Stefano Vitale «tra il Tutto e il Niente»
Ritornare all’inizio della vita, con l’ultimo paragrafo del libro: la figura del padre. Il Piccolo requiem gli dice addio, fermando in istantanee toccanti le ultime battute della sua esistenza, faticose, tormentate, in un corpo consunto e ormai in procinto di venire meno. Sono pagine amare e coinvolgenti che però non scaturiscono unicamente dalla drammatica, fatale occasione, ma da un più profondo osservare l’esistenza in tutta la sua complessa dialettica fra esistere e scomparire, essere qui e contemporaneamente già un po’ «altrove». Tornando, infatti, all’inizio della raccolta leggiamo:
Segar via i rami secchi
d’una benjamina morente
è gesto necessario
un dolore innocente
sul finire del giorno.
Ma dall’estrema ferita
scorre un lattice scuro
che trattiene la mano
col suo morso colloso
la corteccia si sfalda:
è la vita che urla.
E ancora prima (al secondo movimento di Luce rubata):
Nasce la parola
nel dialogo coi morti
interrogare ostinato
di chi è vicino assente
e tocca al coraggio della paura
graffiare la tavola bianca
con parole pazienti
ragno in bilico sul filo d’una vena.
La vita splende, per poi urlare nel momento della fine (un urlo metaforico, che può esprimersi anche nelle forme ridotte, costrette alla sordina, di un’esistenza allo stremo), e la parola che paziente la ricostruisce nello strenuo esercizio della poesia.
La Natura non sta ferma
sempre muta si trasforma
ombra che si disfa in altra ombra,
luce che s’innerva in nuova luce.
Nella perpetua mobilità della Natura passa anche quel minuscolo, individuale agglomerato di cellule e sogni che è l’io, destinato a sorprendersi del proprio stesso esistere quando i suoi sensi lo rivelano alla coscienza, per un occasionale riflesso (cfr. anche Mi guardo nello specchio, e Trapasso, VIII.):
Miracolo della vita
è la percezione di sé
di colpo riflesso
nella vetrina d’un bar la mattina
perché ti sei visto e sentito
a te stesso sorpreso
nell’istante presente ora svanito
oltre il flusso arrogante del tempo
anche se, lo sai bene,
non servirà a niente.
Incerto è il nostro futuro, come del resto non pienamente sotto controllo rimane già fin d’ora quella che è «la misura di noi». E tuttavia io sono qui a comporre versi, e dunque esisto, e basta poco per rimanere una volta di più incantati dal meraviglioso spettacolo di ciò che accanto e insieme a me si staglia nella sua presenza, e per essere anche solo «rapiti dal canto/ di porte sbattute dal vento».
Intervengono così le quattro suggestive Variazioni di luce per voce sola, di cui la prima dice:
Luce dimenticata accesa
luce sprecata direbbe qualcuno
lume-lama che segna
lo sforzo del nostro apparire.
[…] dalla prefazione di Alessandro Fo
Il tempo di una rosa
quello di una vita
improvviso fiorire
lento disfarsi
nel profumo dell’erba
ricamato di luce
nell’istante del disastro
di petali precipitati
cercare la salvezza
nel taglio estremo
c’è il calore del corpo
dimora in cammino
verso l’altro capo delle cose.
Phanes
Hai mai pensato
al balbettìo arioso e nervoso
del tempo prima del mondo?
Dove si nasconde la sorpresa
di una danza sgangherata
nostalgia del sonno
da cui tutti noi veniamo ?
Battito d’ali e lingue
di serpenti accarezzano
il guscio dell’uovo d’argento
della vita-suono che s’invola
scivolando nell’ingorgo
del silenzio-luce
così come si andasse ad una festa
senza essere invitati.
Compensazione
Bello pensare che siamo di più
di quel che perdiamo,
di più di quel che per caso incontriamo.
Il silenzio talvolta protegge
altre volte la gioia ci sfugge
inseguendo ombre di nebbia
Nell’oscillare d fragili fili
sta il riposo che ancòra cerchiamo
riparo d’errore, ritaglio di luce.
