco, ora amabile,
inconsueto olezzo di fralezza.

*
Fragranza d’erbe segue
onde d’embrici
nella collina arsa e a balze
tinta d’oro
antico, mentre sfumano fruscii d’assenze
nella afona
amarezza di cromie sopite.

Litici percorsi rin-tracciano sinuosità smarrite,
intrichi di sterpaglie su im-prevedibili,
ripidi sentieri di puri
ideali.

*

Franco paese ove
ogni strada giunge in ambiti ambiti,
nei vincoli
tenace e molto
amicale,
nei vicoli
accorto e pervio.

Lucente,
indaco e schietto il cielo
rispecchia la fantasia e duplica
i cirri nel solforoso lago.

*

Foglie con verdastro
ossido
nei ritorti
tralci per amabili
arazzi di vitigni
nodosi, sfaldati,
attorcigliati.
Labirinti agresti s-coprono
impavidi grovigli di spinoso
rovo
inatto.

                              

                               

Franca Battista è nata a Fontana Liri (FR) dove vive ed opera nel campo delle arti visive, della didattica e della poesia. Si è formata artisticamente all’Accademia delle Belle Arti di Roma ed ha esposto in personali e collettive, realizzando opere pittografiche, video-performance ed installazioni verbo-visive in cui prevalgono implicazioni antropologiche con riferimento specifico allo sua terra. Nell’ambito della didattica ha attivato laboratori per lo sviluppo della creatività grafica e linguistica e curato pubblicazioni di settore. Da anni si dedica alla poesia pubblicando le raccolte Cinigia (ed. Romberg, 1995); Arsura (ed. Tracce, 1999); Falene (ed. Dismisura-testi, 2000); Chiose sulla chiuso (ed. Tracce, 2003); Lacinie (ed. Tracce, 2004) e ricevendo prestigiosi riconoscimenti tra i quali: “Prometeo D’argento”, premio Presidente della Repubblica al concorso letterario “La donna si racconta”, Pesaro 1994; primo premio al concorso internazionale “Nuove scrittrici”, Pescara 1998; primo premio “Primavera Hoiku”, Milano 1999; premio internazionale “Capoliveri Haiku”, Isola d’Elba 20 10; premio internazionale “Capoliveri Haiku”, Isola d’Elba 2012; premio internazionale “Capoliveri Haiku”, Isola d’Elba, 2013. I suoi testi sono inseriti in numerose antologie tra cui: “Antologia della poesia femminile italiana” (ed. Tracce, 2006); “La montagna” (Ferrari editore, 2007); “Glli alberi” (Ferrari editore, 2008);” La parola che ricostruisce” ( ed. Tracce, 009);:”Flowers” (Ferrari editore, 2010); “Cuore di preda” (ed. CFR, 2012); “Haiku” (I quaderni del Lavatoio, 2012) “RaPPOEsia” (I quaderni del Lavatoio, 2012); “Cronache da Rapa Nui” (ed CFR, 2013); “Haiku tra meridiani e paralleli” (Fusibilialibri, 2013). Inoltre ha curato originali antologie con poeti nazionali e inter-nazionali tra cui OliArti (ed. Fortino, 2012). Ha partecipato ad eventi poetici tra cui:
“Musicisti e poeti della terra del mito” (omaggio a Franca Battista), Conservatorio Licinio Refice, saggio di composizione (su testi di F B.) docenti A. Di Pofi, A. Poce, Frosinone 200 l; “Ecologia della poesia” Biblioteca Comunale, Cassino 2004 “Fuoco Evento” Lavatoio contumaciale, Roma 2005 – Biblioteca Universitaria Alessandrino (Università lo Sapienza), Roma 2006 – Fondazione Mastroianni, Arpino 2006 ; “Leopordi’s Day”, Villa Celimontana, Roma 2006; “Rodiobox” – voci e immagini dei poeti dell’archivio della Biblioteca Alessandrino (Università lo Sapienza), 2006; “La poesia femminile italiana”, Saletto del Cenacolo in Parlamento, Roma 2008; “L’isola dei poeti”, Isola Tiberina Roma 20 l l; “Poesia visiva” Cosenza 20 l l ; “La Poesiamanifesta, L’Aquila 2012; “Giornata mondiale della poesia”, Pescara 2013.