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Paola Cingolani

11 aprile 2024

La poesia risiede nel dialogo stesso, perché immediato e trasparente, emozionante, perché è vero.

La poesia è nell’essere genitore che sa cosa significa amare e accudire, la poesia è nell’attenzione alle piccole cose, nella osservazione/contemplazione della natura, è nella bellezza di uno scambio disinteressato nel quale le parole non sono solo “parole”, ma le si sente “scorrere come sangue nelle vene”.

(stralcio dalla prefazione di Maria Letizia Del Zompo)

                          

                 

“La verità è una dimensione parallela per ognuno di noi e si snoda oltre le convinzioni, segue le storie personali dei singoli, è fatta di tutto e – al contempo – di nulla.

La poesia, per me, resta la sola maniera con la quale tentare di avvicinare un po’ d’infinito.”

(Paola Cingolani – Autrice dei versi)

                                

                        

                       

I VERSI  DELLE  POESIE

                       

                          

I versi delle poesie

ci narrano la vita con i suoi paradossi

e ci parlano di tutti gli amori disperati

immaginari

impossibili

incompiuti

di tempi che non sono più in essere

consegnati al passato

derubati di futuro

clandestini

meschini

sofferti

attimi di contrabbando

o anche

asserviti

in cattività

schiavizzati

dai limiti che ci siamo imposti

dai finti problemi

dai pregiudizi.

 

***

I versi delle poesie

nascono dal dolore dell’esistenza

ci sgorgano di rado per la gioia

desiderata

agognata

sperata

voluta

quasi

vissuta solo con la mente.

                        

                     

                             

SILENZI  ELOQUENTI

Certi silenzi sono eloquenti

scorrono all’infinito

come fiumi in piena

da valle fino a foce

_ non contemplano rime

anzi sono poesie tristi _

rigonfi di parole e di detriti

nascondono infiniti rottami

di vecchi amori in frantumi

gettati via

così

ad inquinare quella purezza

che c’è stata

prima.

 

***

 

Le anime tracimano di detriti

_ sono estuari otturati

o sono delta intasati _

corrotte dal non detto

e anche

dal detto per colpo ferire

nel buio di notti cupe

senza alcuna luna.

 

CONTENERE  MOLTITUDINI

 

 

Contengo me stessa

che non è piccola cosa

è come contenere

senza saperlo

vastità

moltitudini

e l’Universo mondo

da scoprire

da imparare

da conoscere.

 

***

 

Scavo in me stessa

che non è piccola cosa

è come sgretolare

a mani nude

ghiacciai

iceberg

e l’Universo mondo

da capire

da scaldare

da abbracciare.

 

***

Cerco in me stessa

che non è piccola cosa

è come perdersi

restando fermi

immobili

marmorizzati

e l’Universo mondo

che si fa specchio

che mi racconta

che mi risponde.

 

 

LA  NIPOTE  DEL  MARE

 

 

Ho osservato la mia scogliera

sempre immobile

principio di stabilità assoluta

si staglia là

è equidistante

tanto da me

quanto dall’orizzonte.

 

***

Ho riflettuto molto a lungo

l’ho mirata e rimirata

anche se coperta d’onde

emerge dal mare

non si sposta

la vedo svettare

quasi a reclamarti dal cielo.

 

***

Di fronte a quella scogliera

come fosse casuale

sulle altre pietre

più bianche

più giovani

tra sabbia e acqua blu

viene anche mia figlia

e lei ti trova sempre

nel profondo

come me.

 

***

Per possedere mondi sommersi

qui dove ogni singolo scoglio

è stato un nostro approdo

e la nostra stessa vita

il più capace eri tu.

 

***

C’è l’Universo tutto

che alberga

ancora

in te.

 

***

Su quell’arenile

solido supporto

c’è l’ingegno di tua nipote

_ tu sai quanto ti cerca

per arginare l’erosione _

ma non certo della costa.

 

***

 

Dovrò ingegnarmi anche io

ché _ a dirtela così com’è _

sono sofferente

d’una smania

cronicizzata

dunque

rimango qui

sulla nostra riva

a pesare

come se

per muovere me

non possa bastare

neanche una draga.

                          
                    

CASOMAI  VEDO  DI  RINASCERE  SPESSO

 

 

Solo perché amo la compagnia

non significa ch’io sia una persona frivola

in compagnia _ semmai _ mi porto pure la solitudine

_ dovesse sentirsi sola lei _ non sia mai.

 

***

Solo perché amo la musica

non vuol dire che la mia vita sia facile

il controtempo _ semmai _ me lo fanno le difficoltà

_ dovessi sentirmi sola _ loro ci sono.

 

***

Solo perché amo sdrammatizzare

non significa che io non sia mai turbata

sorridendo _ semmai _ combatto molto  strenuamente

_ dovessi incrociare un’ostilità _ me la gioco.