Così si riparte da zero
più allegri e distratti e non importa
se l’ultimo tram è appena passato.
Ricordi palermitani
I.
Un tempo eravamo marrani
scaltri mercanti ignoti marinari.
Nessuno conosce meglio di noi
l’arte di vendere quel niente che siamo
come fosse la nuda bellezza
d’un mondo che intanto cade in rovina.
II.
Ho portato a spasso
il tuo sorriso in carrozza
dalla Stazione all’Acquasanta
la valigia odorava di treno e di mare
nel traballante scalpiccìo
degli zoccoli sul pavé
il vento ci lavava la faccia
dalla fatica del viaggio.
III.
Con mia madre
in punta di piedi la mattina
verso Monreale
su per corso Calatafimi
e San Martino delle Scale
sotto il cielo ancòra grigio
saliva il filobus
sussurrando alla strada
parole gommate
morbide scariche elettriche
di sorrisi non ancora smarriti.
A mia madre Maria Grazia
Dalla “Postfazione” di Alfredo Rienzi
L’ALTROVE DELLA PAROLA
In quest’ultima tappa del suo percorso poetico, Stefano Vitale prosegue l’insistita esplorazione del mondo e del proprio esserci, del divenire in esso e del nominarlo.
Il titolo, schietto e icastico al tempo stesso, confessa come l’azione di avvicinamento all’antinomico qui, l’assedio al centro, il pienamente dimorarsi in esso, restino ancora una volta, «sempre», vani o quantomeno provvisori e parziali. Per quanto inseguita, indagata, a volte subita, la strada verso la città perfetta non si lascia possedere fino in fondo, si oppone, così che un «altrove» (o una miriade di altrove) resti meta sconsolata e confine, ma per il poeta – che questa ricerca sa essere il suo compito – anche nuovo punto di partenza….
Stefano Vitale (1958), nato a Palermo, vive e lavora a Torino.
Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) la plaquette Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia), nel 2005 Viaggio in Sicilia (Libro Italiano, Ragusa) e Semplici Esseri (Manni Editore, Lecce). Per le Edizioni Joker ha pubblicato Le stagioni dell’istante (Prefazione di Mauro Ferrari, 2005) e La traversata della notte (Prefazione di Giorgio Luzzi , 2007). Quindi Il retro delle cose nel 2012 con Puntoacapo Edizioni (Prefazione di Gabriella Sica) e nel 2013 per PaolaGribaudoEditore la raccolta di poesie “Angeli” con illustrazioni di Albertina Bollati. Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) la raccolta di poesie Mal’amore no edito da SeNonOraQuando. Nel 2016 ha partecipato alla mostra del pittore Ezio Gribaudo La figura a nudo con una plaquette di 24 poesie pubblicate in mostra e nel catalogo. Nel 2017 ha pubblicato presso l’editore La Vita Felice la raccolta La saggezza degli ubriachi e nel 2019 Incerto confine (con illustrazioni di Albertina Bollati e prefazione di Vittorio Bo) per PaolaGribaudo Editore, Torino. Nel 2021 ha pubblicato Il colore dei gatti per Ventura Edizioni, 12 filastrocche per bambini, con illustrazioni di Albertina Bollati.
Le sue poesie ed i suoi libri hanno ricevuto riconoscimenti in numerosi premi, ed è presente in molte riviste, blog e antologie. Sue poesie tratte da La saggezza degli ubriachi e da Incerto confine sono tradotte in inglese sul Journal of Italian Translation (2019 e 2020) e sul sito Italian Poetry (2018). E’ presente in Ossigeno Nascente. Atlante dei poeti contemporanei sul portale di letteratura griseldaonline dell’Università di Bologna oltre che sul sito internazionale Italian Poetry diretto da Paolo Ruffilli.
Direttore Artistico dell’Associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica della Rai., giornalista pubblicista, scrive su www.ilgiornalaccio.net occupandosi delle rubriche critiche dei libri di saggistica e letteratura, curando la rubrica “Oggetti smarriti” dedicata alla poesia.