 

***

Cerco come posso di andare avanti guardando al di là

non vuol dire che in altri modi non sappia agire

dignitosamente _ semmai _ oltrepasso le negatività.

 

***

Ogni momento nuovo è un regalo che ricevo dall’esistere

non significa che mi piaccia sempre tutto

né che io scelga e possa decidere da sola

vivendo _ semmai _ mi è fatto dono d’alcune opportunità.

 

***

Cerco solo di rinascere al meglio delle mie capacità

ma ogni singola volta

per riuscirci

io non m’accontento

se posso _ casomai _ vedo di replicarmi e rinascere più spesso.

                             
 

                                              

Paola Cingolani è nata a Porto Potenza Picena, ha 55 anni e scrive per amore di scrittura: nessuna velleità di pubblicare l’ha mai solleticata prima. Tuttavia si è cimentata con un blog come una sorta di laboratorio personale della parola, qualcosa che le è stato utile per crescere accumulando idee e scritti.
Oltre due anni fa ha pubblicato un romanzo epistolare con Amazon e si è fatta coadiuvare in quel progetto da un amico: il libro in oggetto era “Così ti scrivo – Cronache di un dialogo”  

La vera passione dell’autrice, però, è la poesia contemporanea italiana, quella dove non abbondano certamente versi melliflui, né si riscontrano racconti d’amore. Paola punta ad un concetto d’amore più ampio, universale, ricerca nell’introspezione risposte che potrebbero aiutare l’essere umano a guardare altrove, sublimando dolori e ampliando le poche gioie, tentando di dare a queste più ampio respiro e di curare le ferite dell’animo umano.
Complice la figlia Giulia, Paola ha deciso di tirare fuori i suoi versi e di mettersi alla prova senza più timori: “Giulia ha il potere di farmi dismettere i panni della madre perfetta e di trasformarmi in una persona felice, forte, capace di superare qualsiasi sfida”.

Paola Cingolani

28 giugno 2018

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Paola Cingolani ha la peculiarità di scrivere con forza e chiarezza il suo mondo interiore.
Nei suoi testi affiora l’autenticità di chi la poesia l’ha assimilata e amata, l’ha fatta propria e riversata nella scrittura come un retaggio di pensiero che tutto abbraccia.
Un “ermo colle” dal quale osserva tutto ciò che accade e lo trasforma in versi di grande impatto emotivo.
C’è un senso epico della vita, quasi una richiesta di spiegazione divina all’esistenza, pur sapendo che le domande non saranno evase.
Vive il suo essere donna e poeta con fierezza, con la consapevolezza di chi sa che, oltre la bellezza, esiste anche il lato oscuro in ogni cosa, ma lo disvela, trasformandolo in un lirismo vitale, privo di formalismi, essenziale nella sua espressività.
La sua poesia assomiglia talvolta a un dialogare tra più anime, menti che annotano sé stesse nella costante necessità di approfondire il senso della vita. E l’oltre.

                                                                                                                                         cb

                                 

         

 Basta: è tempo

Basta appena un gesto
solo un piccolo gesto
chè si eviti un guasto.

Ci vuole assai poco
un nonnulla _appena_
fà la differenza piena.

S’è il tutto a mancare
persino ogni senso
scade l’umana logica.

Basta: è tempo.

Non ho vuoti da rendere
né nulla da pretendere
senza volere inutile dare.

Non si vive stallando
sospesi
arresi
no, basta, è tutto finito
neppure conta chi ha capito.

Per fare la differenza
la realtà vuole
una minima sostanza.

Dal mondo all’io
– dall’io al mondo
è un viaggio
universale:
andata difficile
ritorno anche
ma da farsi.
È l’inversione
delle proporzioni
note
è altra grandezza
indefinita.

Essere umani
è discutere tutto
rivalutare le cose
sapersi reinventare
cercare – almeno
di guardarsi.
Essere umani
per scegliere
una strada
dopo l’altra

poi – camminare
senza le tracce.
Essere umani
è fregarsene
del tempo andato
scrutando oltre
ignorare – per scelta
verità vetuste.

Forse è vera solo la poesia
_smussa le parole modellandole_
proprio come i millenni fanno
con le pietre
o come il mare che erode le coste
e le scogliere
inesorabilmente
queste sono le mie spiagge
_ la nostra terra di mezzo_
c’’è ogni cosa
ci sono tutti gli elementi-
il tempo dona loro voci
a noi il compito d’ascoltarle
potendole decriptare
riuscendo a tradurle
“nell’esperanto dell’anima”

Fra Scilla e Cariddi

Soprav-vivendo
ho capitalizzato domande
ho osservato l’umanità
e cos’è l’uomo? mi sono chiesta
un essere miope
_ché non sempre vede_
un individuo dissociato
_ché deforma la realtà_
una persona schizofrenica
_ché un po’ odia e un po’ ama_

in bilico costante
fra bene e male
ambisce a passeggiare
_immune_
fra Scilla e Cariddi
e ancora si perde
dopo tempi biblici
il vate ha più ragione
d’ogni geolocalizzazione
l’umanità è impazzita
colta da frenesie
che illudono sulla vita
cresce la depressione
in proporzione
al calo di sopportazione
noi soprav-viviamo
d’istanti distanti e distinti
infiniti punti sulla retta spaziotemporale
bosoni e fotoni proiettati nell’universo mondo
con l’assurda pretesa
di mappare un destino ignoto e superiore
lìambizione induce al compromesso
ignobile _letale_
assoluta-mente non geniale
ci mancano le parole giuste
siamo ormai privi di tutto
e-le-menti stallano
senza più riferi-menti

L’assenza

L’assenza non manca: le devo piacere, non m’abbandona.
Non mi lascia mai – sì che la chiamano as-senza –
ma, onestamente, non saprei dire come si vive senza.
L’assenza è mancanza che non manca
e non mi è mai mancata nell’esistenza.
L’assenza, io, la posso analizzare – con precisione chirurgica –
così come la posso distintamente vedere e raccontare.
L’assenza ha pure il suo colore e infinite sfumature,
la posso disegnare: è viola, è come la mia faccia da sola.
Fra passato e presente riesco a declinarla con coerenza,
ridotta ai minimi termini resta una desinenza,
l’essenza dell’assenza – in relazione al tutto – resta il senza.
Mancai, è vero, da imperfetta mancavo, così pure manco e
– nella certezza dell’incerto futuro – mancherò.
Non m’è consolazione una futura as-senza in comunione
– non sarebbe più neanche assenza –
e, persino di lei, resterei senza.

Primi soffi di maestrale
Il maestrale sibila
gonfiando la schiuma delle onde.
Vecchie nasse strappate
sbattono sulla battigia
intanto la capitana cammina
fischiando in faccia al vento.
***
Strani tonfi e suoni buffi
come sugheri nell’acqua
provocano quello sciabordio.
A tratti s’odono appena
a tratti stridono forte
in un crescendo rossiniano.
***
La capitana continua
si porta le mani al viso
si scosta i capelli ricci
scruta l’orizzonte.
Sorride e respira a fondo
s’inebria di sale
se ne impregna la mente.
***
Qualche gabbiano la segue
restando a debita distanza
incuriosito e spaurito.

Se il vuoto
– che mi attraversa
su commissione –
potesse uccidere,
incarnerei il miracolo
della resurrezione.
Ma è la mancanza
il vero demone
dell’umanità,
la sola che
può affogare.
Quando ritorni tu
– che non sei

un eroe epico –
lo dovresti capire.

Apprendo di non esistere
– se non come fossi
il vuoto cosmico –
agli occhi di chi ha ricevuto
la mia considerazione
così m’adeguo.
Adesso risiedo nella distanza
e ancora vi risiederò domani.
Il niente è la punizione peggiore.
Annichilita dal nulla
mi sono spostata altrove.
Ch’io sia colpevole
involontariamente
di credito immeritato?
Può darsi – anzi – lo sono.
Lo ho ripreso
come lo avevo dato.

Dovrebbe esistere un deus ex machina
– farebbe molto comodo un lieto fine –
ma non c’è, così, volenti e dolenti, orfani
della divinità che ci libera dai mali amen,
saremmo anche tenuti a capire cos’è la vita.
Dovrebbero darci almeno le istruzioni per l’;uso
– sapremmo come organizzarci minimamente –
ma non ci sono, così, imbranati e convinti,
ci sforziamo di muoverci come gli autodidatti,
riusciamo a fare la cosa giusta quasi per caso,
sbagliamo da professionisti senza mai capirlo.
Forse – il mitico deus ex machina – sapeva già di noi
– non volendo essere anche lui dolente e perdente –
ci ha scartati a priori, per non confondersi affatto,
perchè l’umanità, un lieto fine, lo contaminerebbe.

Paola Cingolani dice di sé:
Sono nata e risiedo a Porto Potenza Picena. Amo la poesia, ho un blog con uno pseudonimo, sempre con uno pseudonimo ho vinto un concorso di poesia nazionale.
Col mio nome, invece, sono fiera di aver vinto #semprecaromifu (scelta di versi e immagini su Leopardi, promosso dall’Unesco).
Tengo una rubrica su @Libreriamo blog dove mi occupo di poesia.
In rete – su Twitter – ho lanciato tanti hashtag letterari e collezionato infinite tendenze.